35 HARDIN

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«VADO a cambiarmi», dice Tessa.
Ha ancora gli occhi rossi. Sapevo che si sarebbe commossa con quel film, ma devo ammettere che mi ha fatto piacere. Non sono contento che pianga, ma mi piace quando si fa coinvolgere dalle cose. Si abbandona completamente alla trama dei romanzi e dei film, si immerge nella storia e se ne lascia trascinare.
Esce dalla cabina armadio in pantaloncini e reggiseno di pizzo bianco.
Porca miseria. Non riesco a non fissarla.
«Pensi che potresti metterti... la mia maglietta?» le chiedo. Non so come reagirà, ma mi manca vederla dormire con le mie magliette.
«Molto volentieri.» Sorride e va a prendere quella che mi sono tolto e ho lasciato in cima alla sacca del bucato da lavare.
«Bene», commento, sforzandomi di non sembrare troppo eccitato.
Ma osservo il suo seno che preme contro il pizzo del reggiseno quando alza le braccia.
Smettila di fissarla. Va' piano, lei vuole che ci andiate piano. Sì, posso andare piano... dentro e fuori da lei. Merda, cosa mi prende?
Proprio mentre sto per distogliere lo sguardo, lei si sfila il reggiseno facendolo uscire da una manica della maglietta.
«Qualcosa non va?» mi domanda sedendosi sul letto.
«No.» Deglutisco e la guardo sciogliersi i capelli. Le ricadono sulle spalle in splendide onde chiare. Scuote lentamente la testa. Lo fa apposta per farmi soffrire, non c'è altra spiegazione.
«Okay...» dice, e si sdraia sopra il piumone. Preferirei che si infilasse sotto, almeno non sarebbe così... esposta.
Mi guarda con aria interrogativa. «Vieni a letto o no?»
Non mi ero accorto di essere ancora in piedi sulla porta. «Sì...»
«So che ci metteremo un po' a riabituarci a stare insieme, ma non devi essere così... distante», afferma in tono nervoso.
«Lo so», rispondo, e la raggiungo a letto.
«Non è poi così strano come temevo che fosse», mormora.
«Già...» Sono sollevato di sentirglielo dire; avevo paura che non sarebbe più stato come prima. Che sarebbe stata sulla difensiva e non la Tessa che amo. Con lei è tutto semplice, dannatamente semplice, e complicato al tempo stesso.
Si appoggia al mio petto e posa una mano sulla mia. «Sei così strano. Dimmi a cosa stai pensando.»
«Solo che sono contento che tu sia ancora qui.» E non riesco a non pensare che mi piacerebbe fare l'amore con te. Non solo sesso, molto di più: un legame tra noi, il più stretto possibile. Una dimostrazione di fiducia. Mi si stringe il cuore quando penso alla fiducia che lei nutriva per me e che io ho tradito.
«Non è solo questo.»
«È terribile quello a cui stavo pensando», ammetto. Non voglio che creda che sia solo un oggetto per me, che la sto usando. Non voglio rivelarle i miei pensieri, ma non posso continuare a nasconderle le cose, ho bisogno di essere onesto con lei fin da ora.
«Stavo pensando solo... che mi andrebbe molto di scop... cioè... di fare l'amore con te.»
«Oh», mormora sorpresa.
«Lo so, sono uno stronzo.» Facevo meglio a mentire.
«No... No, non lo sei.» Arrossisce. «Stavo pensando alla stessa cosa, più o meno.» Si morde il labbro, stuzzicandomi ancora di più.
«Insomma, è passato un po' di tempo... Seattle non conta, perché ero ubriaca.»
Cerco sul suo viso il rimprovero per il mio scarso autocontrollo in quell'occasione, ma non lo trovo. Vedo l'imbarazzo, però. Al ricordo degli eventi di quella notte, sento tendersi il tessuto dei boxer.
«Non devi pensare che ti sto usando... per via di tutto», spiego.
«Hardin, tra le cose che sto pensando in questo momento, quella è proprio l'ultima. Dovrei pensarlo, ma non lo penso.»
Avevo tanta paura che per colpa mia i nostri momenti di intimità fossero rovinati per sempre. «Sei sicura? Perché non voglio fare altre cazzate.»
Per tutta risposta, mi prende la mano e se la infila tra le gambe.
Merda. Con l'altra mano la tiro verso di me. Pochi istanti dopo sono sopra di lei, un ginocchio tra le sue gambe. La bacio sul collo, sulle spalle, sul seno; lei mi sfila la maglietta e i pantaloni e io la aiuto.
Voglio toccare ogni parte del suo corpo, ogni centimetro di pelle, ogni curva, ogni spigolo. È così bella... Mentre mi chino a baciarle la pancia, e continuo a spogliarla, lei affonda le dita tra i miei capelli.
Esploro il suo corpo come se fosse la prima o l'ultima volta, ma lei mi mette fretta: «Hardin... ti prego...»
Mi sposto sul suo punto più sensibile e la accarezzo lentamente con la lingua. Il suo sapore mi inebria.
«Oddio», ansima lei, e mi tira i capelli.
Solleva i fianchi dal letto e si spinge contro la mia lingua. Mi tiro indietro e lei geme. È bello che mi voglia disperatamente come io voglio lei. Prendo un preservativo dal comodino e apro la bustina con i denti.
Guardo il suo petto che si alza e si abbassa per il desiderio. Tiro giù i boxer e infilo il preservativo. «Sta' ferma», le dico, e mi posiziono tra le sue gambe. Non resisto più, sono così duro che fa male.
«Sei sempre pronta per me, piccola», mormoro, la tocco con le dita e poi gliele porto alla bocca per farle sentire il suo sapore.
Mentre mi lecca le dita, io mi faccio strada in lei. Mi mancava tanto questa sensazione. «Wow», sussurro, e lei geme di sollievo.
Tutte le mie angosce svaniscono quando affondo in lei, riempiendola completamente. Tessa sospira e io inizio a muovermi ritmicamente, dentro e fuori.
«Ancora, Hardin... ti prego.»
Cazzo, come mi piace sentirmi scongiurare. «No, piccola... voglio andarci piano stavolta.» Muovo lentamente i fianchi, voglio godermi ogni secondo. Voglio farle capire quanto la amo, quanto mi dispiace averla fatta soffrire, e che farei qualsiasi cosa per lei. La bacio e gemo quando lei affonda le unghie nei miei bicipiti.
«Ti amo... ti amo così tanto...» le dico accelerando un po' il ritmo.
So che questa lentezza è una tortura per lei.
«Ti... ti amo», mugola, e iniziano a tremarle le gambe: è quasi arrivata al culmine.
Mi piacerebbe vedere che faccia abbiamo in questo momento, uniti l'uno all'altra ma così diversi: il contrasto tra la sua pelle liscia e chiara e la mia, imbrattata di inchiostro nero. Il buio che incontra la
luce, la perfezione del caos: è tutto ciò di cui ho paura, tutto ciò che voglio, tutto ciò di cui ho bisogno.
I suoi gemiti si fanno più intensi; le infilo una mano in bocca perché possa morderla. «Shhh... lasciati andare, piccola.»
Accelero ancora, sento il suo corpo irrigidirsi sotto il mio, e pochi secondi dopo la raggiungo, eccitato dalla sua eccitazione. È la droga perfetta. «Guardami», ansimo. I suoi occhi incontrano i miei e sono perduto. Esplodo, e intanto il suo corpo si rilassa, lasciandoci entrambi appagati ed esausti.
Mi tolgo il preservativo e faccio per scendere dal letto, ma lei mi ferma prendendomi per un braccio. Le sorrido e resto dove sono, appoggiandomi al gomito. Mi accarezza la guancia, descrive piccoli
cerchi con il pollice.
«Ti amo, Hardin», mormora.
«Ti amo, Tess», dico appoggiando la testa sul suo petto.
Sento le palpebre pesanti, e il suo respiro rallentare. Mi addormento ascoltando il battito del suo cuore.

After un cuore a mille pezziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora