Capitolo 31

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"Gli uomini non cambiano
Prima parlano d'amore
E poi ti lasciano da sola
Gli uomini ti cambiano
E tu piangi mille notti di perché
Invece, gli uomini ti uccidono
E con gli amici vanno a ridere di te."

-Gli uomini non cambiano,
Mia Martini

🌕

Nella mia vita ho sempre avuto un equilibrio precario

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Nella mia vita ho sempre avuto un equilibrio precario.

Oscillo di continuo, a stento in piedi su un filo invisibile che da un momento all'altro potrebbe farmi precipitare dritta sul fondo, nei meandri segreti dell'inferno, in una morte atroce.

Eppure, finora, ho sempre mantenuto un profilo pulito, all'apparenza delicato e calmo, tanto da farmi sembrare, agli occhi di chiunque, non solo come la donna attraente e proibita di Black Swan, ma anche una giovane e dolce ragazza come tante, che insegue i suoi sogni, che si è posta degli obiettivi, ed è anche molto educata.

L'educazione è un carattere reale, che mi è sempre appartenuto.

Ma di sogni non ne posseggo più, e i miei obiettivi restano sbiaditi, posati in un angolo remoto della mia anima. Come una sorta di smarginatura. I contorni del mio corpo sono sbiaditi, e quelli della mia anima si apprestano a scomparire del tutto. Resto semplicemente in balia di un tempo anch'esso privo di bordi, indefinito.

L'unica cosa certa, che la mia mente custodisce con gelosia, sono i ricordi. Non sono mai sbiaditi, mai scomparsi, e il tempo è rimasto fermo ai singoli eventi, ai dettagli che costellano la mia mente come punti di luce ben definiti.

E attualmente ne avverto l'intermittenza fastidiosa, la cui dose di veleno aumenta ogni secondo che passa. Il tutto fomentato dai led della discoteca, dal chiacchiericcio generale, e dalla musica assordante.

Improvvisamente tutta la felicità è andata a scemare, precipitata al suolo in un tonfo dolente, che di sicuro sono l'unica ad aver percepito.

«Venere, non posso crederci.» la figura maschile si avvicina a me con una velocità inaspettata, che quasi mi priva del respiro. E la ragione mi urla di fuggire, svelta, di non voltarmi mai indietro, mentre il cervello ricostruisce fulmineo le immagini del mio passato, della mia adolescenza strappata, quell'innocenza ormai perduta.

«Come stai?» la sua domanda giunge delicata, come una carezza che nasconde il morso dolente del demonio. Ancora una volta resto in silenzio.

E lui mi sorride, mentre allunga una mano in direzione del mio viso. Istintivamente mi scanso, e trattengo il respiro «Non mi toccare.»

Decisa, forse lievemente tremante, ma ben ferma sul mio pensiero.

«Volevo solo darti una carezza, niente di più.» il ragazzo si gratta la nuca «Non pensavo di trovarti qui, stasera. Insomma, non sei mai stata tipo da discoteche.» il suo intento è quello di creare un discorso, una conversazione, e forse di ricucire un rapporto che fa acqua ovunque, coi bordi lesi, ormai sempre strappati. Conosco le sue movenze, gli sguardi da cane bastonato, e la ferocia che nasconde dietro quel viso pulito, candido, che farebbe innamorare qualsiasi persona.

Black Swan [Bruno Bucciarati]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora