capitolo 32-Il crollo delle montagne

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Innamorarsi...Provare amore...Essere innamorati, sono montagne che viste da lontano potrebbero sembrarci ugualmente perfette, insormontabili e tanto belle quanto pericolose, creano paesaggi stupendi, rendono il cielo più completo, meno solo, sembra come se la terra le avesse create per protendersi verso il cielo, per avvicinarsi al cielo, per poterlo toccare. Ma cosa succede quando crollano? Quando le loro indistruttibili cime iniziano a crollare? Magari con le valanghe di neve, magari per gli anni che passano, magari per le condizioni climatiche non favoreli, iniziano a crollare e il cielo verso cui erano protese inizia pian piano ad allontanarsi. Puntare in alto, essere così vicini e poi...il crollo.

L'amore non si differenzia molto da questa concezione, non per Jungkook almeno, talmente vicino da ignorare ogni avvertimento.

Non doveva farlo, non doveva lasciare che Taehyung entrasse nella sua vita fino a quel punto, fino a divorargli la coscienza, l'anima, il cuore...adesso il crollo avrebbe fatto molto più male per entrambi.

Era egoista forse, tremendamente egoista, ma che poteva farci? Avrebbe dato la sua vita per la famiglia, era il suo scopo principale, era andato a Seoul per aiutarli e aveva perso ogni principio innamorandosi di chi non poteva avere.
Non poteva avere Taehyung. Era troppo per Jungkook, aveva fatto così tanto per lui e non si meritava di stare con qualcuno con tutti questi problemi.

Ma perchè ci stava così male?

«Stai bene Koo? Non hai proferito parola per tutto il volo di ritorno» chiese apprensivo Taehyung mentre caricavano le valigie nel bagagliaio del taxi.

Se aveva pensato di dirglielo? Bé, sì. Ma poi aveva anche pensato al suo rinunciare a dei giorni di lavoro per lui, all'essersi preso in carica il costo dei biglietti aereo, dell'aver donato il sangue a suo padre.
Era diventato tutto troppo, non poteva continuare a dargli così tanto. Jungkook si sentiva...inutile.

«Sto bene, mi manca la mia famiglia» disse solo entrando all'interno del Taxi.

Taehyung era confuso. Dopo quella giornata in ospedale erano tornati a casa e Jungkook si era solo preoccupato affinchè mangiasse qualcosa dopo la donazione. Dopodichè non aveva più proferito parola. Non una carezza...non un bacio...un abbraccio...e durante la notte aveva tenuto le distanze con scuse superflue come l'avere caldo, l'essere troppo stanco.

Taehyung aveva annuito, gli aveva lasciato i suoi spazi. Poi appena verificato si fosse addormentato lo aveva attirato a sè e inglobato nel suo abbraccio addormentandosi così. Non riusciva a tenerlo distante, non capiva come lui ci riuscisse.

Il giorno dopo si era reso conto che il più piccolo fosse già in piedi, non era più nel letto, non era più tra le sue braccia. Si era alzato e l'aveva trovato a preparare la colazione per lui. Il moro però l'aveva già fatta da solo e si stava accingendo a recuperare le sue cose da riportare a Seoul.

Taehyung era confuso. Ripensava ad ogni minuto precedente e non comprendeva l'allontamento improvviso di Jungkook. Adesso però, con quella frase, qualcosa iniziava a percepirla.

«Se volevi rimanere a Busan ancora per un po' potevi restarci» affermò chiudendo il suo stesso sportello e posizionandosi al fianco del moro «te l'ho detto, bastava modificare la data dei biglietti e-»

«Tra tre giorni abbiamo la presentazione, ho da lavorare, non lavori soltanto tu» rispose gelido

«Non ho mai detto questo Kook»

«Ah no? Sembra invece di sì, hai detto ai miei "Io devo tornare per lavoro"» imitò la sua voce sarcasticamente «Come se io non lavorassi»

«Jungkook smettila, non ho mai detto questo!»

EVERYTHING WILL BE OKAY-vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora