CAPITOLO QUATTRO

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GIADA

"Lascia che il tuo cuore
ti dica dove andare
e la tua mente come arrivarci."
~Antonia Gravina

Se c'era qualcosa che detestavo con tutto il mio cuore..quel qualcosa erano proprio i laser.

In molti possono presupporre che siccome si vedono spesso nei film possano essere in qualche modo meno spaventosi e pericolosi.
Ma non è così, assolutamente.

I laser possono essere finti, per fare solamente paura.
I laser possono far scoppiare un allarme, come quelli che spesso sono in negozi importanti come le banche.
Ma..i laser possono anche essere mortali.

E tu non saprai mai quando possono ucciderti o semplicemente farti un graffietto, oppure lasciarti illeso.

Era questo quello che detestavo dei laser, non sapevo mai se potevo osare, non sapevo se potevo permettermi di sbagliare.

Anche se gli errori per me erano del tutto considerati come veri e propri fallimenti e quindi perdite irreparabili.

Smisi di pensare troppo e presi un grande respiro, dovevo riflettere e capire come poter andare avanti, verso la porta troppo lontana e inaccessibile.

La stanza in cui ero era completamente illuminata da delle luci fredde che la facevano risultare ancora più immensa. Ai lati del soffitto c'erano delle telecamere, segno che mi stavano già osservando.
Inoltre, installati a metà di ogni parete alta c'erano diversi monitor tecnologici e su ognuno di essi c'erano scritte in digitale delle lettere probabilmente messe a caso.

Compresi immediatamente lo scopo di questo test; uno di quei display, componendo una parola specifica e mettendo in ordine le lettere, sarebbe riuscito a disinnescare i laser.

Se fossi riuscita a disattivare quegli ultimi avrei avuto più possibilità di uscire da lì e comprare la tuta, quella maledetta tuta che mi avrebbe permesso di finire la missione di prova.

Guardai il mio orologio da polso e notai che erano già le otto del mattino, il tempo scorreva dannatamente veloce e io non potevo più aspettare, non potevo più esitare o pensare. Dovevo agire.

Dovevo avvicinarmi ai monitor, ma da dove avrei potuto iniziare?

Non potevo camminare normalmente, non potevo saltare e non potevo avanzare stando attaccata al muro, era proprio dai muri che spuntavano quei laser di merda.

Sospirai e mi sdraiai per terra, maledicendo mio padre in tutte le lingue che conoscevo.
Strisciare come un maledetto verme era l'unico modo per andare avanti senza venir colpita dai laser.
Dopo tempo a strisciare e a ripetere mentalmente tutti i modi più dolorosi che conoscevo per torturare un uomo, finalmente mi ritrovai al centro della stanza.

Mi fermai, prendendomi qualche secondo per osservare attentamente tutti i monitor, uno per uno.
Erano tutti diversi, nessuno aveva delle lettere uguali, alcuni avevano delle parole già formate e altri avevano delle sillabe digitate probabilmente a caso, o almeno, speravo.

Mi ritrovai in un labirinto di parole da cui non avrei probabilmente trovato alcuna uscita. Ma non potevo perdere, perciò feci una delle cose che mi veniva meglio; pensai, riflettei.

Capii in poco tempo come sarei dovuta andare avanti; avrei dovuto usare la parola "RESTORE".
Il problema era che avrei dovuto capire dove.

Contai tutti i monitor e confermai che erano trenta, andare da tutti mi avrebbe portato via troppo tempo.
Dovevo comporre una parola da sette lettere, dovevo escludere quelle con più lettere oppure con meno lettere. Ne esclusi solamente sette.

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