4 TESSA

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SONO un disastro. Jeans larghi e una felpa, il trucco di ieri, ormai sbavato e i capelli spettinati. Guardo la ragazza dietro di lui. Ha una folta chioma di riccioli castani che le ricadono morbidamente sulla
schiena. Il trucco è leggero e perfetto, ma d'altronde è una di quelle ragazze che non hanno bisogno di truccarsi.
Mi sento umiliata. Vorrei sotterrarmi, sparire alla vista di quella ragazza così bella.
Quando mi chino a raccogliere una delle borse, Hardin sembra ricordarsi di lei e si gira a guardarla.
«Tessa, cosa ci fai qui?» mi chiede. Poi, mentre io tento di ripulirmi il trucco da sotto gli occhi, si rivolge a lei: «Puoi darci un minuto?»
Lei mi osserva, poi torna sul pianerottolo.
«Non riesco a credere che tu sia qui», dice entrando in cucina. Si toglie il giubbotto; la maglietta bianca si solleva a rivelare la pelle abbronzata. I rami contorti dell'albero spoglio che è tatuato in quel punto sembrano prendermi in giro. Chiedono di essere toccati.
Adoro quel tatuaggio, è il mio preferito. Solo ora capisco cos'hanno in comune, lui e il tatuaggio. Sono insensibili. Soli. L'albero, almeno, può sperare di fiorire ancora, Hardin invece no.
«Me ne stavo andando», taglio corto. È così bello, così perfetto.
Uno splendido disastro.
«Ti prego, lasciami spiegare», implora, e vedo che ha più occhiaie di me.
«No.» Tento di raccogliere le borse, ma lui me le strappa di mano e le lascia cadere a terra.
«Due minuti, Tessa. Non ti chiedo altro.»
Due minuti sono troppi da passare con Hardin, ma capisco che ho bisogno di chiudere la questione per poter andare avanti con la mia vita. Sospiro e mi siedo, cercando di mantenere un'espressione
inscrutabile. Lui è chiaramente sorpreso, ma si siede davanti a me.
«Vedo che ti sei dato subito da fare», dico facendo un cenno in direzione della porta.
«Cosa?» fa lui, poi sembra ricordarsi della ragazza mora. «Ah, è una mia collega; suo marito aspetta di sotto con la bambina appena nata. Stanno cercando casa, quindi voleva vedere il nostro...l'appartamento.»
«Ti trasferisci?»
«No, non se tu rimani, ma non vedo il motivo di restare qui senza di te. Sto valutando le alternative.»
Mi sento leggermente sollevata, ma subito dopo ricordo a me stessa che, solo perché Hardin non va a letto con quella ragazza non significa che non ci andrà con qualcun'altra, se non l'ha già fatto.
«Pensi che porterei un'altra qui, nel nostro appartamento? Sono passati solo due giorni, è questo che pensi di me?»
Ha un bel coraggio. «Sì! Certo che penso questo... adesso!»
Lui fa una smorfia di dolore, poi sospira sconfitto. «Dove hai dormito stanotte? Sono andato da mio padre e non ti ho trovata.»
«Da mia madre.»
«Oh.» Sembra in imbarazzo. «Vi siete chiarite?»
Lo guardo dritto negli occhi. Non mi capacito che abbia il coraggio di chiedermi della mia famiglia. «Non sono questioni che ti riguardano.»
Tende una mano verso di me, ma subito dopo si ferma. «Mi manchi tanto, Tessa.»
Il mio cuore perde un battito, ma poi ricordo quant'è bravo a raggirarmi e mi volto dall'altra parte. «Certo, lo immagino.» Non permetterò a me stessa di crollare davanti a lui.
«È vero, Tessa. Ho fatto un casino, ma ti amo. Ho bisogno di te.»
«Smettila, Hardin. Risparmiati il tempo e la fatica. Non mi freghi più. Hai ottenuto quello che volevi, quindi perché non la smetti?»
«Perché non posso.» Cerca di prendermi la mano, ma la tiro via.
«Ti amo. Ho bisogno che tu mi dia una possibilità di farmi perdonare. Ho bisogno di te, Tessa. Ho bisogno di te. E tu hai bisogno di me...»
«No, a dire il vero no. Stavo bene, prima che arrivassi tu.»
«Stare bene non vuol dire essere felice.»
«Felice?» sbotto. «Adesso invece sarei felice?» Come osa sostenere di potermi rendere felice?
Eppure mi ha resa molto felice, in passato.
«Non dirmi che non credi che ti amo.»
«So per certo che non mi ami, e che per te era tutto un gioco. Mentre io mi innamoravo di te, tu mi usavi.»
I suoi occhi si riempiono di lacrime. «Lascia che ti dimostri quanto ti amo, per favore. Farò qualunque cosa, Tessa. Qualunque cosa.»
«Mi hai già dato abbastanza dimostrazioni, Hardin. Se ora sono qui seduta con te è perché voglio ascoltare cos'hai da dire prima di rifarmi una vita.»
«Io non voglio che tu ti rifaccia una vita.»
Sospiro esasperata. «Non me ne importa niente di cosa vuoi tu! Il punto è che mi hai ferito.»
«Hai detto che non mi avresti mai lasciato.» La sua voce è incrinata.
Quando fa così, ho paura delle mie reazioni. Vedere il suo dolore mi rende irrazionale. «Ho detto che non ti avrei lasciato se tu non me ne avessi dato motivo. Ma l'hai fatto.»
Ora capisco perfettamente perché aveva sempre tanta paura che lo lasciassi. Pensavo temesse di non essere alla mia altezza, ma sbagliavo. Aveva paura perché sapeva che sarei fuggita appena avessi scoperto la verità. E infatti dovrei scappare, adesso. Ho cercato di giustificare il suo comportamento con quello che ha subito nella sua infanzia, ma ora inizio a chiedermi se mentisse anche su quello. Se mentisse su tutto.
«Non ce la faccio più. Mi fidavo di te, Hardin. Mi fidavo completamente. Ti amavo, e intanto tu mi usavi. Hai la minima idea di come mi sento? Sapere che tutti intorno a me mi prendevano in giro e ridevano alle mie spalle, compreso te, la persona di cui mi fidavo di più.»
«Lo so, Tessa, credimi. Non so spiegarti quanto mi dispiace. Non so come mi sia venuto in mente di fare quella scommessa. Pensavo che sarebbe stato facile...» Gli tremano le mani. «Pensavo che
saresti venuta a letto con me e tutto sarebbe finito lì. Ma tu eri così testarda, e così... intrigante, che non riuscivo a smettere di pensare a te. Escogitavo modi per incontrarti, anche solo per litigare con te.
Dopo quel giorno al ruscello ho capito che non era più solo una scommessa, ma non riuscivo ad ammetterlo a me stesso, e temevo per la mia reputazione. So che è una cosa orribile da dire, ma sto cercando di essere sincero con te. E le cose che raccontavo a tutti...non erano quelle che facevamo davvero. Non sarei riuscito a farti questo, neppure all'inizio. Mi inventavo cose che non erano
successe, e loro ci credevano.»
Le lacrime mi rigano le guance e lui me le asciuga. Non faccio in tempo a scostarmi, e il suo tocco mi brucia la pelle. Devo sforzarmi per non appoggiare la guancia alla sua mano.
«Detesto vederti così», mormora. Chiudo gli occhi e li riapro, tentando di frenare le lacrime. Resto in silenzio, e lui continua: «Te lo giuro, ho iniziato a dire a Nate e Logan del ruscello, ma poi ho capito
che mi irritava – anzi mi ingelosiva – l'idea che loro sapessero cos'ho fatto con te... come ti ho fatta sentire. Perciò ho raccontato che tu mi hai fatto... Be', mi sono inventato qualcosa».
Il fatto che abbia mentito agli amici non migliora le cose, eppure mi sento un po' sollevata al pensiero che solo io e lui sappiamo davvero cos'è successo tra noi, i dettagli dei nostri momenti insieme.
Ma non basta. E d'altronde, probabilmente mi sta mentendo anche adesso – non si capisce mai, con lui – e io sto abboccando un'altra volta.
«Anche se ti credessi, non potrei perdonarti», concludo. Batto le palpebre per scacciare le lacrime.
Lui si prende la testa tra le mani. «Non mi ami?» chiede in un sussurro.
«Sì, ti amo», ammetto. La mia confessione resta sospesa in aria.
Lui abbassa le mani e mi guarda in un modo che mi fa pentire di averglielo detto. Però è vero, lo amo. Lo amo troppo.
«Allora perché non puoi perdonarmi?»
«Perché sei imperdonabile. Non solo hai mentito, ma ti sei preso la mia verginità per vincere una scommessa, e poi hai mostrato a tutti il mio sangue sulle lenzuola. Come si fa a perdonare una cosa del genere?»
Nei suoi occhi verdi leggo la disperazione. «Mi sono preso la tua verginità perché ti amo!» Io scuoto la testa con forza e lui prosegue:
«Non so più chi sono, senza di te».
Distolgo lo sguardo. «Non poteva funzionare, in ogni caso, e lo sappiamo entrambi», gli dico per sentirmi meglio. È difficile vederlo soffrire, ma allo stesso tempo il suo dolore così evidente allevia il mio... almeno un po'.
«Perché non dovrebbe funzionare? Stavamo benissimo...»
«Tutto ciò che avevamo si basava su una bugia, Hardin. E poi, guardati allo specchio e guarda me.» Non lo penso davvero, ma se lo merita: merita che io usi contro di lui la sua più grande insicurezza. Ha sempre avuto paura dell'impressione che diamo
insieme, temeva di non essere alla mia altezza. E ora glielo butto in faccia.
«Stai parlando di Noah? L'hai rivisto, vero?»
È sull'orlo delle lacrime e devo ricordare a me stessa che è colpa sua, che è stato lui a rovinare tutto. «Sì, l'ho rivisto, ma non c'entra niente. Il problema sei tu, che fai sempre quello che vuoi senza curarti delle conseguenze, e ti aspetti che agli altri vada bene così!» strillo, e mi alzo in piedi.
«Non è vero, Tessa!» grida. Alzo gli occhi al cielo, esasperata. Fa una pausa, e va verso la finestra, poi si volta di nuovo nella mia direzione. «Okay, sì, forse è vero. Ma tengo a te, credimi.»
«Be', dovevi pensarci quando andavi in giro a vantarti della tua conquista», rispondo in tono calmo.
«La mia conquista? Ma dici sul serio, cazzo? Tu non sei una conquista, tu sei tutto per me! Sei il mio respiro, il mio dolore, il mio cuore, la mia vita!» Fa un passo verso di me. La cosa più triste è che
queste sono le parole più toccanti che Hardin mi abbia mai rivolto, però le sta gridando.
«È un po' tardi!» obietto. «Pensi di poter...»
Mi coglie alla sprovvista: mi posa una mano sulla nuca e mi bacia.
Il tepore familiare della sua bocca mi fa cedere le ginocchia. La mia lingua segue i movimenti della sua prima che la mia mente capisca cosa succede. Lui geme di sollievo e io cerco di spingerlo via. Mi
afferra i polsi con una sola mano e se li tiene stretti al petto mentre continua a baciarmi. Mi dibatto per liberarmi, ma ma la mia bocca continua a muoversi insieme alla sua. Lui arretra, si appoggia al
bancone e mi attira a sé, lasciando l'altra mano sulla mia nuca, così da tenermi ferma. Il dolore dentro di me inizia a dissolversi, le mie mani si rilassano nelle sue. È sbagliato, ma è bellissimo.
Ma è sbagliato.
Mi tiro indietro e giro la testa per non farmi più baciare. «No», dico.
«Ti prego...»
«No, Hardin, devo andare.»
Mi lascia i polsi. «Dove?»
«Non... non lo so ancora. Mia madre mi sta cercando un posto in qualche dormitorio.»
«No... no...» risponde con voce ansiosa. «Tu abiti qui, non tornare in dormitorio.» Si passa le mani tra i capelli. «Se qualcuno deve andarsene, quello sono io. Per favore, resta qui, così so dove sei.»
«Non c'è bisogno che tu sappia dove sono.»
«Resta.»
Se devo essere del tutto sincera con me stessa, voglio restare con lui. Voglio dirgli che lo amo più della mia vita, ma non posso. Mi rifiuto di lasciarmi trascinare di nuovo in questa storia, di diventare una di quelle ragazze che permettono agli uomini di fargli qualsiasi cosa.
Raccolgo le mie borse e dico l'unica cosa che potrà impedirgli di seguirmi, anche se è una bugia. «Noah e mia madre mi aspettano. Devo andare.»
Esco dall'appartamento senza voltarmi, e lui non mi segue.

After un cuore a mille pezziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora