Capitolo 39🔴

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"Al desiderio niente piace di più di ciò che non è lecito."

-Publilio Sirio

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«Dovremmo seguire le lezioni, lo sai?»

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«Dovremmo seguire le lezioni, lo sai?»

«Che te ne frega? Stiamo camminando ed è ora di pranzo. Prima delle tre non riusciremo a tornare all'università.» Bruno ghigna nella mia direzione, ed io mi arrendo alla basilare idea che avrà sempre una certa influenza sulla mia vita; un susseguirsi di correnti che non mi lasciano via di scampo.

Così resto in silenzio, e mi beo della visione di Mergellina, del mare. Ne osservo le sfumature, i luccichii e le ombre, e resto sempre incantata, come fosse la prima volta.

«Cosa vuoi mangiare?» Bruno mi distrae dai pensieri «Non lo so. La pizza?»

«Oppure?» storce un po' il naso «L'ho mangiata l'altro ieri.»

«Oh, allora che ne dici fast food?»

«Ottima idea.» il moro stringe la mia vita, probabilmente in un gesto istintivo; o forse no, chissà. E un calore persuasivo invade il mio corpo al solo pensiero.

Resto in silenzio per un po', cullata dal sole e dalla visione splendida del mare.

«Ti piace il mare?» Bruno richiama la mia attenzione. E lo osservo, captando le sue parole. Sorrido lievemente, coi ricordi di una bambina felice, completamente distaccata dal mondo esterno, dalle cattiverie e dalla malvagità.

Anche Bruno è stato un bambino; e sono certa che almeno per un certo periodo della sua vita sia stato felice. Sarei così curiosa di vederlo da piccolo.

«Amo il mare.» ammetto «Da bambina amavo trascorrere intere giornate sulla spiaggia, a giocare con i miei cugini.» rido in modo spontaneo «Salivo sempre sulle spalle di Federico e mi tuffavo all'indietro. Hai presente?»

«Be', devi aver avuto una bella infanzia.»

«Io si, moltissimo. Anche se gli altri bambini mi chiedevano spesso dove fosse mio padre. Ed io spiegavo loro che non lo conoscevo.» il sorriso che si forma sulle mie labbra è intriso di amarezza, stavolta «La tua com'è stata?» la domanda mi sorge spontanea, e per alcuni secondi dedico lo sguardo a Bruno, che resta in silenzio.

Ed io semplicemente attendo. Dev'essere un tasto dolente, per lui. Non voglio metterlo a disagio.

«La mia infanzia è stata felice.» la sua voce giunge senza preavviso, con una delicatezza che mi lascia perplessa. Bruno non ha mai utilizzato un tono così calmo, con me «Giocavo spesso con mio padre, soprattutto a calcio. Lui era tifoso sfegatato del Napoli. Ed io ugualmente.» sorride appena «Guardavamo sempre la partita insieme. E poi mi ha insegnato a giocare a carte, ad andare in bicicletta. Ricordo la prima caduta che presi. Mi feci malissimo al ginocchio.» scoppio a ridere nell'immaginare un piccolo Bruno in lacrime. E il moro inarca un sopracciglio «Mi stai prendendo in giro, per caso?» la sua ironia è quasi genuina «Oh no, lungi da me un atteggiamento simile!» rido ancora, divertita.

Black Swan [Bruno Bucciarati]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora