Capitolo 28

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"Boy, don't call me angel
You ain't got me right
Don't call me angel
You can't pay my price
Ain't from no Heaven
Yeah, you heard me right (yeah, you heard me)
Even though you know we fly (though you know we)
Don't call me angel."

-Don't Call Me Angel.

🌕

Ignoro completamente il contachilometri che continua a superare di gran lunga i limiti di velocità

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Ignoro completamente il contachilometri che continua a superare di gran lunga i limiti di velocità. La città sfreccia dinanzi ai miei occhi fulminea, tenendosi stretta i suoi ombrosi dettagli.

Il cuore scalpita nel petto, e le meningi stridono, fin quasi a ledere tra loro, in una morsa che non risparmia alcun dolore. Perché avverto d'improvviso la testa vorticare, o forse la vista appannarsi.

«Che cazzo.» Bruno digrigna i denti quando, in una stradina decisamente piccola, si crea una fila di auto. Sbuffo, e tento di sporgermi un po', nel vano tentativo di vedere fin dove arriva l'ingorgo.

«Cazzo, cazzo, cazzo!» il moro al mio fianco sbatte la mano sullo sterzo, prima di stringerlo con forza.

«Incazzarsi non serve a nulla.» commento dando voce ai miei pensieri, e senza riflettere sulle conseguenze, come al solito. Infatti Bruno si volta nella mia direzione «Guarda che il culo lo sto salvando a te! Black Swan è il posto in cui lavori, no?!» la sua ira m'investe in un attimo di puro smarrimento; e mi limito a rimanere in silenzio, cullata dal dolce canto degli inferi.

Ho una voragine a perturbarmi lo stomaco, un annuvolamento che quasi mi priva del respiro.

E sono preoccupata.

Talmente tanto, da avvertire uno squarcio nel petto, e l'ansia pervadere ogni sprazzo d'anima.

Non mi accadeva da troppo tempo, credo.

«Assafà a Maronn.» Bruno si lascia sfuggire il dialetto, ringraziando il cielo per essere usciti dal traffico.

Torna a premere l'acceleratore, e un attimo dopo stiamo sfrecciando ancora una volta superando i limiti di velocità.

«Tieniti forte.» mi avverte, e un attimo più tardi imbocca una curva a tutta velocità. Resto inerme, limitandomi a mantenermi al sedile. Le cintura non è mai troppo sicura, in casi simili.

E così giungiamo salvi -per ora- da Black Swan. Bruno parcheggia l'auto velocemente, e così ci affrettiamo a raggiungere il locale. Corro, nonostante i tacchi a spillo, ma improvvisamente vengo afferrata. Mi volto, e la figura di Bruno mi tranquillizza.

«Stasera non combatterai.» la serietà nel suo volto mi lascia interdetta per un attimo. Poi aggrotto le sopracciglia «Non mi interessa di quello che pensi, io voglio aiutarvi.» tento di divincolare il mio polso, ma la presa di Bruno si rivela piuttosto ferrea. Digrigno i denti.

Black Swan [Bruno Bucciarati]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora