Start of the game 37.2

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Jelena POV

Appena io e Jace varchiamo la soglia di casa, l'atmosfera si carica di tensione. Sono tutti lì, seduti nel soggiorno, ad aspettarci con lo sguardo puntato su di noi come se avessero aspettato il nostro ritorno per ore.

Madison è la prima a parlare. Ha le braccia incrociate e il sopracciglio sollevato in quel modo che mi fa sempre sentire sotto interrogatorio. "Allora?" chiede, con un tono che non lascia spazio a scuse. "Cosa voleva tua nonna?"

Il mio sguardo incrocia quello di Jace per un istante. Nessuno dei due vuole essere il primo a parlare. Sappiamo entrambi che se raccontassimo la verità—se dicessimo che i nostri nonni vogliono adottarci e portarci via da qui—gli equilibri si spezzerebbero. Le loro reazioni sarebbero troppo imprevedibili.

Così, mi costringo a sorridere e mi scrollo le spalle con apparente leggerezza. "Oh, niente di che. Le solite cose... come va la scuola, come stiamo... tutto qui."

Jace annuisce accanto a me. "Già, volevano solo sapere se ci troviamo bene qui."

Maya socchiude gli occhi, palesemente sospettosa. "Mh. Vi vedete per la prima volta e tutto quello che hanno da dirvi è 'come va la scuola'?"

Nate si sporge in avanti sul divano, le dita intrecciate tra loro. "Vi conosco troppo bene per non accorgermi che state omettendo qualcosa."

Joshua, invece, cerca di smorzare la tensione. "Dai, se fosse successo qualcosa di importante, ce lo direbbero... no?"

Il mio cuore batte forte, ma non lascio trapelare nulla. Mi limito a ridere piano, come se l'idea stessa fosse assurda. "Ma certo! Ora possiamo per favore parlare di altro?"

Madison ci fissa ancora per un momento, poi sospira, come se sapesse che non riuscirà a cavarci fuori nulla. "Okay, ma se state nascondendo qualcosa, lo scopriremo. Fidatevi."

Jace ride, fingendo di essere sollevato. "Siete peggio dell'FBI."

L'argomento viene lasciato cadere, e la conversazione si sposta su cose più leggere. Eppure, anche mentre ridiamo e scherziamo, sento dentro di me quel peso opprimente. I nostri nonni vogliono portarci via da qui. Via da questa casa, da questi amici, dalla mia vita. E questa idea la odio ma allo stesso tempo vorrei solo andarmene da qui.

Il pensiero mi scuote così tanto che quasi non mi accorgo del telefono che vibra accanto a me. Lo afferro distrattamente, senza aspettarmi nulla di speciale. Poi, quando leggo il nome sullo schermo, il mio respiro si blocca per un secondo.

Thomas: "Ehi, Gigi. Ti andrebbe di uscire a cena una di queste sere?"

Resto immobile, fissando il messaggio. Thomas. Il ragazzo del bar. Il ragazzo con il sorriso affascinante e lo sguardo che sembra sempre nascondere qualcosa.

Non me lo aspettavo.

"Oh mio Dio," mormoro senza rendermene conto.

Madison e Maya si girano all'istante. "Cosa?" chiede Madison, già allerta.

Esito un attimo, poi mostro loro il telefono. In meno di due secondi, sono entrambe addosso a me, leggendo il messaggio sopra la mia spalla.

Maya soffoca un gridolino eccitato. "Cosa stai aspettando?! Devi dire di sì!"
I ragazzi ci guardano male ma non fanno domande e continuano a giocare a uno stupido gioco sulla Play Station

Madison mi guarda con un sorrisetto malizioso. "E non provare a negarlo, perché si vede che un po' ti piace."

Mi mordo il labbro, incerta. Il mio cuore appartiene ancora ad Asher. Lo so, lo sento in ogni parte di me. Ma lui non c'è. E Thomas... Thomas è qui, ora.

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