capitolo 34-Un posto sicuro o una prigione?

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Taehyung amava l’ordine…in tutto quello che faceva, in ogni angolo della sua vita, lui bramava l’ordine. Era una delle poche cose impartite da suo padre che aveva scelto di non sopprimere, gli piaceva. Gli piaceva vedere la sua scrivania ordinata mentre lavorava, gli piaceva sapere che i quadri o le foto appese in casa sua fossero maniacalmante dritte e in proporzione, gli piaceva l’ordine consequenziale nelle cose, una volta smise di leggere un libro per un semplice errore di stampa che lui notò perfettamente nelle pagine, era un libro di cinquecento pagine, che ne contava in realtà cinquecento e uno perchè due di queste riportavano lo stesso numero “127” l’una dopo l’altra. Almeno non l’aveva buttato…l’aveva regalato a Jimin per il suo compleanno l’anno precedente perché non era riuscito a comprargli altro visto che quel ragazzo possedeva già tutto essendo il fidanzato di un noto artista coreano.

Taehyung amava le cose semplici, la natura, i colori, l’amore…tutti elementi che non hanno ordine è vero, ma che trasmettono pace e donano stupore. Come i colori primari che mischiandosi ne producono uno totalmente nuovo, come una pianta nuova che ha origine da due piante differenti e come l’arrivo inaspettato di una persona che può cambiare tutto da un momento all’altro e sconvolgere l’ordine di ogni cosa.

Taehyung amava l’ordine sì, ma amava anche essere sorpreso e l’aveva capito solo di recente. Ora bramava il disordine di Jungkook, stravedeva all’idea di essere totalmente stravolto dalla sua purezza ed esuberanza e, anche se quel ragazzo creava disordine nella sua vita, adorava che fosse lui a scombussolare ogni cosa.

Questo però, quando le cose andavano bene. Quando lo rendeva preoccupato, quando spariva, quando diceva di essersi ammalato per poi spegnere il cellulare allontanandolo bruscamente creava troppo disordine, un disordine che Taehyung non era in grado di gestire da solo.

Quel giorno continuava imperterrito a scrivergli messaggi, messaggi che a quanto pare non avrebbe ricevuto. Era preoccupato e gli mancava.

Si…Aveva ragione nel dire che avevano passato molti giorni insieme e che quindi ora era il momento di lavorare ma Taehyung non riusciva a far finta di nulla, sarebbe corso da lui subito dopo aver cacciato suo padre dall’ufficio. Gli mancava, sentiva la sua mancanza e, diamine, come si giustifica questo? Come si giustifica un sentimento così forte, così inspiegabile? Perchè doveva giustificarlo? Gli mancava, aveva bisogno di lui, lo voleva con lui.

E ora Jungkook lo allontanava…Lo avvertiva di avere la febbre e di dover lavorare e lui odiava l’immagine di Jungkook ammalato che si sforzava per lavorare e rimaneva da solo. Lui non voleva che Jungkook fosse da solo perchè se provava lo stesso che sentiva anche lui allora non voleva sentisse questo peso.

Guardò per un attimo il suo computer e vide la presentazione sullo schermo. Lui l’aveva finita poco prima di partire per Busan…era pronta, bisognava solo apporre le ultime modifiche ma era sicuro del suo progetto e si sentiva felice. Sarebbe andata bene in qualsiasi modo.

Se avesse vinto il progetto sarebbe stato molto contento, d’altronde sarebbe stato il primo grosso lavoro che avrebbe portato a termine in modo vincente da CEO dell’azienda e lo avrebbe reso orgoglioso indubbiamente. Ma non poteva negare di avere grandi aspettative per Jungkook. Credeva in lui e sapeva che ce l’avrebbe fatta. In ogni caso sarebbe stato felice, pronto ad alzarsi e a festeggiare per la persona a cui iniziava a tenere più di qualsiasi altra al mondo.

Chiuse il progetto e rimase per un po’ ad osservare lo sfondo del suo portatile…Era una foto di Jungkook al mare, sulla spiaggia, nel loro posto preferito nel mondo. Gli mancava e voleva vederlo, magari portarlo proprio lì e stava giusto per prendere il telefono e scriverglielo, consapevole che non avrebbe letto per il momento, quando Litz bussò un paio di volte e al consenso preso, entrò nell’ufficio.

EVERYTHING WILL BE OKAY-vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora