100 HARDIN

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QUANDO entro nello studio di mio padre, Landon rimane esterrefatto.
«Che ci fai qui?» sbuffa.
«Sono venuto a parlare con te.»
«Di cosa?»
Mi accomodo sulla grande sedia in pelle dietro la lussuosa scrivania di quercia. «Di Tessa, ovviamente.»
«Mi ha detto che le hai già chiesto di uscire. Complimenti, le hai lasciato molto spazio.»
«Cos'ha detto?»
«Non ho intenzione di riferirti le sue parole», mi liquida infilando un foglio nel fax.
«Ma cosa stai facendo?»
«Invio i risultati degli esami alla New York University. Il prossimo semestre mi trasferisco lì.»
Il prossimo semestre? Ma che cazzo?... «Perché così presto?»
«Perché non voglio sprecare altro tempo qui, quando potrei stare con Dakota.»
«Tessa lo sa?» Sono sicuro che le dispiacerà. E in fondo, ma proprio in fondo, dispiace anche a me che lui se ne vada...
«Sì, certo che lo sa, è stata la prima persona a cui l'ho detto.»
«Comunque, ho bisogno di una mano per questa stronzata dell'appuntamento.»
«Stronzata? Che gentiluomo.»
«Vuoi aiutarmi o no?»
«Vabbe'.»
«Lei dov'è?» gli chiedo. La porta della sua camera era chiusa quando sono arrivato, e ho preferito non bussare. Volevo farlo, ma mi sto sforzando di lasciarle spazio. Se non avessi notato la sua macchina nel vialetto mi sarei spaventato, ma so che è qui. Be', cazzo, lo spero proprio.
«Non lo so, è con quel tizio, credo... Zed», dice Landon.
Scatto in piedi.
«Scherzavo! Calmati! È nella serra con mia madre.»
«Non fa per niente ridere. Sei un imbecille.»
Per tutta risposta, lui sghignazza.
«Adesso devi aiutarmi per forza», aggiungo.

Landon mi dà qualche consiglio, poi mi accompagna all'uscita.
«Tessa va alla Vance con la sua macchina, in questi giorni?» gli chiedo.
«Sì, ha preso qualche giorno di ferie quando... be', lo sai già.»
«Mmm...» Passando davanti alla stanza in cui dorme Tessa abbasso la voce. Non voglio pensare a quanto male le ho fatto, in questo momento. «Credi che sia lì dentro?» bisbiglio.
«Non lo so, è probabile.»
«Dovrei...» Giro la maniglia e la porta si apre cigolando. Landon mi guarda storto, ma lo ignoro e sbircio nella stanza.
Tessa è sdraiata sul letto, circondata da fogli e libri. Indossa dei jeans e una felpa; doveva essere molto stanca se si è addormentata mentre studiava.
«Hai finito di spiare?!» mi sibila Landon all'orecchio.
Spengo la luce e richiudo la porta. «Non la spio. La amo, va bene?»
«Lo so, ma evidentemente non ti è chiaro il concetto di lasciarle spazio.»
«Non posso farci niente, sono così abituato alla sua presenza, e le ultime due settimane senza di lei sono state un inferno. Non riesco a starle lontano.»
Scendiamo le scale in silenzio. Spero di non sembrare troppo disperato, ma d'altra parte è soltanto Landon, quindi non me ne importa molto.

Non mi va di andare all'appartamento ora che Tessa non c'è. Per un attimo valuto di chiamare Logan e andare alla confraternita, ma so che è una pessima idea. Non voglio che sorgano problemi, e quando vado lì succede sempre. Ma non ho nessuna intenzione di tornare in quell'appartamento vuoto.
Ci vado lo stesso. Sono troppo stanco, mi sembra di non dormire da giorni.
Mi sdraio sul nostro letto e cerco di immaginare le sue braccia intorno a me, la sua testa sul mio petto. È difficile pensare di riuscire a passare il resto della vita così, senza poterla più abbracciare, senza sentire più il calore del suo corpo accanto al mio... Devo fare
qualcosa. Qualcosa di diverso, qualcosa che dimostri a lei e a me stesso che posso cambiare. Devo cambiare. E porca puttana, cambierò.

After un cuore a mille pezziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora