Jelena POVApro la porta del bagno con un gesto rapido, la richiudo dietro di me e mi lascio scivolare contro la parete. Chiudo gli occhi e cerco di controllare il mio respiro, ma è più difficile di quanto pensassi. Non posso crollare, non adesso. Non posso permettere che lui continui a farmi del male. Non lo merito, non da lui, non dal ragazzo a cui ho dato il mio cuore.
Se Ashton fosse qui, se mi vedesse in queste condizioni, sarebbe deluso. Sono certa che, ovunque lui sia in questo momento, si stia vergognando di me.
Inizio flashback
Entro in macchina, lasciando alle spalle la clinica che finalmente mi ha dimessa. Ma prima di tornare a casa, c'è qualcosa che devo fare. O meglio, qualcuno da andare a trovare. Sento il bisogno impellente di correre da lui. Non posso stare tranquilla finché non l'avrò abbracciato un'ultima volta.
"Ashton, amore mio, sto arrivando."
"Papà," lo richiamo mentre esce dal parcheggio. "Portami da lui."
Lui annuisce, comprendendo subito a chi mi riferisco.
Desidero più di ogni altra cosa poter parlare con Ashton un'ultima volta, poter affrontare tutto ciò che non ci siamo mai detti. Lui non potrà rispondermi, ma io so che mi sentirà.
"Amore, siamo arrivati," mi avvisa papà, notando che non mi sono resa conto di quanto tempo sia passato.
"Sei sicura di farcela?" mi chiede, la preoccupazione nei suoi occhi.
Negli occhi mi si fanno pesanti le lacrime, e scuoto la testa, incapace di rispondere.
"Non credo di potercela fare," sussurro, ma poi, con forza, aggiungo: "Ma ho bisogno di farlo."
Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano e cerco di calmarmi.
"Ti aspetto qui," dice papà, dandomi un bacio sulla tempia. Con un respiro profondo, mi convinco a scendere dalla macchina e a dirigermi verso l'ingresso dell'ospedale.
Mi avvicino alla reception, dove una donna di mezza età mi sorride gentilmente.
"Mi dica, signorina."
"Sono qui per Ashton Marshall," pronuncio il suo nome completo, e la mia voce si spezza un po' al suono di quelle parole.
"La stanza 208, secondo piano," risponde la receptionist con un sorriso, indicandomi la direzione.
La stanza 208 è a pochi passi da me, ma la porta è socchiusa. Nonostante ciò, il mio battito accelera e mi fermo un attimo a raccogliere le forze. Dio solo sa cosa sto provando in quel momento.
Entro nella stanza a testa bassa, il peso delle colpe che mi porto dentro mi rende incapace di guardarlo. Lo so, in fondo al cuore, che è tutta colpa mia. Se quella notte avessi fatto più attenzione, se solo avessi visto cosa stava succedendo, Ashton sarebbe qui, e io non sarei sola.
Alzo gli occhi, e quando vedo Ashton, sdraiato su quel misero lettino bianco, il mio cuore quasi si ferma. Il suo volto è sereno, rilassato. Il suo battito cardiaco è regolare, il suo respiro è calmo. Sembra finalmente in pace, e in quel momento mi crollano tutte le difese.
"Amore mio..." singhiozzo, stringendo la sua mano. Poi la porto alle labbra e ci poso un leggero bacio.
"Devo dirti tante cose..." parlo come se mi stesse ascoltando, come se potesse sentirmi. E so che lo fa. Avvicino la sedia al letto e mi siedo, senza mai staccare la sua mano.
"Ashton, mi manchi come l'aria. Niente è più lo stesso da quando non sei con me. Tutto è cambiato. Io sono cambiata. Ma niente al mondo cambierà mai quello che provo per te. Hai capito? Non dimenticarlo mai, ovunque tu sia. Tu sei tu, e nessuno per me sarà mai come te. Sei stato il primo a vedere sia la parte migliore che la peggiore di me, eppure hai scelto di restare, di amarmi. Sei stato il primo a vedermi brillare di felicità. Mi hai fatto promettere che non avrei mai dimenticato il tuo profumo, anche se fossi stato lontano. Ora capisco perché mi hai regalato il tuo ultimo flacone, anche se a te piaceva tanto. Ma io ti prometto, ovunque sia la tua anima, il mio amore arriverà fino a lì."
Faccio una pausa e guardo il suo viso, come se aspettassi che mi rispondesse.
"Una leggenda greca dice che ognuno di noi porta dentro di sé un miracolo e che la vita non è altro che un viaggio alla ricerca di chi possa riceverlo. Siamo il miracolo di qualcuno, la sua luce in fondo al tunnel. Siamo la soluzione, la speranza. E io non sapevo di aver bisogno di luce finché non ti ho incontrato. Tu sei la mia luce. Dovrò imparare a convivere con la tua assenza, ma non ci riesco ancora. Il mio cuore non trova pace. Sei stato un capitolo della mia vita, ma non sarai mai l'ultimo. Ti porterò sempre con me, ma devo imparare che sei stato, e che ora non sei più."
Faccio un grosso respiro e continuo.
"Ho conosciuto un ragazzo che mi rende felice, come riuscivi a fare tu. Si chiama Asher, e a volte penso che vi assomigliate molto. Riesce a farmi sentire tranquilla, anche se litighiamo spesso. In questo siete diversi. Tu eri sempre così paziente, sapevi cosa dire per calmarmi. Asher non sarà mai come te, e nessuno lo sarà. Ma sono certa che sei stato tu a volerlo nella mia vita. Hai fatto in modo che i nostri destini si scontrassero. È un ragazzo speciale, anche se non lo sa ancora. Forse mi sto innamorando di nuovo. Spero che riuscirà ad amarmi almeno la metà di quanto mi hai amato tu. So che sarà così."
Mi fermo un momento, come per raccogliere tutte le parole che voglio dirgli.
"Ora è arrivato il momento di dirci addio, per sempre." Sento il cuore fermarsi. Lascio la sua mano e mi alzo, asciugando le lacrime che scivolano giù.
Prima di varcare la soglia, mi giro un'ultima volta verso di lui. "Ti amo."
Fine flashback
"Gigi, stai bene?" La voce preoccupata di Madison mi sveglia dai miei pensieri. La sua faccia è distorta dalla preoccupazione, ma cerco di rasserenarla, abbozzando un sorriso, e asciugandomi le lacrime.
"È tutto ok, Mads. Non preoccuparti. È la tua festa, pensa solo a divertirti." Stringo le sue mani con le mie, cercando di farle capire che va tutto bene, anche se dentro di me c'è solo il caos.

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Believe
RomanceDue anime opposte, destinate a scontrarsi o a completarsi? Luce e buio, angelo e diavolo: Gigi e Asher sembrano tutto ciò che il destino non avrebbe mai dovuto incrociare. Eppure, forse, gli opposti non si respingono. Forse, si attraggono. Gigi Mika...