Trust again 17.2

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Jelena POV

"Mi puoi spiegare perché Ashton è così importante?" chiede Asher, corrugando la fronte in modo nervoso, mentre dietro di lui appaiono i suoi amici: Logan, Demi, James e Kylie.

"Non sono cazzi tuoi. Non intrometterti nella mia vita," rispondo asciugando le poche lacrime ribelli e ripetendo le sue stesse parole. Se io non posso sapere determinate cose, neanche lui ha il diritto di farle.

"Perché vuole spiegazioni su Ashton? C'è qualcosa che non so?" domanda Joshua, dubbioso, assottigliando gli occhi.

"Assolutamente no. Noi non siamo niente e mai lo saremo," rispondo senza un briciolo di umanità. Non posso stare con una persona che non si fida di me, e di cui io non mi fido, perché fondamentalmente non so nulla di lui e non ho più voglia di scoprirlo.

Punto i miei occhi su quelli di Asher, che sono scuri dalla rabbia. Ha la mascella serrata e i pugni chiusi, ma non mi interessa se è arrabbiato, deluso o ferito. Da oggi, penso solo a me.

"Vado dentro, ho discussioni a cui dare priorità," dico a entrambi i ragazzi con cui ho discusso. Mi hanno deluso tanto, soprattutto Joshua.

Da Asher me lo aspettavo. Ho sempre saputo che tra noi non poteva funzionare. Ma con Joshua ho un rapporto fraterno, e non mi sarei mai aspettata che nominasse Ashton.

Senza aspettare risposta da nessuno dei due, gli volto le spalle e cammino verso l'entrata del Palace Hotel, dove dentro c'è l'uomo che si fa chiamare "papà", ma è tutto tranne che quello.

Un padre si prende le proprie responsabilità e insegna ai propri figli come vivere, passo dopo passo.

Appena varco la porta, lo cerco con lo sguardo in tutta la lussuosa sala. Appena lo intravedo, mi avvio verso di lui, che sta avendo una discussione accesa con una donna.

"Marcus," richiamo la sua attenzione, ricevendo un'occhiataccia. Non gli piace essere chiamato per nome, ma da me può aspettarsi solo questo. E mi deve anche ringraziare che gli rivolgo la parola, dopo tutto.

"Jelena, non ora, sono impegnato," dice, indicando la donna al suo fianco.

"Tu sei Jelena?" mi chiede la signora, cercando di sembrare amorevole, ma ha già sbagliato a chiamarmi con il mio nome intero. L'unico che ha il diritto di farlo è Marcus.

"Per te sono Gigi, e tu dovresti essere la donna che si è fatta mettere incinta da Marcus," deduco velenosa come non mai, mentre la squadro da capo a piedi, soffermandomi sul ventre evidente.

"Jelena, scusati immediatamente, o non metterai più piede oltre il giardino di casa," mi minaccia l'uomo in giacca e cravatta, puntandomi il dito contro.

"Marcus, tranquillo, è tutto a posto. Gigi, ti va di parlare con me in un posto più appartato? In questa sala ci sono troppi sguardi indiscreti," propone la donna, con i lineamenti dolci, poggiando una mano sul pancione.

Annuisco e sul suo viso appare un sorriso dolce. Mi fa cenno di andare e velocemente mi prende la mano, portandomi fuori dal Palace.

"Se posso, vorrei sapere perché sei così contraria a questa nuova famiglia," dice, sedendosi sulle gradinate senza preoccuparsi del giudizio delle persone che avrebbero potuto vederla e giudicarla. In queste serate bisogna mantenere un certo tipo di atteggiamento, e devo ammettere che mi piace questo suo poco interesse per il giudizio altrui.

Ripeto le sue azioni e mi siedo al suo fianco, ammiccando un mezzo sorriso.

Non è male.

"Marcus non c'è mai stato per noi. Ci ha sempre condannati come quelli che hanno ucciso Healey, mia madre, e proprio per questo non ha mai tenuto rispetto per il suo ruolo paterno. Odio il fatto che ora voglia prendersi responsabilità con altre persone che non siamo io e mio fratello, perché ciò mi dà la conferma di non essere abbastanza," spiego, cercando di trattenere le lacrime, mentre lei mi accarezza una spalla.

"Non pensare queste cose. Tuo padre ti vuole bene e vuole prendersi anche le tue responsabilità. Forse è un po' tardi, ma cerca di apprezzarlo per provarci," dice la donna dagli occhi azzurri, difendendo il padre del bambino che ha in grembo. Spero per lui che non debba affrontare tutto quello che abbiamo passato io e mio fratello.

"Non vorrei essere invadente, ma posso chiederti perché ti fai chiamare con il tuo nome intero solo da Marcus?" domanda insicura, come se avesse capito che la sua domanda è un po' troppo confidenziale.

"Prima che io nascessi, mia madre era indecisa su tre nomi: Jelena, Noura e Blair. Durante la gravidanza diceva sempre che prima avrebbe voluto vedermi il volto e poi avrebbe deciso il nome. Non avendo avuto la possibilità di farlo, mio padre decise che avrei avuto tutti i nomi che lei amava tanto. Quando ero molto piccola, mio fratello iniziò a chiamarmi 'Gigi', e da quel momento diventò il mio nome. Nessuno saprà mai cosa avrebbe scelto mia madre, quindi per il resto del mondo io sono Gigi," spiego sotto il suo sguardo attento e interessato.

"Mi piacerebbe molto che un giorno tu mi vedessi come una figura materna. So di non poter competere con tua madre, ma se avrai bisogno, sappi che su di me potrai contare sempre," dice abbracciandomi, mentre io rimango spiazzata. Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere, e per la prima volta sento che c'è una speranza per la mia famiglia.

Le uniche figure materne, o almeno più vicine a un ruolo materno, sono state le madri dei miei amici e Dorota, la domestica. Anche se per me non è una semplice domestica. Quando ero più piccola e mi ammalavo, dormivo sempre nel lettone con lei e Jace, oppure mi ricordo di quel Natale che io e mio fratello abbiamo passato soli con lei, perché Marcus era impegnato da tutt'altra parte. Dorota c'è sempre stata per noi.

"Sapete già il sesso del bambino?" domando, staccandomi da lei e puntando nuovamente gli occhi sul suo ventre.

"Domani ho la visita dal ginecologo. Se ti fa piacere, puoi venire con noi," propone in modo nervoso, come se avesse timore della mia risposta.

Lo squillo del mio telefono mi distrae dalla conversazione con la donna di cui ancora non so il nome. Giro il display e leggo il nome della persona che mi ha mandato un messaggio:

Asher <3

"Parto col dirti che mi dispiace, ho sbagliato a cercare di tagliarti fuori dalla mia vita, ma sappi che l'ho fatto solo per il tuo bene. Ci sono cose che, se solo sapessi, non mi guarderesti nemmeno in faccia. Ma credimi, se ti dico che senza di te non so più stare. Sei diventata la mia ancora di salvataggio, e solo il pensiero di perderti mi mette angoscia. Se vorrai darmi un'altra possibilità, vieni a casa mia e giuro che ti racconterò tutto quello che vorrai sapere."

"Io ora dovrei andare, ma ti prometto che domani verrò," dico, alzandomi dal gradino e pulendo velocemente l'abito lungo.

"Vuoi che ti accompagni?" propone, tirando fuori delle chiavi di una BMW dalla borsetta.

Busso alla porta mentre la sudorazione delle mie mani aumenta. Ho ansia e non so nemmeno il motivo.

Asher spalanca la porta e, appena i suoi occhi incontrano i miei, non riesco a trattenere un sorriso.

"Mi dispiace tanto, Asher, ho esagerato," mi scuso prima che possa aprire bocca.

"Entra," dice scuotendo la testa divertito, notando quanto sono imbranata e incoerente.

Si scansa per farmi entrare, e passandogli accanto, entro dentro casa.

"Ti devo chiedere scusa, Gigi. Ho sempre cercato di nasconderti tutti i lati oscuri della mia vita, per paura di deluderti o di essere giudicato," dice accarezzandomi una guancia, mentre chiudo gli occhi, beandomi del suo tocco.

"Ti fidi di me?" domando, aprendo gli occhi e puntandoli contro i suoi, che annuisce alla mia domanda.

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