26 HARDIN

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HO passato una pessima giornata. Un inferno che ho accolto a braccia aperte, ma comunque un inferno. Non mi aspettavo di trovare Tessa a casa, al ritorno dall'aeroporto. Mi ero inventato una semplice bugia: la mia ragazza sarebbe rimasta fuori città tutta la
settimana di Natale. Mia madre si era lamentata un po' ma non aveva fatto troppe domande. Era così emozionata – e sorpresa, a dire il vero – che ci fosse una donna nella mia vita. Penso che lei e mio padre si fossero rassegnati all'idea che sarei rimasto solo.
D'altronde mi ero rassegnato anch'io.
È paradossale che io non riesca a togliermi dalla testa questa ragazza, dato che fino a tre mesi fa volevo stare da solo. Non sapevo cosa mi stavo perdendo, e ora che lo so non ce la faccio a rinunciarci.
Ho provato a dimenticarla, ed è stato un disastro. La bella ragazza bionda con cui sono uscito sabato sera non era Tessa. Nessuna lo sarà mai. Sì, le somigliava, anche nel modo di vestire. Arrossiva quando dicevo una parolaccia e sembrava un po' intimorita da me.
Era carina, ma noiosa.
Le mancava quel fuoco che Tess ha: non mi ha rimproverato per le volgarità, non ha reagito nemmeno quando le ho posato una mano sulla coscia durante la cena. So che ha accettato di uscire con me solo per togliersi lo sfizio di passare una serata con un cattivo ragazzo prima di andare in chiesa l'indomani, ma va bene così, perché anch'io la stavo usando. La usavo per riempire il vuoto lasciato da Tessa. Per distrarmi dal fatto che Tessa era a Seattle con quell'idiota di Trevor. Quando ho tentato di baciarla mi sono sentito terribilmente in colpa. Mi sono tirato indietro, e sul suo viso innocente ho notato l'imbarazzo. Sono praticamente scappato via,
piantandola in asso al ristorante.
Guardo dormire la ragazza di cui sono disperatamente innamorato. Trovarla nel nostro appartamento, con i suoi vestiti in lavatrice, la casa pulita e persino il suo spazzolino da denti in bagno... mi ha dato un briciolo di speranza. Ma sperare serve a poco.
Mi aggrappo ancora alla remota possibilità che mi perdoni. Se si svegliasse adesso si spaventerebbe a morte vedendo come la fisso.
Devo calmarmi, devo lasciarle un po' di spazio. Questo comportamento e queste emozioni sono snervanti, mi turbano, non so gestirli. Ma ci riuscirò: ce la farò a risolvere questo problema. Le scosto una ciocca di capelli dal viso e mi costringo ad allontanarmi dal letto e a tornare al posto che mi compete, sul pavimento freddo.
Forse stanotte riuscirò a dormire.

After un cuore a mille pezziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora