The second truth 29.1

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Jelena POV

Apro gli occhi, ma appena provo ad alzarmi, vengo bloccata da braccia forti che mi avvolgono. Asher mormora qualcosa di incomprensibile e un sorriso sfiora le mie labbra. È così bello. Mi fa strano pensare che, fino a qualche mese fa, lo consideravo un pazzo criminale, e ora sogno di passare il resto della mia vita con lui. Mi accoccolo sul suo petto mentre lui stringe la mia vita come se avesse paura che io possa scappare. Ma non potrei mai scappare da lui. Ho bisogno di Asher nella mia vita. Tuttavia, nonostante l'amore che provo, c'è una parte di me che non riesce a ignorare il fatto che di lui non so praticamente nulla. Non si è mai confidato con me. Non capisco dove sbaglio. Mi ha parlato dei suoi genitori e del suo lavoro, se così si può chiamare, ma non so altro, se non questi pochi dettagli.

Lui inizia a giocherellare con i miei capelli e sento il suo sguardo bruciare sulla mia pelle.

"A cosa pensi?" mi chiede, scrutando il mio viso.

"Niente di che", rispondo evasiva, temendo di rovinare il momento se gli parlo troppo.

"Gigi," insiste, il suo tono un po' più serio. "Voglio sapere."

"Non ti fidi di me oppure hai paura che ti possa giudicare?" domando, abbassando lo sguardo sulle mie mani, cercando di non sembrare troppo vulnerabile.

"Perché questa domanda?" chiede, irrigidendo i muscoli e scrutando il mio volto, come se volesse scoprire tutto ciò che nascondo.

"Perché non so niente di te. Io fondamentalmente non ti conosco. E non fraintendermi, ho apprezzato molto che mi abbia parlato dei tuoi genitori, so la fatica che hai fatto", rispondo, alzando lo sguardo e fissandolo negli occhi. "Ma c'è ancora così tanto che non so."

I suoi occhi sono indecifrabili. Sbuffa, frustrato, passando una mano tra i suoi capelli spettinati, come se stesse cercando le parole giuste. Poi, lentamente, annuisce.

"Cosa vuoi sapere?" mi chiede, il tono più morbido.

"Qualcosa, Asher. Qualunque cosa. Non voglio forzarti a dirlo se non te la senti, ma... vorrei davvero conoscerti di più," rispondo dolcemente, accarezzandogli la mascella tesa.

Asher prende un respiro profondo e, per la prima volta, sembra davvero vulnerabile. "Una volta non ero così apatico. Ero tremendamente sdolcinato, e se ci penso ora, mi viene da prendermi a schiaffi. C'era questa ragazza, Alisea. Sembrava pura e innocente, un vero angioletto. Ma si è rivelata il più cattivo dei demoni. Ero così innamorato che non mi sono accorto che mi stava usando, solo per ripicca contro i suoi genitori. I suoi genitori disprezzavano la mia origine, venivo dai quartieri bassi. E lei sapeva di poter fare qualsiasi cosa con me. Sarei anche scappato con lei, lontano da tutto, credevo davvero che fosse amore. Ma poi... Alisea mi ha confessato fosse incinta, e io, da ragazzino ingenuo, le ho promesso che mi sarei preso le mie responsabilità. Ma lei si è messa a ridere, dicendo che non avrebbe mai tenuto il bambino. Mi ha usato per soddisfare i suoi capricci, e ottenere tutto quello che voleva dai genitori. Da quel momento, ho giurato a me stesso che non mi sarei mai più fatto prendere in giro da nessuna. Ma con te, Gigi... con te è diverso."

Le sue parole mi colpiscono profondamente. Non riesco a trattenere le lacrime, sentendo la sua sofferenza. Ma ora, finalmente, capisco molte cose su di lui. Lui ha sofferto, ed è stato ferito, ma è riuscito ad aprirsi con me.

Asher mi asciuga dolcemente le lacrime con il palmo delle mani e mi lascia un casto bacio sulla fronte. Io, presa da un impeto di amore e gratitudine, prendo il suo viso tra le mani e lo bacio come non ho mai fatto prima, con tutta la passione che sento dentro di me.

"Ti amo, Asher," sussurro, mentre i miei occhi si chiudono, sentendo il suo respiro che si mescola al
mio.

_____

Dorota, la domestica, sta servendo l'aperitivo mentre aspettiamo gli ultimi invitati per la cena. Asher è seduto al mio fianco e sembra incredibilmente rilassato, mentre io mi sento tesa. Forse Asher ha accettato il suo posto in questa famiglia, ma io non posso fare a meno di sentire la paura crescente che mio padre non lo accetterà mai. È difficile per me, ma non mi darò pace finché non cambieranno atteggiamento nei suoi confronti. Non è inferiore rispetto a noi, anzi ai miei occhi è molto di più.

"Va tutto bene?" sussurra Asher al mio orecchio, notando la mia gamba che si muove nervosamente.

Annuisco, cercando di mascherare il mio disagio con un sorriso. Ma lui non sembra convinto. Avvicina il suo viso al mio e mi bacia dolcemente sulle labbra, interrompendo il tintinnio del mio tacco a contatto con il suolo. Non posso fare a meno di sentire gli occhi di mio padre che ci bruciano addosso, ma non riesco a guardarlo.

Poi, il campanello suona, e Dorota si alza per aprire la porta. Al posto della famiglia Archibald, entrano due signori sulla mezza età. Guardo mio padre, confusa. Sul suo volto vedo puro terrore, come se avesse appena visto un fantasma. Posando il calice che teneva in mano, si dirige verso di loro.

"Li conosci?" mi chiede Jace, con un'espressione preoccupata.

"Non ho idea di chi siano " rispondo, mentre cerco di analizzare i due estranei.

L'uomo, che sembra essere il capofamiglia, si schiarisce la voce e afferra la mano della donna al suo fianco. Hanno un'aria familiare, ma non li ho mai visti prima.

"Buonasera a tutti, mi chiamo Cristopher Sean Miller e questa è mia moglie, Penelope Miller," si presenta l'uomo, con tono deciso. "Per anni abbiamo sperato che le cose andassero diversamente, e se oggi siamo qui, è solo colpa tua, Marcus!"

Mio padre si irrigidisce, il viso pallido. La donna, Penelope, non ha distolto lo sguardo da Jace nemmeno per un secondo.

"Uscite da casa mia," ordina mio padre, con un tono gelido che fa tremare l'intera stanza.

La tensione è palpabile. I volti dei genitori dei miei amici sono pieni di preoccupazione. Loro sanno. Sento che qualcosa non va.

"I tuoi figli devono sapere," ribatte Penelope, stringendo la mano al marito.

Mi sento perplessa. Non so cosa stia succedendo, ma l'atmosfera è tesa, carica di emozioni non dette. Jace e io ci guardiamo, entrambi senza parole. Finalmente, mio fratello si alza in piedi, seguito da me.

"Cosa dobbiamo sapere?" chiede Jace, fissando soprattutto nostro padre, come se cercasse risposte da lui, non da questi sconosciuti.

"Jace! Jelena!"

"Non chiamarmi Jelena," interrompo la donna sconosciuta bruscamente, con rabbia crescente.

"Ma è il tuo nome, tua madre lo amava tanto," dice Penelope, con malinconia nella voce.

"Tu come fai a saperlo?" Jace mi precede.

La donna risponde, la sua voce tremante. "Sono vostra nonna."

La rivelazione è un colpo basso, un segreto che getta una luce completamente nuova su tutto ciò che avevamo creduto fino a quel momento. La verità inizia finalmente a venire a galla, ma a quale prezzo? La tensione è alle stelle, e ora la nostra vita non sarà mai più la stessa.

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