16 TESSA

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UN rumore fastidioso mi sveglia. Impiego qualche secondo a capire che non è la voce di mia madre, ma qualcuno che bussa alla porta.
«Arrivo!» strillo, ma poi mi fermo e guardo l'orologio sulla scrivania: non sono neanche le quattro del mattino. Chi può essere? Nonostante l'ubriachezza, mi assale il panico. E se fosse Hardin?
Sono passate più di tre ore dalla telefonata, ma come avrebbe fatto a trovarmi? Cosa gli dirò? Non sono pronta.
Vado ad aprire, preparandomi al peggio.
Invece è solo Trevor. Mi sento delusa, mi stropiccio gli occhi. Sono ancora ubriaca come quando sono andata a letto.
«Scusa se ti ho svegliata, ma hai tu il mio telefono?» mi chiede.
«Eh?» mormoro, e mi scosto per lasciarlo entrare in camera.
Quando la porta si richiude alle sue spalle restiamo quasi al buio. Ma sono troppo ubriaca per cercare l'interruttore.
«Temo che ci siamo scambiati i telefoni per sbaglio. Io ho il tuo, e credo che tu abbia il mio.» Mi porge il cellulare. «Volevo aspettare domattina, ma il tuo telefono non la smette di squillare.»
«Ah», è l'unica cosa che riesco a dire. Vado a prendere la borsa e dentro ci trovo quello di Trevor.
«Scusami, deve essere successo per sbaglio in macchina», gli dico restituendoglielo.
«Non fa niente. Perdonami se ti ho svegliata. Sei l'unica ragazza che conosco a essere bella anche appena sveglia...»
Viene interrotto da qualcuno che bussa con forza alla porta.
Mi arrabbio. «Ma che accidenti volete, tutti? C'è una festa in camera di Tessa?» strillo, e vado alla porta, pronta a gridare al cameriere che immagino sia venuto a rimproverarmi per il rumore.
Poi lo sento: «Tessa! Apri la porta!» La voce di Hardin rimbomba nell'aria come se non ci fosse una porta a separarmi da lui. Una luce si accende alle mie spalle, e mi accorgo che Trevor è impa llidito.
Se Hardin lo trova in camera mia non andrà a finire bene, anche se non stavamo facendo niente.
«Nasconditi in bagno», improvviso.
«Cosa? Non posso nascondermi in bagno!» esclama lui esterrefatto. In effetti è un'idea ridicola.
«Apri questa cazzo di porta!» grida ancora Hardin, poi inizia a prenderla a calci. Ripetutamente.
Guardo di nuovo Trevor prima di aprire la porta. Cerco di imprimermi nella memoria il suo bel viso prima che Hardin lo deturpi a suon di cazzotti.
«Arrivo!» strillo, e quando socchiudo la porta vedo Hardin, infuriato, vestito di nero da capo a piedi. Con la mente offuscata dall'alcol noto che al posto degli anfibi indossa semplici Converse nere. Non l'avevo mai visto senza le sue solite scarpe. Mi piace
questa novità...Ma non devo distrarmi.
Spalanca la porta con uno spintone e mi oltrepassa puntando dritto verso Trevor. Lo afferro per la maglietta e per fortuna riesco a fermarlo.
«Pensi di poterla far ubriacare e poi venire in camera sua, eh, stronzo?» tuona, ma non si sta sforzando troppo di divincolarsi dalla mia stretta, altrimenti a quest'ora ci sarebbe riuscito da un pezzo.
«Ho visto accendersi la luce dallo spioncino: cosa facevate voi due al buio?!»
«Io non... io...» inizia Trevor.
«Hardin, piantala! Non puoi andare in giro a prendere a botte la gente!» esclamo, continuando a tirarlo per la maglietta.
«Sì che posso!» ringhia lui.
«Trevor, torna in camera tua, io intanto cerco di farlo ragionare. Mi scuso per il suo comportamento folle», dico.
Trevor sembra quasi divertito, ma un'occhiata di Hardin basta a zittirlo.
Mentre Trevor esce, Hardin si gira verso di me. «Comportamento folle?»
«Sì, folle! Non puoi precipitarti nella mia stanza e picchiare il mio amico.»
«Non doveva essere qui. Cosa ci faceva? Perché sei ancora vestita? E da dove cazzo salta fuori quel vestito?» dice squadrandomi.
sento diffondersi nella pancia.
«È venuto a riprendere il suo telefono perché ce l'avevo io per sbaglio. E... non mi ricordo quali erano le altre domande.»
«Be', forse non dovevi bere così tanto.»
«Bevo quello che mi pare, quando, come e perché mi pare.»
Mi guarda con sufficienza e si lascia sprofondare nella poltrona.
«Sei antipatica quando bevi.»
«E tu sei antipatico... sempre. E chi ti ha dato il permesso di sederti?» sbuffo, incrociando le braccia.
Lui mi guarda con quei bellissimi occhi verdi. Dio, com'è sexy in questo momento... «Non riesco a credere che lui fosse in camera tua.»
«E io non riesco a credere che ci sia tu, in camera mia», ribatto.
«Te lo sei scopato?»
«Cosa? Come osi farmi una domanda del genere?»
«Rispondi.»
«No, stronzo. Certo che no.»
«Volevi... vuoi?»
«Oddio, Hardin, sei impazzito!» esclamo mettendomi a camminare avanti e indietro tra la finestra e il letto.
«Be', allora perché sei ancora vestita?»
«Ma che domanda è? E comunque non sono affari tuoi con chi vado a letto. Forse ho fatto sesso con lui, forse con qualcun altro.»
Soffoco un sorriso e dico lentamente: «Non lo saprai mai».
Le mie parole hanno l'effetto desiderato: lo sguardo di Hardin si incupisce. «Cos'hai detto?»
È molto meglio di come immaginassi. Mi piace essere ubriaca quando sono con Hardin, perché parlo senza riflettere, dico quel che penso davvero; e mi diverto un mondo.
«Mi hai sentito», ripeto avvicinandomi a lui. «Forse mi sono lasciata portare in bagno da quel ragazzo in discoteca. Forse io e Trevor l'abbiamo fatto su questo letto», rincaro.
«Sta' zitta. Sta' zitta, Tessa.»
Ma io rido, mi sento potente. E ho voglia di strappargli la maglietta di dosso. «Che c'è, Hardin? Non ti piace l'idea che Trevor mi tocchi?» Non so se sia per la rabbia di Hardin, per l'alcol o per il fatto che ho sentito la sua mancanza, ma d'impulso vado a sedermi sopra di lui, a cavalcioni sulle sue gambe.
L'ho completamente spiazzato, lo sento tremare. «Cosa... cosa stai facendo, Tessa?»
«Rispondimi, Hardin. Ti piace l'idea di Trev...»
«Smettila. Non dirlo più...» mi scongiura.
«Rilassati. Sai che non lo farei.»
Gli getto le braccia al collo, e una nostalgia terribile mi assale.
«Sei ubriaca, Tessa», ribadisce, cercando di togliersi le mie braccia dal collo.
«E allora? Ti voglio.» Siamo entrambi sorpresi dalle mie parole.
Decido di non pensare più. Passo le mani tra i suoi capelli. Quanto mi mancava la sensazione dei suoi capelli fra le dita...
«Tessa... non sai quello che fai. Hai bevuto.»
Ma lo dice senza convinzione.
«Hardin... tu pensi troppo. Non ti manco?» gli chiedo baciandolo sul collo. Gli ormoni hanno preso il sopravvento. Non l'avevo mai desiderato così tanto.
«Sì...» mormora mentre gli faccio un succhiotto. «Non posso, Tess... Per favore.»
Ma io non smetto, anzi, inizio a strusciarmi su di lui.
«No...» sussurra, e mi cinge i fianchi con le mani per fermarmi.
Lo guardo male. «Scegli: o mi scopi o te ne vai.»
Cos'ho detto?!
«Mi odierai domani, se lo facciamo mentre sei in questo... stato», continua a parlare, guardandomi negli occhi.
«Ti odio già», gli faccio notare, e lui rabbrividisce. «Più o meno», preciso a voce più bassa di quanto volessi.
Allenta la stretta sui miei fianchi. «Possiamo almeno parlarne, prima?»
«No, smettila di fare il guastafeste.» Mi strofino contro la sua gamba.
«Non possiamo... non così.»
Da quando in qua ha degli scrupoli morali? «So che lo vuoi, Hardin, sento quanto sei duro per me», gli dico all'orecchio. «Dai, non hai voglia di prendermi su questa scrivania? O sul letto? Sul lavandino? C'è l'imbarazzo della scelta...» farnetico mordicchiandogli il lobo.
«Merda... Al diavolo», impreca, e mi bacia.
Appena le nostre labbra si toccano, il mio corpo prende fuoco.
Mugolo e, in risposta, Hardin emette un verso egualmente febbricitante. Le mie dita affondano nei suoi capelli e li afferrano con più forza, mentre io sono incapace di controllare me stessa o il bisogno che ho di lui. Capisco che lui cerca di trattenersi e mi
sembra di impazzire. Afferro l'orlo della sua maglietta e gliela sfilo.
Appena smettiamo di baciarci lui si tira indietro.
«Tessa...»
«Hardin...» dico accarezzando i suoi tatuaggi. Quanto mi sono mancati questi tatuaggi, questo corpo perfetto, i muscoli che guizzano sotto la pelle.
«Non posso approfittarmi di te», continua, ma poi geme quando gli passo la lingua sul labbro inferiore.
«Sta' zitto», gli intimo ridacchiando.
Faccio scivolare una mano sopra i suoi jeans. So che non può resistermi, e la cosa mi piace più del dovuto. Non avevo mai pensato di ritrovarmi con il coltello dalla parte del manico, con Hardin: è divertente che i ruoli si siano invertiti.
È così eccitato. Scendo da sopra di lui e inizio a sbottonargli i jeans.

After un cuore a mille pezziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora