CAPITOLO TRENTADUE

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GIADA

"Chiudi gli occhi e fai sogni d'oro.
Magari lì sarà tutto come hai sempre voluto."
~Céline

«Beh Giada, direi di partire con il mio regalo.» Disse mio padre, porgendomi un piccolo pacchetto incartato di rosa.

Gli sorrisi cordialmente, staccandomi dal contatto con Riftan per dare un bacio sulla guancia a Johnathan, che lo lasciò senza parole.

Io sarei per sempre rimasta la bambina con dei grandi sogni, che vedeva il proprio padre come un supereroe, che desiderava avere nuovamente un buon rapporto con lui, che desiderava perdonarlo.
Nonostante il mio orgoglio mi impedisse di farlo.

Avevo sofferto anni per la sua mancanza, mi ero fatta il culo per salvare mia madre senza avere notizie di lui..quando avrebbe potuto semplicemente dirmi subito tutta la verità.

Forse l'avrei compreso, a malincuore, ma l'avrei compreso.

Avevo sempre odiato rimanere all'oscuro di questioni importanti.
Odiavo i segreti.

Sempre sorridendo iniziai a scartare la carta lentamente, godendomi il momento. Sembrava per davvero di essere tornata ai vecchi tempi.

Ma nonostante ciò sapevo che non era vero.
La mia infanzia ormai era passata e non era di certo stata magnifica.

Continuando a sorridere sotto gli sguardi curiosi di tutti, strappai la carta e aprii la scatolina che prima era impacchettata.

Quello che c'era al suo interno mi fece aggrottare le sopracciglia, confusa.

«Papà?», presi le chiavi all'interno della scatola e le osservai, confusa.

«Beh, adesso non hai più Mules, no? Devi pur trovare il modo di viaggiare tra le strade di New York.» Affermò mio padre, sorridendomi fiero.

Mi stava dicendo che mi aveva appena regalato una fottuta macchina?

«..Mi hai appena regalato una macchina o sbaglio?» continuai ad osservarlo sbigottita, mentre lui annuì.

Non avevo mai adorato i regali sfarzosi, a me era sempre piaciuta la semplicità e il pensiero.
«Non posso accettare questo regalo..», mormorai, consapevole di non aver fatto dei regali così costosi e importanti.

«Mi è sempre piaciuto viziarti un po', accetta questo regalo, prendilo come altre mie scuse.» Scherzò l'uomo biondo, facendomi sbuffare.

Pensava che io veramente volessi dei regali per perdonarlo? A me sarebbero bastati dei semplici gesti d'affetto ma questo lui sembrava non comprenderlo.

«Grazie.»
«Se poi vorrai vederla è parcheggiata qua dietro.» Disse, fiero del suo stesso regalo.

Passammo del tempo a scambiarci dei piccoli regali tra me e i miei genitori.
Io e Riftan non ci eravamo dati niente, avrei aspettato quella sera per mostrargli il regalo che gli avevo fatto. Non sapevo quanto l'avrebbe potuto apprezzare, non conoscevo molto bene i suoi gusti a livello di regali.

«Ma chérie.» Mia madre dopo qualche minuto si schiarì la voce, attirando la mia attenzione su di lei.

La donna si avvicinò verso di me con il rumore dei suoi tacchi alti che mi incantava.
La sua figura slanciata e i lunghi capelli mi fecero sorridere, riconoscendo finalmente la donna elegante che avevo davanti a me.

«Non avrei mai pensato di farti un regalo del genere ma per me è una questione molto significativa, anche perché ci voglio mettere definitivamente una pietra sopra.» Iniziò a spiegare, prendendomi le mani tra le sue e facendomi aggrottare le sopracciglia.

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