51 HARDIN

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LA prima cosa che vedo aprendo la porta è il volto di mio padre. Un livido violaceo sulla guancia, un piccolo taglio al centro del labbro inferiore.
Li saluto con un cenno del capo, perché non so proprio cosa dire.
«Che bella casa.» Karen mi sorride e tutti e tre restano sulla soglia con aria incerta.
Tessa accorre in nostro soccorso entrando nella stanza. «Venite, accomodatevi. Quelli puoi lasciarli sotto l'albero», si rivolge a Landon, indicando il sacchetto pieno di regali che ha in mano.
«Abbiamo portato anche i pacchetti che avete lasciato a casa nostra», dice mio padre.
La tensione si taglia con il coltello. Non è rabbia, è più che altro imbarazzo. Molto imbarazzo.
«Grazie mille.» Tess gli sorride. È così brava a mettere a loro agio le persone. Almeno uno di noi lo è.
Landon entra in cucina per primo, seguito da Karen e Ken. Prendo Tessa per mano, per tentare di placare l'ansia.
«Com'è andato il viaggio?» chiede lei per rompere il ghiaccio.
«Non troppo male, ho guidato io», risponde Landon.
Pian piano l'atmosfera si fa meno tesa. Tra una portata e l'altra Tess mi stringe la mano sotto il tavolo.
«Era tutto buonissimo», si complimenta Karen.
«Ha fatto tutto Hardin», spiega Tess mettendo una mano sulla mia coscia.
«Davvero? Era squisito, Hardin», sorride Karen.
Avrei preferito non mi desse il merito. Sentirmi sotto osservazione mi innervosisce. Tessa preme più forte la mano sulla mia coscia: vuole che dica qualcosa.
Guardo Karen. «Grazie», riesco a formulare, e sentendo un'altra strizzata alla coscia mi sforzo anche di sorridere.
Dopo qualche secondo di silenzio, Tessa si alza portando via il piatto. Va in cucina, e mi chiedo se seguirla.
«Un ottimo pranzo, figliolo. Complimenti», interviene mio padre.
«È solo roba da mangiare», borbotto. Lui abbassa gli occhi. Mi correggo: «Insomma, Tessa cucina meglio di me, ma grazie».
Sembra soddisfatto della mia risposta. Karen mi sorride imbarazzata e mi fissa con quegli occhi stranamente confortanti.
Distolgo lo sguardo. Tessa torna a tavola prima che qualcun altro possa complimentarsi per il pranzo.
«Be', apriamo i regali?» propone Landon.
«Sì», rispondono in coro le due donne.
Resto più vicino possibile a Tessa mentre ci spostiamo in salotto.
Mio padre, Karen e Landon si siedono sul divano, io vado a piazzarmi sulla poltrona e faccio sedere Tessa sulle mie ginocchia, anche se posso notare che è imbarazzata. Karen cerca di trattenere un sorriso.
Landon va a prendere i regali e li distribuisce. Porge a Tessa un pacchetto con su scritto: «Da Ken e Karen». Lei strappa la carta rivelando una scatolina azzurra con il logo di Tiffany.
«Cos'è?» chiedo a bassa voce. Non me ne intendo di gioielli, ma so che quella marca è costosa.
«Un braccialetto.» Tira fuori una catenella d'argento con due ciondoli, un piccolo fiocco e un cuoricino. In confronto a questo, il mio regalo, che Tessa porta al polso, è uno schifo.
«Certo, ci avrei scommesso», mormoro.
Lei mi guarda storto, poi si gira verso di loro. «È bellissimo, grazie mille a entrambi», risponde con un gran sorriso.
«Ne ha già...» inizio a dire. Detesto che il loro regalo sia più bello del mio. Ho capito, mio padre è pieno di soldi. Ma non potevano scegliere un'altra cosa, una qualsiasi? Ma Tessa mi prega in silenzio, mi supplica con gli occhi, di non peggiorare ulteriormente la situazione. Con un sospiro, mi appoggio allo schienale, sconfitto.
«Cosa c'è nel tuo?» mi domanda tentando di rallegrarmi. Mi dà un bacio sulla fronte e accenna al pacchetto posato sul bracciolo della poltrona, per dirmi di aprirlo. Lo faccio e le mostro il costoso
contenuto.
«Un orologio.»
Mi girano ancora le palle per quel braccialetto. Volevo che portasse il mio tutti i giorni, volevo che fosse il suo regalo preferito.

After un cuore a mille pezziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora