CAPITOLO VENTOTTO

517 23 6
                                    


GIADA

"Non ho paura di niente,
ma una cosa effettivamente mi spaventa;
che lei possa andarsene dalla mia vita per lasciarmi di nuovo da solo
con la mia stessa ombra."
~Uriel

Mi risvegliai con la testa dolorante e le palpebre pesanti, mi doleva tutto il corpo, tutti i muscoli, come se fossi stata investita da un dannato camion.

Alzai lo sguardo e notai che sdraiato vicino a me avevo Uriel girato di schiena, completamente nudo.
Anche io ero completamente nuda.

Notai anche un altro dettaglio; la sua schiena era ricoperta di graffi, graffi che gli avevo afflitto per tutto quello che mi aveva fatto provare.

Non mi ricordavo molto bene tutto ciò che era successo, ma sapevo che era stata la notte più intensa della mia vita.

Continuai ad osservare il ragazzo e dal suo respiro pesante intuii stesse dormendo, perciò lentamente mi alzai, continuando a sentire dolore ovunque.

Quando toccai terra le mie gambe tremarono e fui costretta ad appoggiarmi su un mobile della camera dai colori scuri.
Che diamine..

A passo svelto andai nel bagno, che riprendeva esattamente i colori scuri della camera di Uriel.
La stanza aveva le pareti grigie e i mobili del neri e dallo stile antico, mentre il letto king-size era coperto da un copriletto rosso e le lenzuola erano nere.

Ah, non riuscivo a non pensare a ciò che era successo su quel letto..

Mi osservai allo specchio e per poco non gridai dalla sorpresa.

Il mio collo era un disastro.
I miei polsi erano segnati dai segni della cintura e le mie natiche avevano i marchi delle sue mani.
Voleva decisamente far notare che nessuno oltre a lui aveva il diritto di marcarmi o ferirmi, come aveva fatto Zayn.

Mi sfiorai un succhiotto sul collo e chiusi gli occhi dal lieve dolore che mi provocò quel tocco.
Come potevo coprire tutti quei segni?

Sospirando mi feci una coda legando i capelli arruffati.

Non potevo andare in giro nuda.

Mi guardai intorno e vidi che fortunatamente c'era una maglietta nera per terra, dell'uomo.

Afferrai l'indumento e lo indossai, per poi tornare silenziosamente in camera.

Vidi che Uriel si era svegliato ed era seduto sul letto, appoggiato alla testiera con le braccia incrociate al petto e con il cellulare in mano.
Avevo la completa visuale dei suoi addominali, infatti presi un grande respiro quando li vidi e notai che mi stava fissando. Mi osservò con un ghigno e io rischiai di sciogliermi.

«Ti sei svegliato.» Deglutii, avvicinandomi a lui.

«Devo ammettere che ti sta bene la mia maglietta.» Mi sorrise ammaliante, posando il telefono ed ignorando completamente la mia affermazione.

Io scossi la testa e non potei fare a meno di sorridere.

Mi sedetti sul letto vicino a lui e lo guardai, notando con sollievo che i suoi occhi da rossi erano tornati ad essere verdi.

«Mi hai lasciato segni ovunque», mi mordicchiai il labbro inferiore, guardandolo male e facendogli scrollare le spalle.

«Per farti perdonare andiamo a comprare i regali di Natale.» Provai di nuovo ad insistere con quella storia.

A breve sarebbe stato Natale e noi saremmo andati in Inghilterra per festeggiarlo con mia madre.
Inoltre ci sarebbe stato anche il mio compleanno qualche giorno dopo e io volevo divertirmi.

CHAOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora