Flashback

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Flashback
Nathan
Il sole fuori dalla finestra proietta un riflesso dorato nella stanza d'ospedale, illuminando la figura pallida di mia madre. Sono seduto accanto al letto, osservando con tristezza il volto ormai segnato dalla malattia.
Si é ammalata gravemente di tumore, la sua salute peggiora giorno dopo giorno.
Cerco di prendermi cura di lei con amore e dedizione.
«Nathan, mio caro, non preoccuparti per me. Starò bene.» dice mia madre con debolezza
«Mamma, sei tutto per me.» dico trattenendo le lacrime
«Sei forte, Nathan. Devi essere forte anche per Yasmin.» dice accarezzandomi
«Lo sarò, mamma. Ma... non voglio perderti.»
«La vita è fatta di addii, tesoro. Ma il nostro amore sarà sempre con te.» dice mentre una lacrima le riga il viso
«Non so come farò senza di te, mamma.»
«Sarai sempre il mio ragazzo coraggioso. Non dimenticare mai quanto ti amo.»
«Ti amo, mamma. Sempre.»

10 giorni dopo
Il profumo dell'ospedale, un miscuglio di disinfettante e deodorante, impregna l'aria mentre tengo la mano fragile di mia madre. Il battito del cuore è debole, come un sottile sussurro nel silenzio della stanza.
«Nathan, amore mio dolce, è arrivato il momento di dire addio.» dice tremante
«Mamma, per favore... non andartene.»
«Devo andare, tesoro. Ma sarai sempre nel mio cuore.»
Le mie lacrime iniziano a scorrere mentre sento il cuore di mamma madre rallentare.
«Promettimi che sarai forte. Che ti prenderai cura di Yasmin e di te stesso.»
«Te lo prometto.» dico con il cuore in gola.
Mi sorride debolmente e chiude gli occhi, lasciandomi con il vuoto acuto della perdita. Sento il peso della tristezza sul petto mentre stringo ancora la mano di mia madre.
"Mamma, ti prego svegliati. Mamma» dico urlando e muovendola. Inizio a piangere a dirotto «Ti amo mamma.Non dimenticherò mai tutto ciò che hai fatto per noi."
Le mie lacrime cadono silenziosamente sulla mano di mia madre, come gocce di pioggia che annunciano la fine di un temporale. Il suono monotono dei monitor dell'ospedale, quasi un lamento in sottofondo, accentua la tristezza che avvolge la stanza.
Quando i nonni e Yasmin entrano nella stanza, portano con sé un'atmosfera di conforto e dolore, sento un brivido corrermi lungo la schiena. Mi alzo con un sorriso afflitto per accoglierli. I nonni, con occhi lucidi e voci tremanti, si avvicinano al letto di mamma, stringendo le mie mani e quelle di Yasmin con affetto.
«Siamo qui per voi. Siamo qui per darvi tutto quello che possiamo,» disse nonna, cercando di trattenere le lacrime.
Nel frattempo, un'ombra oscura attraversa la porta dell'ospedale, annunciando l'arrivo di mio padre. Lo osservo entrare, il volto rigido di dolore e rimpianto. L'atmosfera si fa tesa all'istante, come se il peso delle nostre parole potesse spezzare il silenzio.
«Sei arrivato troppo tardi»dico con voce fredda, il mio sguardo puntato dritto negli occhi di mio padre. «Sei in ritardo di anni a dire la verità. Non ci sei stato quando é stata male, non ci sei stato nei suoi giorni peggiori. Non ci sei stato perché sei stato un pezzo di merda. Hai preferito ubriacarti e buttare via la tua vita e quella della tua famiglia. Hai preferito rendere i giorni che dovevano essere pace per lei uno schifo, ha passato una vita di merda accanto a te. Ci hai abbandonati senza nessun rimpianto, e dopo di te ci ha ben pensato la malattia a distruggerla. Mamma è morta da sola, senza la tua presenza, perché sei stato tu ad abbandonarla. Quindi si, sei in ritardo di anni. Sparisci» dico con freddezza
«Lo so, Nathan. Mi dispiace,»mormora, guardandomi con rimorso, ma le parole sembrano vuote nell'aria carica di tensione.
Yasmin si avvicina, le lacrime ancora presenti sulle guance. «È troppo tardi, papà. Non c'è più spazio per te qui» dice con voce ferma, il suo dolore trasformato in determinazione.
I nonni, osservando la scena con cuori pesanti e occhi tristi.
«Dovete essere uniti in questo momento di dolore, anche vostro padre sta soffrendo. É qui per voi»dice nonno, cercando di calmare me e Yas.
«Non c'è più niente da dire, non c'è niente da fare, doveva soffrire quando ha deciso di lasciarci non ora che mamma non c'è più. Ora non serve più a niente il suo rimorso.» dico con voce tremante. «È troppo tardi per rimediare.»
Mio padre, abbattuto, esce dalla stanza, lasciando dietro di sé un vuoto che nessuna parola avrebbe mai potuto colmare. Mi sento sollevato eppure vuoto allo stesso tempo, il peso dell'assenza di papà si unisce al dolore per la perdita di mamma.

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