GIADA"Pericolo.."
In molti dicono che la felicità è una questione soggettiva, ma io pensavo semplicemente che la felicità fosse quando si ritorna a casa propria dopo tanto tempo.
O magari quando si torna da una persona, che ti fa sentire a casa.Infatti quello che mi aveva resa felice era stato ritornare a Brooklyn dopo anni di sacrifici e di tristezza, con un sogno tra le mani e la possibilità di viverlo.
Mi osservai attorno nell'aeroporto e con calma mi diressi verso l'uscita, dopo aver recuperato i miei bagagli dalla stiva.
Presi il mio cellulare dalla tasca della felpa e rilessi l'indirizzo della mia nuova casa; mi sarei dovuta arrangiare per trovarla.
Mi sarebbe convenuto prendere un taxi, altrimenti avrei rischiato di perdermi e non ci tenevo molto.
Difatti non esitai e chiamai il numero di una compagnia di taxi e l'operatore mi rispose che il mio mezzo sarebbe arrivato a breve.
A New York in generale erano rarissimi i bus, era pieno di metropolitane sotterranee e di taxi. In più, quella zona era lontana dalla mia città, ricordavo di esserci stata poche volte, giusto per prendere l'aereo e intraprendere dei viaggi tanto tempo prima.Ero stata qui anche per trasferirmi in Inghilterra..
La questione interessante è che l'America è estremamente ampia e anche New York. Quante probabilità c'erano che il carcere dove era rinchiuso quel Warui fosse proprio nella città in cui ero cresciuta da piccola?
A quanto pare il destino aveva fatto centro.Il taxi arrivò velocemente e io sistemai le valigie all'interno del bagagliaio, dicendo la via della mia nuova casa all'autista, che iniziò a guidare silenziosamente.
Osservai fuori dal finestrino mentre la radio della macchina riproduceva una canzone jazz inglese.
Aria di casa.Presto dai prati e dai campi pieni di ortaggi si passò ai grandi palazzi della metropoli, che riflettevano la luce del sole splendente.
Quanto mi era mancata la mia città.Il suono del mio vecchio cellulare mi risvegliò dai miei pensieri, come al solito talmente fitti da riuscire ad estraniarmi dalla realtà.
«Pronto?» risposi al telefono.
«Ciao tesoro, sei arrivata?» chiese la voce familiare e dolce della mamma.
Quanto avrei voluto che fosse stata qua con me, in quel momento.
Sarei voluta tornare a casa insieme a lei, invece ero da sola. Ma almeno ero felice.«Sì, sana e salva. Tu?»
La mamma stette in silenzio per un po', cosa che mi fece dubitare per un istante delle mie azioni.
Avevo fatto davvero bene a lasciarla?«Non potrei essere più che felice, mi hanno persino dato il permesso di arredare la camera come meglio voglio.» disse, emozionata.
«È fantastico mamma, sono davvero felice per te.» affermai, sorridendo.
E anche sospirando di sollievo mentalmente. Non volevo che lei stesse male in un nuovo posto per colpa mia, non l'avrei mai permesso.«Sai, hanno anche un giardino e mi porteranno tutti i giorni con la sedia a rotelle, in più avrò modo anche di socializzare con le altre persone della struttura, grazie alle aree comuni.» spiegò, sempre più felice e solare.
«Non so cosa dire,» sussurrai, condividendo il suo entusiasmo, «finalmente mamma. Finalmente riuscirai a riprendere in mano la tua vita.» mormorai. Dopo tanto tempo i miei sforzi erano finalmente serviti a qualcosa.
Io e la mamma parlammo per un po', fino a quando un'infermiera entrò nella sua stanza e le disse che era arrivata l'ora di pranzo.
Pensare che in America in quel momento erano le otto del mattino.

STAI LEGGENDO
CHAOS
RomanceQuando tutto stava andando a rotoli nella vita di Giada, la protagonista di questa storia, un'occasione la sorprese. Ella ha sempre avuto come obiettivo quello di salvare la propria madre, affetta da una malattia molto grave, una malattia che richi...