52 HARDIN

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KAREN è felicissima del set di tortiere. «Le volevo da mesi!»
Tessa credeva che non mi fossi accorto che sul biglietto c'era anche il mio nome, invece me n'ero accorto. Solo che non mi andava di cancellarlo.
«Mi sento un idiota, perché ti ho preso solo un buono, mentre tu mi hai comprato questi fantastici biglietti», le dice Landon.
Devo ammettere di essere contento che le abbia fatto un regalo così impersonale, un buono acquisto per il lettore di ebook. Se le avesse fatto un regalo migliore mi sarei irritato, ma a giudicare dal sorriso di Tessa si direbbe che abbia ricevuto una prima edizione di
Jane Austen. Cazzo, non mi capacito ancora di quel braccialetto così costoso; che razza di esibizionisti. E se lo mette al posto del mio?
«Grazie per i regali, sono bellissimi», mi dice mio padre mostrandoci il portachiavi sbagliato scelto da Tessa.
Mi sento un po' in colpa per i lividi che ha in faccia, ma allo stesso tempo lo trovo buffo. Voglio chiedergli scusa... be', non è che voglia, ma so che devo. Non possiamo fare un passo indietro. Non è stato terribile passare del tempo con lui, dopotutto. Karen e Tessa vanno molto d'accordo, e devo darle la possibilità di avere accanto una figura materna, dal momento che è colpa mia se non è più in buoni
rapporti con sua madre. È brutto da ammettere, ma per me è meglio così: un ostacolo in meno alla nostra storia.
«Hardin?» mi chiama Tessa.
Alzo gli occhi e capisco che qualcuno di loro mi stava parlando.
«Vuoi andare alla partita con Landon?»
«Eh? No», rispondo subito.
«Grazie, amico», ribatte Landon irritato.
«Cioè, penso che lui non vorrebbe», mi correggo.
Comportarmi come una persona civile è molto più difficile del previsto. Lo sto facendo solo per lei... Be', se devo essere sincero lo faccio anche per me stesso, perché ricordo le parole della mamma: la rabbia mi frutterà solo ferite alle mani e solitudine.
«Possiamo andarci io e Tessa, se tu non vuoi», propone Landon.
Perché cerca di irritarmi, per una volta che provo a essere gentile?
Lei sorride. «Sì, ci vengo volentieri, anche se non so niente di hockey.»
Mi arrendo. «Okay, ci vengo.»
Landon è chiaramente divertito e so che lo è pure Tessa, anche se non la vedo in faccia.
«Mi piace molto come avete arredato questo appartamento, Hardin», fa mio padre.
«Perlopiù era già arredato, ma grazie», rispondo. Sono giunto alla conclusione che è meno imbarazzante picchiarci che sforzarci di non litigare.
Karen mi sorride. «Sei stato gentile a invitarci.»
La mia vita sarebbe più facile se Karen fosse insopportabile, ma ovviamente è una delle persone più gentili che abbia mai conosciuto.
«Figurati... Era il minimo, dopo quello che è successo ieri.» So di avere la voce tirata.
«Lascia stare, sono cose che capitano...»
«Non proprio; non credo che la violenza sia una tradizione natalizia», replico.
«Forse lo sarà d'ora in poi; l'anno prossimo Tessa può picchiare me», scherza Landon in un futile tentativo di alleggerire l'atmosfera.
«Potrei farlo davvero», lo provoca lei facendogli una linguaccia.
Accenno un sorriso. «Non succederà più», dico guardando mio padre.
Lui ricambia lo sguardo con aria assorta. «È stata anche colpa mia, figliolo. Avrei dovuto immaginare che non poteva finire bene.
Ma spero che, ora che hai sfogato una parte della rabbia, potremo fare un altro tentativo di riconciliarci.»
Tessa posa la mano sulla mia per confortarmi. «Ehm... sì... va bene», borbotto imbarazzato. «Sì...» ripeto mordendomi la guancia.
Landon batte le mani sulle ginocchia e si alza. «Bene, è ora di andare, ma fammi sapere se vuoi davvero venire alla partita. Grazie a entrambi per l'ospitalità.»
Tessa li abbraccia tutti e tre mentre io resto appoggiato alla parete.
Per oggi sono stato abbastanza gentile, e non ho intenzione di abbracciare nessuno. Eccetto Tessa, naturalmente, ma dopo la cortesia che ho dimostrato oggi mi deve ben più di un abbraccio.
Guardo l'abito che le accarezza le curve e devo trattenermi per non trascinarla subito a letto. Ricordo la prima volta che l'ho vista con quel vestito. All'epoca mi sembrava orribile, adesso lo adoro.
Quand'era uscita dal dormitorio sembrava una venditrice di Bibbie porta a porta. Mi aveva lanciato un'occhiataccia quando l'avevo presa in giro, ma non avevo idea che stavo per innamorarmi di lei.
Saluto di nuovo tutti e faccio un gran sospiro. Una partita di hockey con Landon, ma in che casino mi sono cacciato?
«È andata molto bene, e tu sei stato bravissimo.» Tessa si toglie subito le scarpe con il tacco e le appoggia accanto alla porta.
«Benino, direi.»
«Benone, altroché.» Mi sorride.
«Come ti pare», brontolo, e lei ridacchia.
«Ti amo tanto, lo sai, vero?» dice, e comincia a rimettere tutto in ordine. La prendo in giro perché è una maniaca della pulizia, ma se abitassi da solo questa sarebbe una discarica.
«Allora, ti piace l'orologio?» mi chiede.
«No, è orrendo, e non porto orologi.»
«A me sembra bello.»
«E il tuo braccialetto?» domando esitante.
«È bellissimo.»
«Ah...» Distolgo lo sguardo. «È di marca e costa un sacco.»
«Sì... mi dispiace che abbiano speso tutti quei soldi, visto che non lo porterò. Dovrò metterlo una volta o due quando ci vediamo.»
«Perché?»
«Perché ho già un braccialetto preferito.» Agita il polso facendo tintinnare i ciondoli.
«Ah, preferisci il mio?» Non riesco a nascondere un sorriso stupido.
Mi guarda con aria di rimprovero. «Ma certo che sì, Hardin.»
Cerco di aggrapparmi all'ultimo briciolo di dignità che mi è rimasta, ma non ci riesco: vado da lei e la prendo in braccio. Lei strilla e io rido. Non ricordo di aver mai riso così tanto in vita mia.

After un cuore a mille pezziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora