Don't do this to me 18

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Jelena POV

"Raccontami dei tuoi genitori," dico con una voce speranzosa, certa che questa volta Asher si aprirà davvero con me. Dopo tutto quello che abbiamo passato, sarebbe importante che anche lui condividesse qualcosa di personale.

Per me significherebbe tanto. Io, anche se a fatica, mi sono aperta su cose dolorose del mio passato con lui.

"Scordatelo," risponde, allontanandosi da me e cominciando a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza, passandosi le mani tra i capelli.

"Tu non ti fiderai mai di me," mormoro, con la voce spezzata, cercando di mantenere il controllo, anche se mi ero promessa di non piangere.

"Tu raccontami di Ashton," risponde, alzando il tono, quasi come se non volesse che si notasse quanto quella domanda lo facesse sentire vulnerabile. Ma non mi importa se urla, non mi ferirà più di quanto lo abbia già fatto quella frase.

Ashton. È stata una pugnalata al cuore sentire quel nome.

Flashback

L'uomo che gli ha sparato fa qualche passo indietro prima di scappare, ma non mi importa. Non posso lasciare Ashton.

Jace, comprendendo che non mi sarei mossa, corre per fermarlo e fargli pagare i suoi crimini.

Abbasso lo sguardo sul corpo di Ashton che tengo tra le braccia, il suo respiro affannoso e il sangue che macchia i miei vestiti. Per un attimo, penso che il mio cuore si fermi.

"Ashton, ti prego... io senza di te non posso vivere," urlo, cercando di tenerlo sveglio, di fargli sentire che non è solo, mentre l'angoscia mi sta distruggendo. "Ce la farai, amore mio. Sei forte," sussurra con un respiro affannoso, prendendo la mia mano e baciandola. Ma so che le sue parole sono sempre più lontane.

"Ashton, cazzo... guardami! Non chiudere gli occhi, per favore. Ti prego, non andare via!" Lo imploro tra singhiozzi, ma lui mi guarda per l'ultima volta, prima di chiudere gli occhi, lasciandomi con un dolore lancinante.

"Ti amo, Gigi," dice, la sua voce si fa sempre più debole. E poi... non risponde più.

Urlo con tutta la forza che ho, scuotendolo, ma non si muove più. Il mio cuore è un pugno di dolore e rabbia. Non posso perdere anche lui. Non posso.

"Signorina, si deve allontanare. Dobbiamo soccorrere il ragazzo," mi dicono alcuni uomini in divisa, mentre cerco di non staccarmi da Ashton.

Jace cerca di fermarmi, ma io mi dimeno, gridando, cercando di tornare da lui. Mi sento travolta, ma non è abbastanza. Quando finalmente vedo l'ambulanza allontanarsi con Ashton, il mio cuore crolla. Non posso permettere che mi portino via.

Fine Flashback

"A-sher, mi sento male," balbetto, mentre ricordi troppo dolorosi riaffiorano come un fiume in piena.

Asher si precipita verso di me, preoccupato. Prima che possa cadere, mi afferra e mi solleva, come se fossi fragile, ma il mio corpo è stremato. I miei occhi si fanno sempre più pesanti.

_____

Asher POV

"Mi manca tanto," mormora sul mio petto, con gli occhi chiusi.

"Chi ti manca tanto?" chiedo, cercando di capire cosa sta realmente accadendo dentro di lei, mentre saliamo le scale verso la mia stanza. È stata una giornata lunga per lei, piena di emozioni travolgenti.

La adagio delicatamente sotto le lenzuola, coprendo il suo corpo con le coperte e sedendomi al suo fianco, accarezzandole il viso. Il suo profilo è sereno, ma sento che dentro di lei c'è ancora un tumulto.

"Ashton," sussurra, talmente piano che per un momento credo di aver sentito male.

Non so chi sia Ashton, ma vedendo come cambia ogni volta che lo nomina, capisco che lui ha avuto un ruolo fondamentale nella sua vita, forse un ruolo che io non potrò mai eguagliare.

Avrei voluto non spingerla a parlarne, ma mi sentivo intrappolato. Ho reagito nel modo sbagliato, non avrei dovuto chiedere di Ashton. So che ho commesso un errore. Mi scuso con lei per aver toccato un tasto così delicato.

Mi sdraio accanto a lei, tirandola più vicino a me, accarezzandole i lunghi capelli morbidi. Nonostante il caos emotivo, spero che sia venuta fin qui per darmi una seconda possibilità. Ma temo che, quando scoprirà tutto di me, scapperà via. Sento che sto rischiando molto, ma non posso tornare indietro.

Mi rendo conto che, dopo tanto tempo, sto iniziando a provare emozioni vere. Eppure, sento che la mia vita è complicata, e le cose che dovrò rivelarle potrebbero distruggere ogni cosa tra di noi.

Mi scuso con lei, ma so che questo è un passo che devo fare.

Assorto nei miei pensieri, non mi accorgo che lei si è svegliata e mi sta guardando, confusa.

"Come stai?" chiedo, preoccupato, mentre le poso una mano sulla fronte per controllare la febbre. Le sue guance sono rosse, ma mi rassicura.

"Mi sento un po' stordita, ma sto bene," risponde, allontanando la mia mano dal suo viso. Non voglio forzarla a parlare, ma la sua risposta mi fa capire che la situazione è delicata.

"Mi dispiace per prima," dico, sollevandomi per guardarla meglio. "Non sapevo che fosse un argomento così doloroso."

"Già, non dovevi nemmeno nominare Ashton. Non sai nulla di lui," mi risponde con freddezza, irrigidendosi. Le sue parole mi colpiscono più di quanto voglia ammettere.

"Beh, appunto. Perché non mi dici allora perché ogni volta che qualcuno nomina Ashton, il tuo comportamento cambia così drasticamente?" chiedo, cercando di capire.

"Non sono affari tuoi, e non mi va di parlarne," mi blocca, e il mio respiro diventa più pesante.

Non posso continuare a forzarla a parlare, ma il mio nervosismo cresce. "Va bene," rispondo, cercando di mantenere la calma. "Non ti forzerò, ma cerca di calmarti. Hai un atteggiamento troppo scontroso."

Mi alzo e, deluso, mi allontano dal letto, decidendo di dormire sul divano. Mi sento frustrato. Sto cercando di aprirmi con lei, ma lei non sembra fare lo stesso. Mi chiedo se mai riusciremo a superare le nostre differenze.

Siamo così diversi, ma forse è proprio questa la sfida.

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