44 TESSA

24 1 0
                                    

HARDIN mi prende le mani e le tiene tra le sue per un momento, poi mi abbraccia stretta come se avesse paura di vedermi scomparire.
Quando ho detto di voler restare, ho capito quant'è liberatorio non dovermi più preoccupare che i segreti del passato di Hardin riaffiorino per tormentarci. Non devo più temere che qualcuno mi
riveli qualcosa di scioccante: ormai so tutto. Finalmente so quello che c'è da sapere. Mi torna in mente quella frase: A volte è meglio restare all'oscuro che essere accecati dalla luce. Ma non penso che per me sia così, ora. Le cose che ha fatto mi turbano, ma lo amo e ho scelto di non lasciarmi più influenzare dal passato.
Hardin va a sedersi sul letto. «A cosa stai pensando? Hai qualche domanda? Voglio essere sincero con te.»
«No... Vorrei sapere come sta Natalie... ma non ho domande.»
«Ho smesso di essere quella persona, lo sai vero?»
L'ho già rassicurato in merito, ma capisco che abbia bisogno di sentirmelo dire di nuovo. «Lo so. Lo so davvero, piccolo.»
Mi guarda negli occhi. «Piccolo?»
«Non so perché l'ho detto...» Arrossisco. Non l'ho mai chiamato se non Hardin, quindi è un po' strano.
«No... mi piace.» Sorride.
«Mi è mancato il tuo sorriso», gli dico, e lui smette di accarezzarmi le mani.
«E a me il tuo. Non ti faccio sorridere abbastanza.»Vorrei rispondergli qualcosa per togliergli quell'espressione dubbiosa, ma non ho intenzione di mentirgli. Deve sapere cosa provo. «Sì... su questo dobbiamo lavorare.»
Mi traccia piccoli cuori sul palmo della mano. «Non so perché mi ami.»
«Non importa perché, l'importante è che ti amo.»
«La lettera era stupida, vero?»
«No! La smetti con l'autocritica? Era bellissima. L'ho letta tre volte di fila. È stato bello leggere le cose che pensavi su di me... su di noi.»
Accenna un sorriso, ma sembra ancora preoccupato. «Sapevi che ti amavo.»
«Sì... ma è bello scoprire i dettagli. Non mi dici mai quel tipo di cose.»
«Oh.» Sembra imbarazzato. Mi innervosisce ancora che sia diventato lui l'elemento vulnerabile in questa coppia. Quel ruolo era sempre spettato a me.
«Non sentirti in imbarazzo», gli dico.
Mi cinge in vita e mi fa sedere sulle sue gambe. «Non mi ci sento», mente.
Passo una mano tra i suoi capelli e poso l'altra sulla sua spalla.
«Secondo me sì.» Lui affonda la faccia nel mio collo ridendo.
«Che vigilia di Natale... È stata una giornata molto lunga», commenta, e io non posso che confermare.
«Troppo lunga. Non mi capacito ancora che mia madre sia venuta qui. È incredibile.»
«Be', è comprensibile. Sbaglia i modi, ma non puoi biasimarla se non vuole che tu stia con uno come me.»
Scendo dalle sue gambe e mi siedo accanto a lui sul letto. Lo guardo storto: non mi piace che pensi che mia madre abbia ragione.
«Tess, dico solo che ho riflettuto bene sulle cose che ho fatto, e non possiamo fargliene una colpa se si preoccupa.»
«Be', si sbaglia, e possiamo anche smettere di parlare di lei.»
Sono stanca e irritabile. Per fortuna quest'anno orribile sta per finire.
«Okay, di cosa vorresti parlare?»
«Non lo so... un argomento più leggero.» Mi sforzo di sorridere.
«Per esempio, quanto sai essere romantico.»
«Non sono romantico!»
«Certo che lo sei. Quella lettera lo dimostra.»
«Non era una lettera, era un biglietto. Un biglietto che, nelle intenzioni, doveva essere di poche righe.»
«Va bene, un biglietto romantico.»
«Smettila...»
«Stai cercando di irritarmi per farmi dire il tuo nome?»
Mi afferra per i fianchi e mi fa sdraiare sul letto. «No. Nel frattempo ho escogitato altri trucchi per farti dire il mio nome», mi bisbiglia all'orecchio.
Quelle poche parole accendono un fuoco dentro di me. «Ah, davvero?»
Ma all'improvviso mi torna in mente la sagoma senza volto di Natalie e mi sento male. «C'è tua madre di là, meglio di no», gli dico.
«Posso cacciarla via», scherza lui sdraiandosi accanto a me.
«Oppure potrei cacciare via te.»
«Non me ne vado di nuovo. E nemmeno tu.» La certezza con cui lo dice mi strappa un sorriso.
Restiamo sdraiati a guardare il soffitto. «Ecco qua. Abbiamo chiuso con il tira e molla?» chiedo.
«Sì, chiuso. Niente più segreti, niente più fughe. Pensi di riuscire a non scaricarmi per almeno una settimana?»
Gli sferro un pugno sulla spalla. «E tu pensi di riuscire a non farmi arrabbiare per una settimana intera?»
«È fattibile.» Sorride.
«Qualche volta dovrai fermarti da me al dormitorio. È lontano.»
«Dormitorio? Non andrai a vivere in dormitorio. Abiti qui.»
«Ci siamo appena rimessi insieme, ti sembra davvero una buona idea?»
«Tu resti qui. Fine della discussione.»
«Devi essere molto confuso, per parlarmi in questo modo», dico, e mi alzo su un gomito per guardarlo. «Non voglio andare in nessun dormitorio, volevo solo vedere la tua reazione», concludo sorridendo.
«Be', mi fa piacere che tu sia tornata antipatica come prima.»
«E io sono contenta che tu sia di nuovo maleducato. Mi stavo preoccupando, dopo una lettera così romantica.»
«Chiamami romantico un'altra volta e ti prendo qui e ora, mamma o non mamma.» Rimango esterrefatta e lui scoppia a ridere.
«Scherzavo! Dovresti vedere la tua faccia! Ma non dovremmo ridere, con tutte le cose che sono successe oggi.»
«Forse è proprio per quello che facciamo bene a ridere.» Finisce sempre così: litighiamo e ci rappacifichiamo.
«La nostra storia è proprio incasinata.» Sorride.
«Già.» È come stare sulle montagne russe.
«Ora basta, però, va bene? Lo prometto.»
«Okay.» Mi sporgo a dargli un rapido bacio.
Ma non basta. Non basta mai. Lo bacio di nuovo, più a lungo. Le nostre labbra si schiudono all'unisono e lui mi infila la lingua in bocca. Mi fa sdraiare sopra di lui. Nonostante tutti i problemi, ci lega una passione bruciante. Inizio a strusciare i fianchi contro di lui e lo sento sorridere sulle mie labbra.
«Penso che possa bastare, per il momento», dice.
Annuisco e appoggio la testa sul suo petto. Lui mi abbraccia.
«Spero che domani vada tutto bene», riprendo dopo qualche minuto di silenzio.
Lui non replica e quando alzo la testa vedo che ha gli occhi chiusi.
Dorme. Doveva essere esausto, e d'altronde lo sono anch'io.
Mi alzo e controllo l'ora: sono le undici passate. Gli sfilo i jeans delicatamente, senza svegliarlo, e mi sdraio accanto a lui. Domani è Natale, e posso solo pregare che la giornata sia migliore di oggi.

After un cuore a mille pezziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora