21 TESSA

24 1 0
                                    

«GRANDI progetti per Natale?» mi chiede Trevor.
Gli faccio cenno di aspettare un momento, mentre assaporo un raviolo. Il cibo è davvero squisito, non me ne intendo di ristoranti, ma questo deve avere almeno cinque stelle.
«Niente di che. Passerò la settimana da mia madre. E tu?»
«Farò un po' di volontariato al centro di accoglienza. Non mi piace molto tornare in Ohio. Ho qualche zia e qualche cugino, ma da quand'è morta mia madre non c'è più granché da fare laggiù.»
«Oh, Trevor, mi dispiace per tua madre. Ma è molto bello da parte tua fare volontariato.» Questi pensieri tristi mi rovinano un po' il sapore dei ravioli, ma allo stesso tempo mi fanno apprezzare di più la cena. È strano? Parliamo ancora un po' e mangiamo una straordinaria torta al cioccolato e caramello. Quando la cameriera ci porta il conto, Trevor tira fuori il portafogli. «Non sei una di quelle donne che pretendono di pagare metà del conto, vero?»
«Figuriamoci. Forse, se fossimo al McDonald's.»
Sghignazza ma non replica. Hardin avrebbe rilanciato con una battuta sarcastica su cinquant'anni di femminismo sprecati.
Ha ricominciato a nevischiare, e Trevor mi dice di aspettare dentro mentre chiama un taxi. «Allora, perché hai deciso di lavorare in editoria?» mi chiede quando siamo al caldo in macchina, diretti all'albergo.
«Be', mi piace leggere: non faccio altro. È l'unica cosa che mi interessi, quindi è stata una scelta naturale. Prima o poi vorrei scrivere un libro, ma per ora mi piace molto quello che mi fanno fare alla Vance.»
Sorride. «È lo stesso per me con la contabilità. Anch'io non ho altri interessi. Fin da bambino sapevo che avrei lavorato con i numeri.»
Detesto la matematica, ma sorrido e lo lascio parlare. «Allora, ti piace leggere?» gli domando mentre arriviamo all'albergo.
«Sì, abbastanza. Leggo soprattutto saggistica.»
«Oh... e perché?»
«Non mi piacciono i romanzi», risponde con noncuranza. Scende dal taxi e mi porge la mano per aiutarmi a uscire.
«Com'è possibile? Leggiamo per esplorare mondi nuovi, per immergerci in vite diverse dalla nostra... La saggistica non ha questo potere: non ti cambia come i romanzi.»
«I romanzi ti cambiano?» fa lui perplesso.
«Sì che ti cambiano. Altrimenti vuol dire che non stai leggendo il libro giusto.» Mentre attraversiamo l'atrio ammiro i quadri alle pareti.
«Mi piace pensare che ogni romanzo che ho letto sia diventato una parte di me, abbia contribuito a rendermi la persona che sono oggi.»
«È un argomento che ti appassiona molto, vedo!»
«Sì... direi di sì.» Hardin sarebbe d'accordo con me, e porteremmo avanti questa conversazione per ore, forse per giorni.
In ascensore parliamo poco, e in corridoio Trevor cammina un passo dietro di me. Sono esausta, voglio andare a dormire anche se sono solo le nove.
Quando arriviamo alla mia stanza lui mi sorride. «Mi sono divertito moltissimo. Grazie di essere venuta a cena con me.»
«Grazie di avermi invitata.»
«Mi trovo molto bene con te, abbiamo parecchio in comune. Mi piacerebbe rivederti.» Aspetta una mia risposta, poi precisa: «Fuori dal lavoro».
«Sì, farebbe piacere anche a me», rispondo.
Fa un passo verso di me, e io mi raggelo. Mi posa una mano sul fianco e si sporge verso di me.
«Ehm... non penso che sia il momento giusto», dico con voce stridula.
Avvampa, e io mi sento tremendamente in colpa per averlo respinto. «Oh, capisco. Mi dispiace, non avrei dovuto...»
«Non fa niente. È solo che non sono ancora pronta...»
«Ho capito. Ora ti lascio andare. Buonanotte, Tessa», mi saluta con un sorriso.
Entro in camera e mi lascio andare a un gran sospiro. Sono incerta se spogliarmi o buttarmi direttamente sul letto. Sono esausta.
Decido di sdraiarmi un momento e mi addormento subito.
Il giorno successivo passa molto in fretta: io e Kimberly chiacchieriamo per tutto il tempo mentre facciamo shopping.
«Com'è andata la serata?» mi chiede.
La donna che mi sta limando le unghie alza la testa incuriosita e io le sorrido. «Molto bene, io e Hardin siamo andati a cena fuori.»
Kimberly è sbalordita. «Hardin?»
«Trevor, volevo dire Trevor.» Se non mi stessero facendo la manicure mi prenderei a schiaffi.
Una volta uscite andiamo in un grande magazzino. Do un'occhiata ad alcune scarpe, ma non trovo niente da comprare. Kimberly invece esamina le magliette con grande entusiasmo: adora fare shopping.
Nel reparto uomo vede una camicia blu scuro e dice: «Penso che ne comprerò una per Christian. Anche se detesta che io spenda soldi per lui».
«Non... be', non ne ha parecchi?» chiedo sperando di non sembrare indiscreta.
«Sì, a palate. Ma preferisco pagare io quando usciamo insieme. Non sto con lui per i soldi», dichiara orgogliosa.
Sono contenta di aver conosciuto Kimberly. A parte Landon è la mia unica amica, al momento. E non ho mai avuto molte amiche, quindi è un'esperienza nuova per me.
Nonostante tutto, quando il giorno dopo l'autista viene a prenderci sono sollevata. Mi sono divertita molto a Seattle, ma ho passato anche momenti terribili. Dormo per tutto il viaggio verso casa e mi
faccio lasciare al motel, dove, con grande sorpresa, trovo la mia macchina parcheggiata nel punto in cui l'avevo lasciata.
Pago per altre due notti e scrivo un messaggio a mia madre, dicendo che sto male e temo sia un'intossicazione alimentare. Lei non risponde, quindi accendo la televisione e mi metto in pigiama.
Non c'è niente di interessante, e in ogni caso preferisco leggere.
Vado a prendere la borsa in macchina.
Quando apro la portiera noto uno strano oggetto nero. Si direbbe un lettore di ebook.
Sopra c'è un post-it: BUON COMPLEANNO. HARDIN. Per un attimo il cuore mi si riempie di gioia, poi mi si annoda lo stomaco. Non mi è
mai piaciuta l'idea degli ebook, preferisco tenere in mano un libro vero. Anche se dopo il convegno ho un po' cambiato opinione. E in ogni caso sarà comodo per portarmi dietro i manoscritti da leggere,
senza sprecare carta per stamparli.
Torno in camera e accendo il lettore; in un primo momento sorrido, ma poi scoppio a piangere: c'è una cartella chiamata «Tess», e quando la tocco si apre una lunga lista di tutti i romanzi di cui io e Hardin abbiamo parlato, su cui abbiamo bisticciato, dei quali abbiamo riso.

After un cuore a mille pezziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora