Ce L'Hai Con Me?

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~ Episodio 1 ~

Ce L'Hai Con Me?






- 12 Novembre, giovedì -





Quella mattina, la sua stanza da letto era gelida. JungKook se ne accorse mettendo un piede fuori dalle coperte, un gesto che compì perché, a differenza della temperatura ambientale, lui si sentiva febbricitante. Aveva caldo, ma era una sensazione diversa da quella provata la domenica mattina. Avvertiva una strana sensazione di bagnato, ma sul suo corpo non c'era segno di eccitazione; al contrario, si sentiva come anestetizzato, intorpidito. L'unica percezione chiara era un dolore sordo al di sotto dell'ombelico, come se avesse dormito tutta la notte con un gatto raggomitolato sulla pancia – non che JungKook avesse mai provato qualcosa del genere.

Non avendo ancora preso le pillole, le sue note olfattive permeavano le lenzuola e la stanza: tè nero, limone e cannella, ma c'era qualcos'altro, qualcosa che JungKook non riusciva a riconoscere. Quando lo avrebbe fatto, si sarebbe pentito di aver sperato, la sera precedente, di svegliarsi senza il calore.

Si sporse verso il comodino per afferrare il cellulare e controllare l'ora. Impostare la sveglia troppo presto sarebbe stato inutile, dato che non si sarebbe allenato, e avendo un autista a disposizione, avrebbe potuto ritardarla ancora di un po'. Ma lo schermo segnava le sei e mezza, un'ora dopo avrebbe suonato, e lui era già sveglio. Con il telefono ancora in mano, chiuse gli occhi e si risvegliò al suono della suoneria.

Il torpore di un'ora prima era passato e al suo posto si era fatto strada un dolore sordo nella pancia, come una mano invisibile che lentamente stringeva e rilasciava le sue viscere. Inizialmente lo ignorò – forse era il risultato di aver trattenuto la pipì per tutta la notte – ma il fastidio diventava sempre più insistente, trasformandosi in una fitta acuta che gli fece piegare la schiena. Subito si chiese se avesse mangiato qualcosa di sbagliato, cosa impossibile, visto che sua madre era sempre molto attenta alla loro alimentazione, o se fosse solo un malessere passeggero.

Mentre rifletteva sulle varie possibilità che potevano averlo ridotto in quelle condizioni, si rese conto che il suo odore era cambiato definitivamente. Il calore era finito, allora cos'era la sensazione umidiccia che sentiva tra le gambe? Si alzò in fretta e si diresse verso il lavandino del bagno. Qualunque cosa fosse il liquido, voleva avere l'acqua a portata di mano. La sorpresa lo colpì come un fulmine quando vide il segno inconfondibile di un cambiamento che l'avrebbe accompagnato per il resto della sua vita: il sangue.

Piccole gocce rosse sul candido tessuto bianco dei boxer.

Sgranò gli occhi, travolto da una miriade di emozioni. Era impreparato? No, la dottoressa lo aveva avvertito, e quando era piccolo, e l'età della pubertà si allontanava lasciando spazio agli anni adolescenziali, persino sua madre gliene aveva parlato minuziosamente, rimarcando fino a farlo vergognare la necessità di usare le precauzioni durante il sesso. Ma davvero non si aspettava che quei due eventi – calore e ciclo – si manifestassero in così poca distanza l'uno dall'altro. Il dolore continuava a tormentarlo, una danza continuo che andava e veniva come le onde del mare, un misto di crampi e pesantezza che lo faceva sentire come se il suo corpo fosse entrato in una nuova fase: la rovina definitiva.

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