3 TESSA

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IL tragitto verso casa è familiare e semplice, e non mi dà molti pensieri. Mi costringo a gridare a pieni polmoni, a sfogare tutta la rabbia prima di arrivare. Scopro che è molto più difficile di quanto pensassi, anche perché non ho nessuna voglia di gridare. Ho voglia di piangere e di scomparire. Darei qualsiasi cosa per riavvolgere il nastro della mia vita e tornare al primo giorno di università: avrei seguito il consiglio di mia madre e cambiato stanza. Si è
preoccupata che Steph potesse avere una cattiva influenza su di me; se solo avessimo capito che il problema era quel ragazzo maleducato dai capelli ribelli! Che mi avrebbe strappato via tutto ciò
che avevo e fatta a brandelli per poi soffiarci sopra, sparpagliandomi nel cielo e sotto i tacchi dei suoi amici.
Vivo a solo due ore di macchina da mia madre, ma con quello che è successo mi sembra di essere molto più lontana. Non tornavo a casa da quando ho iniziato l'università. Se non mi fossi lasciata con
Noah, sarei tornata spesso. Quando passo davanti a casa sua mi costringo a tenere gli occhi fissi sulla strada.
Imbocco il nostro vialetto e salto giù dalla macchina. Ma una volta arrivata alla porta, non so se bussare. Sarebbe strano, eppure mi mette a disagio anche l'idea di entrare direttamente. Com'è possibile
che le cose siano cambiate così tanto, da quando sono partita per il college?
Decido di entrare e basta; mia madre è in piedi accanto al divano, perfettamente truccata, con un abito intero e i tacchi alti. Tutto è come l'ho lasciato: pulito e impeccabile. L'unica differenza è che
sembra più piccola, forse perché ho passato tanto tempo a casa di Ken.Vista da fuori sembra piccola e scialba, ma è ben arredata, e mia madre si è sempre sforzata di nascondere il caos del suo matrimonio con pareti ben intonacate, tanti fiori e una pulizia
maniacale. È una strategia che ha portato avanti anche dopo che mio padre se n'è andato: ormai doveva essere un'abitudine. La casa è calda e profuma di zenzero. Mia madre ha una vera ossessione per i bruciatori di oli essenziali e ne ha uno in ogni stanza. Mi tolgo le scarpe nell'ingresso, sapendo che non vorrà tracce di neve sul parquet appena lucidato.
«Ti andrebbe un caffè, Theresa?» mi chiede prima di
abbracciarmi.
Ho ereditato da lei la dipendenza dal caffè, e l'idea che abbiamo almeno questo in comune mi fa sbocciare un sorriso sulle labbra.
«Sì, grazie.»
La seguo in cucina e mi siedo al piccolo tavolo, chiedendomi come iniziare la conversazione.
«Allora, vuoi dirmi cos'è successo?» domanda lei, brusca.
Faccio un respiro profondo e bevo un sorso di caffè prima di rispondere. «Io e Hardin ci siamo lasciati.»
La sua espressione è imperscrutabile. «Perché?»
«Be', si è rivelato diverso dalla persona che credevo di conoscere.» Stringo la tazza bollente per distrarmi dal dolore e mi preparo alla reazione di mia madre.
«E chi pensavi che fosse?»
«Qualcuno che mi amava.» A parte questo, non so chi pensavo che fosse, come persona.
«E ora pensi che non ti ami?»
«So per certo che non mi ama.»
«Come fai a esserne sicura?»
«Perché mi sono fidata di lui e lui mi ha tradita, in un modo terribile.» Mi rimprovero per la mia stupidità.
«Non credi che avresti dovuto pensare a questa possibilità, prima di andare a vivere con lui?»
«Sì, lo so. Dimmi pure quanto sono stupida, rinfacciami che me l'avevi detto.»
«Sì, te l'avevo detto: ti avevo messa in guardia contro gli uomini come lui. Da quelli come lui, e come tuo padre, bisogna tenersi alla larga. Ma sono contenta che sia finita prima ancora di cominciare davvero. Tutti commettono errori, Tessa.» Beve un sorso di caffè, lasciando una traccia di rossetto rosa sul bordo della tazza. «Sono sicura che ti perdonerà.»
«Chi?»
«Noah, naturalmente.»
Come fa a non capire? Ho solo bisogno di parlare con lei, ho bisogno che mi consoli, non che mi spinga a tornare da Noah. Mi alzo e la guardo. Dice sul serio? Impossibile. «Solo perché non ha funzionato con Hardin non significa che voglio rimettermi con Noah.»
«E perché no? Tessa, dovresti essere grata che lui sia disposto a darti un'altra possibilità.»
«Cosa? Ma la vuoi smettere? Non voglio stare con nessuno, in questo momento, e tantomeno con Noah», sbotto al culmine della frustrazione.
«In che senso, tantomeno con Noah? Come puoi parlare così di lui? Si è sempre comportato benissimo con te, da quando eravate bambini.»
Sospiro e torno a sedermi. «Lo so, mamma. Voglio molto bene a Noah. Ma non in quel senso.»
«Non sai di cosa parli.» Si alza e versa il caffè nel lavandino. «Non è sempre una questione di amore, Theresa; ma di stabilità e sicurezza.»
«Ho solo diciotto anni», ribatto. Non riesco a immaginare di stare con una persona che non amo, solo per una questione di stabilità. Stabilità e sicurezza posso costruirmele da sola. Voglio qualcuno da amare, e che mi ami.
«Quasi diciannove», puntualizza. «E se non prendi le decisioni giuste adesso, poi nessuno ti vorrà. Ora va' a sistemarti il trucco, Noah arriverà da un momento all'altro», annuncia uscendo dalla cucina.
Avrei dovuto immaginare che non era il caso di venire qui in cerca di consolazione. Facevo meglio a dormire in macchina per tutto il giorno.

After un cuore a mille pezziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora