Capitolo 12

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"Dolce è l'alba che illumina gli amanti."

-William Shakespeare

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Ho sempre pensato che la vita abbia in serbo qualcosa di importante per ognuno di noi, e che spesso le cose non puoi deciderle

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Ho sempre pensato che la vita abbia in serbo qualcosa di importante per ognuno di noi, e che spesso le cose non puoi deciderle. Gli eventi si susseguono in un arco temporale sempre veloce, inafferrabile, che scivola tra le dita fulmineo, senza lasciarti il tempo di riflettere, di osservare con un minimo di precisione ciò che hai d'innanzi agli occhi; un continuo susseguirsi di eventi, quindi, non solo fulmineo, ma spesso senza alcun senso, e colmo di ingiustizie. Tutta una questione di fortuna o sfortuna.

La felicità dura decisamente meno di un'uggiosa giornata di gennaio, questo è certo. Si tratta di un momento specifico, che dolcemente giunge senza preavviso, e che tutti -almeno una volta- abbiamo provato, mostrando interesse e piacevole sorpresa. Poi, bisogna anche imparare a distinguere le emozioni; e per me sta diventando un problema da non sottovalutare, in realtà. Non credo di essere quasi più in grado di rispondere positivamente agli stimoli della fortuna, probabilmente perché vira quasi sempre strada, quando si tratta di me. E non lo affermo certo per vittimismo. Semplicemente, ho imparato ad accettare la realtà che mi circonda, e che spesso mi soffoca, diventando la distesa di un mare in tempesta, che occupa totalmente i miei polmoni; ed è cosa risaputa che annaspare nel mezzo dell'oceano non serve a niente. La morte è dietro l'angolo dell'ennesima onda violenta, che t'investe e uccide senza rimorso.

Però io sono stata brava. Perché da quell'onda ho imparato ad estrarre il veleno, e di quello mi sono nutrita, giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza; ad oggi ho l'anima talmente annerita, da non saper più riconoscere la felicità e gustarne il dolce sapore. Vedo e mi nutro dell'amarezza oscura, mescolata alla giusta lussuria per ottenere ciò che mi serve. Mai nessun favore senza un tornaconto personale.

Femme Fatal, così mi definiscono.

«Venere!» la voce di mia madre giunge forte, e istintivamente mi volto nella sua direzione «Dimmi.» le rispondo in maniera distratta, e automaticamente scuote il capo «Pensavi ai debiti che dobbiamo ripagare?» sorride appena, in un'ironia delicata, che cela male una verità con la quale entrambe conviviamo da molto tempo «In verità no.» tento di sviare l'argomento «Stavo pensando di andare a prendere un caffè.»

«E con quali soldi?» la donna mi lancia uno sguardo veloce, tornando poi ad osservare la strada d'innanzi a lei. Siamo in auto, e abbiamo appena terminato di fare la spesa.

«Con i miei.»

«Vin, no, lo sai che non voglio.» si impone nel tono di voce, ed io roteo gli occhi al cielo «Mamma, non capisco cosa ti preoccupa. Per me non esistono soldi "miei" o "tuoi". Sono soldi nostri.»

«Non accetto che mia figlia mi offra il caffè. Mi sento una...» sospira lentamente, e le dita stringono maggiormente il volante, in uno sfogo nervoso. Mi volto nella sua direzione, girando il busto «Mamma, non dire che sei una fallita perché mi incazzo. Fai molti sacrifici per portare avanti le spese di casa, e sai quanto ti voglio bene.» mi impongo anch'io, stavolta, con sicurezza.

Black Swan [Bruno Bucciarati]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora