Capitolo 15

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"and I know sorry ain't the cure
If I cross your mind just know I'm yours".

-My Everything,
Ariana Grande

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Osservo la strada che scorre fulminea dal finestrino

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Osservo la strada che scorre fulminea dal finestrino. Sono di nuovo nell'auto di Bruno, e siamo intenti a raggiungere una pizzeria, o comunque un posto in cui pranzare.

Non ci rivolgiamo la parola da quando abbiamo litigato in villa; e come se non bastasse, alcuni bambini hanno lanciato fortemente un pallone, rischiando di cogliere lo stomaco di Bruno. È riuscito a difendersi solo grazie al suo Stand, e credo che ora sia più incazzato di prima, dato che odia i bambini.

«Quindi: pizza o panino?» cerco di stemperare la tensione, di mettere un punto a questo silenzio assordante. Anche se, ormai, il mio stomaco è del tutto chiuso.

«Non lo so, quello che vuoi tu.»

«Se te lo sto chiedendo, significa che per me è indifferente.» gli faccio notare «E poi non ho fame.» ammetto. Il moro mi lancia uno sguardo veloce, sicuramente contrariato, prima di tornare ad osservare la strada. Rallenta alla vista di un semaforo rosso.

«Devi mangiare.» decreta, con una semplicità che mi disarma «E se non volessi?» la mia è una sfida palese. Bruno stringe il volante, e le nocche divengono bianche dallo sforzo «Certo che ti piace proprio farmi incazzare.» digrigna i denti, sospira pesantemente, e forse tenta di arginare l'ira, che funesta si espande in ogni anfratto del suo corpo. E non si accorge di quanto il mio, di corpo, reagisca a tutto questo, abbracciato dall'ardore maledetto del suo veleno.

È in grado di inebriare i miei sensi, e mi allontana pericolosamente dai miei propositi.

«Bruno, sono stanca. Decidi tu.» getto l'arma, mi libero di istinto e rabbia, e mi limito a rilassarmi per qualche istante sul sedile della sua auto «Non voglio litigare ancora, non ce la faccio.» ammetto, in un momento di puro sconforto.

E il giovane pare capirmi, tant'è che resta in silenzio. Vira con l'auto poco tempo più tardi, ed io chiudo gli occhi per alcuni minuti, che aumentano pedissequamente, perché ad un tratto qualcuno mi scuote.

«V, siamo arrivati.» la voce è dolce, oserei dire suadente. Sollevo le palpebre con lentezza, osservando l'ambiente che mi circonda.

Le iridi di Bruno appaiono dinanzi alle mie, in tutta la loro bellezza demoniaca.

«Dove siamo?» la domanda mi sorge spontanea.

«Sotto casa mia.» il moro lo ammette senza particolari problemi «Sei troppo stanca per andare in un posto pieno di gente.» resto interdetta, e mantengo un silenzio prolungato.

«Fidati di me.» quella di Bruno appare quasi come una supplica, una richiesta silenziosa di pace. Per questo annuisco.

Scelgo di fidarmi di lui, per la prima volta completamente. O forse ho sempre represso quell'infima parte del mio cuore che l'ha sempre fatto.

Black Swan [Bruno Bucciarati]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora