NON so cosa rispondergli, a questo punto. Non so cosa fare.
So che dice la verità sulla questione dei messaggi, ma non penso che Zed mi farebbe una cosa del genere. Avevo appena finito di raccontargli tutto l'accaduto, e lui è stato così buono e comprensivo.
Ma ora davanti a me c'è Hardin.
Parla a voce bassa, lentamente, ma con insistenza: «Puoi darmi una risposta?»
«Non lo so, sono stanca anch'io.»
«Ma io non ti ho fatto niente: stavamo benissimo fino a ieri, e niente di quello che è successo è colpa mia. Lo so che è sempre colpa mia, ma stavolta no. Mi dispiace di non aver passato il mio compleanno con te. Avrei dovuto. Mi dispiace.»
Si posa le mani sulle cosce e resta inginocchiato davanti a me, non più in atteggiamento di supplica ma di attesa.
Se è sincero, se è vero che non ha scritto lui quei messaggi – e gli credo – allora è tutto un malinteso e nulla più.
«Quando finirà, però? Ne ho abbastanza. Mi sono divertita molto quando siamo usciti insieme, ma poi non hai voluto nemmeno restare fino al mattino.» Mi dà fastidio che se ne sia andato in quel modo, ma finora non me n'ero resa conto fino in fondo.
«Non sono rimasto perché... secondo Landon... sì, mi sono consultato anche con lui... insomma, sto cercando di lasciarti spazio. Come puoi vedere non ci sto riuscendo. Ma ho pensato che se ti avessi lasciata un po' per conto tuo, avresti avuto tempo per riflettere. Ti avrei semplificato le cose.»
«Non me le hai semplificate, ma la questione non riguarda solo me. Riguarda anche te.»
«Eh?»
«Insomma, sarai stanco pure tu, immagino.»
«E chi se ne frega di me? Voglio solo che tu stia bene, e che capisca quanto mi sto sforzando.»
«Lo capisco. E a me importa di te.»
«E allora cosa stiamo facendo, Tessa? Stiamo di nuovo insieme? O almeno abbiamo imboccato quella strada?» Fa per posarmi una mano sulla guancia, mi guarda come a chiedere il permesso. Lo lascio fare.
«Perché siamo così pazzi?» bisbiglio.
«Io non sono pazzo. Tu sì, però.» Sorride.
«Tu sei più pazzo di me.»
Sono ancora arrabbiata con lui, ma mi manca. Sento la mancanza dell'intimità che c'era tra noi. Mi manca il modo in cui i suoi occhi cambiano espressione quando mi guarda.
Devo ammettere le mie colpe e il mio ruolo in tutto questo guaio.
Sono testarda, e penso sempre il peggio di lui, anche se so che ci sta provando con tutto se stesso. Non sono pronta a tornare con lui, ma non ho motivo di arrabbiarmi per ieri sera. O almeno spero di non averne.
Non so cosa pensare, ma in questo momento non mi va di pensare.
«No», bisbiglia lui, le labbra a un centimetro dalle mie.
«Sì.»
«Sta' zitta.» Con estrema cautela, mi sfiora le labbra con le sue, tenendomi per le guance.
La sua lingua passa sulle mie labbra e io resto senza fiato.
Socchiudo la bocca per prendere aria, ma non ce n'è: non c'è ossigeno, non c'è niente, c'è soltanto lui. Lo tiro per la maglietta per farlo alzare in piedi, ma lui resta in ginocchio e continua a baciarmi lentamente. Scendo dal letto e mi inginocchio a terra davanti a lui.
Gli getto le braccia al collo, lui mi abbraccia. Cerco di farlo sdraiare per montargli sopra, ma non si muove di un millimetro.
«Cosa c'è?» gli chiedo.
«Niente, ma non voglio esagerare.»
«Perché no?»
«Perché dobbiamo parlare; non possiamo andare a letto senza aver risolto niente.»
Cosa? «Ma non siamo a letto, siamo sul pavimento.» Sembro disperata.
«Tessa...» Mi respinge di nuovo.
Mi arrendo. Mi alzo e torno a sedermi sul letto.
Lui mi guarda attonito. «Sto solo cercando di fare la cosa giusta, okay? Voglio scoparti, credimi, non sai quanto lo voglio. Ma...»
«Va bene, va bene, non parliamone più.»
Non volevo necessariamente fare sesso con lui. Volevo solo stargli vicina.
«Tess.»
«Basta, okay? Ho capito.»
«No, mi sembra chiaro che non hai capito», mi contraddice alzandosi in piedi.
«Non risolveremo mai questo problema, vero? Sarà sempre così tra noi. Avanti e indietro, tira e molla. Tu mi vuoi, ma quando io voglio te mi respingi.» Mi sforzo di non piangere.
«No, non è vero...»
«A me pare di sì. Cosa vuoi? Vuoi farmi credere che puoi cambiare per me, ma poi?»
«Poi cosa?»
«Poi cosa succede?»
«Non lo so... non siamo ancora arrivati a quel punto. Voglio continuare a portarti a cena fuori e farti ridere anziché piangere. Voglio che tu mi ami ancora.» Ha gli occhi lucidi e batte rapidamente le palpebre.
«Ma io ti amo, ti amerò sempre», lo rassicuro. «Però non basta, Hardin. L'amore non vince su tutto, come vorrebbero farci credere i romanzi. Ci sono sempre tante complicazioni, più forti del mio amore per te.»
«Lo so. Le cose sono complicate. Ma non lo saranno per sempre.
Non riusciamo ad andare d'accordo neppure per un giorno, litighiamo e ci teniamo il muso come due bambini, ci facciamo i dispetti e diciamo le cose sbagliate. Ma possiamo trovare una soluzione.»
Non so quali prospettive abbiamo. Sono contenta che stiamo parlando in modo più o meno civile di tutto quello che è successo, ma non devo dimenticare che lui non sosterrebbe la mia decisione di trasferirmi a Seattle.
Stavo per confessarglielo, ma ho paura che se lo informo andrà di nuovo a parlare con Christian, e riuscirà solo a complicare le cose ancora di più.
Se davvero riusciamo a far funzionare la nostra storia, non avrà importanza che io abiti qui o a due ore di macchina da qui. Mia madre mi ha insegnato che non devo permettere a un uomo di decidere del mio futuro, per quanto possa essere innamorata di lui.
So perfettamente cosa succederà: lui andrà su tutte le furie e si precipiterà da Christian, o da Zed. Più probabilmente da Zed.
«Se fingo che le ultime ventiquattr'ore non siano mai esistite, tu mi prometti una cosa?» gli dico.
«Quello che vuoi», risponde senza esitare.
«Non fargli del male.»
«A Zed?» chiede, e nella sua voce percepisco la rabbia.
«Sì, a Zed.»
«No, merda. Questo non te lo prometto.»
«Hai detto...»
«No, non cominciare. Ci ha creato un mucchio di problemi, non può passarla liscia. Cazzo, no.» Si mette a camminare avanti e indietro.
«Non hai nessuna prova che sia stato lui, Hardin, e prenderlo a botte non risolverà niente. Lascia che ci parli io, e...»
«No, Tessa! Ti ho già detto che non voglio vederti con lui. Non te lo ripeterò un'altra volta», ringhia.
«Non hai il diritto di decidere con chi posso parlare e con chi no.»
«Di quali altre prove hai bisogno? Non ti basta che ti abbia scritto dal mio telefono?»
«Non era lui! Non farebbe mai una cosa del genere.» O almeno penso di no. Perché dovrebbe?
Glielo chiederò in ogni caso, ma non riesco a credere che sia possibile.
«Sei la persona più ingenua che io abbia mai conosciuto. E mi fai imbestialire.»
«Possiamo smetterla di litigare, per favore?» Mi prendo la testa tra le mani.
«Promettimi che starai lontana da lui.»
«Promettimi che non lo prenderai più a botte.»
«Stai lontana da lui se io non lo prendo a botte?»
Non vorrei cedere, ma non voglio neanche che Hardin lo aggredisca. Mi è venuto mal di testa. «Sì.»
«Quando dico che devi stare lontana da lui, intendo nessun contatto. Niente messaggi, niente visite al dipartimento di scienze ambientali, niente di niente.»
«Come facevi a sapere che sono andata lì?» Mi ha vista? Nella serra, con i fiori fosforescenti?
«Nate mi ha detto di averti vista.»
«Ah.»
«C'è altro che devo sapere, a proposito di Zed? Perché quando finiamo questa conversazione, non voglio sentire un'altra parola sul suo conto.»
«No», mento.
«Sicura?»
Non voglio confessarlo, ma devo. Non posso aspettarmi la sincerità da lui se non sono sincera io per prima.
Chiudo gli occhi. «L'ho baciato», bisbiglio, sperando che non mi senta. Ma quando rovescia a terra i libri che sono sulla scrivania, deduco che abbia sentito.
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After un cuore a mille pezzi
ChickLitDOPO IL LORO INCONTRO, NIENTE è stato più come prima. Superato un inizio burrascoso, Tessa e Hardin sembravano sulla strada giusta per far funzionare le cose. Tessa si era ormai arresa al fatto che Hardin... è Hardin. Con il suo carattere, la sua ra...