CAPITOLO TREDICI

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GIADA

"Al desiderio niente piace di più
di ciò che non è lecito."
~Publilio Siro

«Pensavo avessimo risolto e invece..sono di nuovo qua..» ridacchiò Uriel alzando gli occhi al cielo, osservandosi intorno e muovendo leggermente i polsi legati al muro con delle catene.

«Se ti decidessi a parlare non ci sarebbe più questo problema.» Ribattei io, sedendomi sulla poltrona davanti a lui e iniziando con noia a pulire una pistola con un fazzoletto di stoffa.

«In questo modo non dirò niente.»
«Cosa ti costa dirmi come ti chiami?»
«Se non voglio dirlo c'è un motivo, agente

«Allora spiegami questo dannato motivo e facciamola finita, non ti romperei più il cazzo con delle domande e ti lascerei marcire in cella fino alla tua morte.»

«Magari voglio solo le tue attenzioni..»

«Quindi mi stai dicendo che non stai rispondendo a tutte le mie domande perché vuoi le mie fottutissime attenzioni?» alzai un sopracciglio, facendolo ridacchiare.

«Nah, semplicemente non voglio rispondere.»

«Giuro che ti prenderei a pugni se solo non ti piacesse.»

Lui ridacchiò ancora e poi fissò nuovamente la mia mano, ghignando e posando il suo sguardo dritto nei miei occhi.

«Riconosco quelle ferite sulle nocche, hai preso a pugni un muro?»
«Non ti dirò niente finché tu non parlerai.» Incrociai le braccia al petto, sistemando la pistola nella fondina della mia cintura.

«Come sei testarda, Giada. Cosa ci guadagneresti a sapere il mio nome?»

«Prima di tutto sarebbe un grande un punto al mio orgoglio e poi potrei andarmene da qui più in fretta.» Mi lasciai sfuggire, pentendomi immediatamente di averlo detto. Avrei potuto avergli fornito un pezzo di un puzzle che raffigurava perfettamente la vera me.

E ero certa che ormai era da tempo che lui stava cercando di mettere in ordine quei pezzi.

«Andartene da qui?» alzò un sopracciglio.
«Già. Ho un contratto da un anno ma ho fatto un patto con la polizia e mi hanno detto che se fossi riuscita ad ottenere informazioni su di te mi avrebbero offerto un altro contratto in una prigione dove pagano molto di più.» Formulai una scusa alla velocità della luce, cercando di non destare sospetti.

«Un patto con la polizia..»
«Già.»

«Chi sei per davvero, Giada Dillon

Avrei voluto rispondergli che a dir la verità nemmeno io sapevo più chi ero, dopo aver scoperto dell'esistenza dei Warui.

«Potrei farti la stessa domanda, Uriel.» Decisi di rispondere in modo criptico.
Mi aveva detto che riusciva a capire quando mentivo e mentendo riguardo a quello che sarei dovuta essere mi avrebbe portata a commettere un grave errore.

In quello che avevo raccontato c'era un minimo di veritiero; scoprire il suo nome sarebbe stato un ottimo punto e avrei finito la missione più in fretta e quindi sarei potuta andarmene.

Inoltre, avevo per davvero un contratto da un anno e "la polizia" erano in realtà le spie che invece di offrirmi un contratto mi avrebbero offerto un succulento aumento di stipendio.

«Mhh..c'è qualcosa che non mi convince, angelo. Stai mentendo?»

«Ti ho già detto di non chiamarmi in quel modo e comunque chissà. Se tu non mi dici niente io non sono sicura che ti confesserò la verità.» Affermai, facendolo sbuffare.
«Sei veramente una cazzo di bambina testarda,» alzò gli occhi al cielo, mordicchiandosi il labbro inferiore.

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