CAPITOLO VENTINOVE

481 23 2
                                        


GIADA

"Esiste una rabbia che non ha niente
a che fare con la cattiveria.
È il ruggito di chi sta
difendendo la propria fragilità."
~Orianna Fallaci

Entrai nel bagno personale di Uriel e girai la manopola della grande vasca nel centro della stanza ampia ed elegante.
Mentre la vasca si riempiva d'acqua io mi spogliai dei miei vestiti, sciogliendomi i capelli e mettendo troppo del suo bagnoschiuma nell'acqua limpida, che fece tante bollicine, facendomi sorridere.
Lo facevo sempre quando ero piccola.

Mi immersi nell'acqua calda e immediatamente i miei muscoli si rilassarono.
Mi ci voleva un bel bagno, avevo sempre bisogno di riflettere in silenzio su quello che stava succedendo.

In quel momento dovevo pensare a quello che era successo a me e Uriel.
A quello che stava succedendo tra i Warui fuori da quella casa, solo per colpa mia.

Volevano il mio potere o volevano semplicemente uccidermi?
Probabilmente entrambe le cose, infatti dovevo stare molto attenta perché conoscendo i loro esperimenti mi sarei potuta aspettare di tutto.

Invece per quanto riguardava l'uomo che mi perseguitava..beh, non sapevo esattamente cosa dire.

Non solo aveva rapito il mio cuore, ma aveva preso tutta me stessa.

«Angelo..vai a farti un bagno e non mi inviti neanche?», la porta in legno si spalancò e io sussultai.
Uriel entrò nella stanza e fortunatamente ero coperta dalle bolle di sapone.

Parli del diavolo e spuntano le corna.

«Sai, è educazione bussare.» Sbuffai, immergendo i capelli nell'acqua e cercando di non arrossire.
«Educazione? Si mangia?» Ridacchiò, chiudendo la porta e appoggiandosi ad essa, fissandomi intensamente e scrutando ogni mia singola mossa.

Io roteai gli occhi.

«Vuoi stare fermo lì a fissarmi mentre mi lavo?», mi lamentai, continuando a guardare il suo ghigno.

«Mhh..proposta allettante..ma preferirei fare un'altra cosa», affermò, scandendo la parola "cosa".
«Cosa?»

Il ragazzo continuò a ghignare, avvicinandosi a me e levandosi la giacca.

«Che ne pensi di un bagno insieme?», domandò con un tono che mi fece rabbrividire.
Cristo, la sua voce.
Io deglutii mentre lui si levò la cravatta con un gesto deciso e si slacciò i bottoni della camicia lentamente.
Uriel si spogliò dei suoi ultimi vestiti e per non dargliela vinta mi voltai dall'altra parte, cercando di prendere dei grandi respiri.

Odiavo quelle cazzo di farfalle nello stomaco.

Non mi voltai finché non sentii l'acqua muoversi e rischiare di uscire dal bordo della vasca.

Sentii delle nocche sbucciate posarsi sul mio viso e successivamente delle dita, che mi fecero girare il volto permettendomi di vedere quello che avevo davanti.

Il ragazzo aveva i capelli ancora perfettamente ordinati, leggermente scoloriti dalla tinta rossa, ma che ovviamente gli stavano divinamente.
Sarebbe stato bene con qualsiasi tipo di pettinatura, sarebbe stato bene con qualsiasi cosa visto con i miei occhi.

Parlando di occhi e di sguardo, i suoi erano ancora verdi, brillanti e molto chiari, socchiusi nel guardarmi.
Il suo ghigno ovviamente era sempre presente e a quella vicinanza riuscivo a sentire la sua fragranza che mi inondava completamente.
Invece per quanto riguardava il suo corpo era completamente immerso nell'acqua, anche se le nostre gambe si scontravano.

CHAOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora