Muir in celtico significa "Nata dal mare"
Questo racconto nasce in un giorno di pioggia tanti anni fa.
E oggi, in un giorno di pioggia, ve ne faccio dono.
Due sorelle separate dalla nascita.
Un'avventura che trascende il tempo e ci riporta in luoghi...
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Ermes da giorni non si dava pace. Aveva inviato a Fides un breve messaggio col loro sistema di comunicazione. Sapeva che lui avrebbe compreso il suo pensiero, senza ulteriori spiegazioni.
Il ritrovamento di Asteria non poteva essere un caso fortuito. La principessa di per sé non avrebbe costituito un problema, ma era facilmente manipolabile.
Fides non l'aveva mai colta a rubare informazioni militari o spiare Altea. Possibile che si fosse sbagliato? Eppure la campana di allarme nel suo cervello non voleva spegnersi.
Incapace di stare fermo, si aggirava per i corridoi del castello senza una meta quando sentì Araxe impartire ordini. Dal tono tagliente della voce intuì che stesse allenando una recluta. Rimase stupito quando si accorse della minuta figura che schivava e affondava la lama.
I capelli di Eos erano ricresciuti e fuggivano dalla coda come pagliuzze di grano. Ermes si ritrovò a sorridere quando la sentì imprecare come un marinaio. Quella ragazza non smetteva mai di stupirlo. Non si rese nemmeno conto di esser sceso nei giardini e di aver raggiunto Tmolus seduto sul muretto.
Da quando proferire insulti sortiva lo stesso effetto del canto di una sirena? A ciò pensava mentre fissava i muscoli delle gambe di Eos contrarsi ad ogni affondo.
La ragazza si fermò a prendere fiato.
«Ottimo. Stai facendo grandi progressi» le scompigliò i capelli Araxe.
Eos gli regalò uno sguardo adorante.
Ermes sentì un leggero fastidio allo sterno, non seppe identificarne la motivazione.
«Merito tuo, sei il migliore» rispose Eos con un sorriso. Aveva le guance rosse e il fiatone.
Tmolus scoppiò in una sonora risata «Fossi in te, non lo adulerei così. Finirà per camminare come un pavone per tutto il giorno»
«La tua è solo invidia!» rispose con uno smorfia Araxe all'amico.
In tutto risposta Tmolus gli saltò addosso passando il braccio intorno al collo di Araxe e costringendolo ad abbassarsi. Di contro lui reagì con una finta, e molle, indignazione.
"Chissà se Araxe se ne è mai accorto" pensò Ermes mentre li osservava. Tmolus interveniva sempre quando una donna mostrava interesse per l'amico, cercando di sviarne l'attenzione. Ai suoi occhi era evidente che entrambi attendevano solo un segnale di assenso dell'altro per potersi lasciare andare. Ma questo sembrava scorgerlo solo lui. Anche Eos, sempre attenta ai movimenti di Araxe, non aveva intuito nulla. Lo venerava senza vederlo realmente.
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Eos si lavò e si cambiò in tutta fretta. Oggi sarebbe riuscita a parlare ad Araxe col cuore in mano. Ne era certa.
Il sole stava tramontando dietro ai monti, quando riuscì ad individuare Araxe nelle cucine. Era in piedi appoggiato alla porta e fissava con sguardo spento qualcosa all'interno del locale. Lo vide mordersi il labbro e voltarsi verso la sua direzione.
«Oh Eos» la salutò con un gesto. Aveva gli occhi pieni di lacrime trattenute.
Ad Eos mancò il fiato, che stava accadendo? Perché Araxe era così sofferente? Sbirciò all'interno della cucina e scorse Tmolus che rideva con una serviente, lei gli stava preparando un cesto con del pane e del formaggio e sorrideva con le gote rosse. Il guerriero l'inondava di complimenti.
Le speranze di Eos si infransero in quell'istante. Ad entrambi piaceva quella donna?
«T-ti piace lei?» chiese e si pentì subito di aver aperto bocca, la sua voce era incerta e sbeccata. Avrebbe capito cosa stava provando, non voleva quell'umiliazione.
Araxe le rispose con un sorriso tirato «Lei? O no...no... il mio è un amore a senso unico. Da troppo tempo ormai. Forse... forse è ora di andare avanti»
Eos era confusa. Se il problema non era quella donna, chi?
Araxe si incamminò lungo il corridoio e lei rimase sola a confrontarsi col suo dolore. Dunque l'affetto che Araxe le dimostrava era pari a quello di un fratello. Si era illusa.
«Che accade? Dov'è Araxe?» la voce di Tmolus fece sobbalzare Eos, si asciugò velocemente una lacrima.
«Ha detto che il suo amore non è corrisposto e che...» la voce le si incrinò «è giunta l'ora di andare avanti» intendeva forse dimenticare? Allora lei poteva avere una speranza?
Tmolus aggrottò le sopracciglia e si incamminò dietro l'ombra che svaniva nel lungo corridoio.
«Araxe!» Tmolus lo chiamò, nella sua mente si affollavano domande "Dove voleva andare? Di chi era innamorato? Com'era possibile che non se ne fosse accorto prima?"
Eos li seguì senza pensarci, intontita dal dolore che le comprimeva lo sterno. Rimase qualche passo indietro quando vide Tmolus raggiungere Araxe e prenderlo per un braccio.
«Cosa significa che vuoi andare avanti? Vuoi andartene? Vuoi lasciarmi solo?» gli urlò contro Tmolus.
Araxe impallidì «Io...tu...come»
«Smettila di balbettare!» Tmolus prese il viso dell'amico tra i palmi e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
«Tu mi piaci» riuscì a dire Araxe «E non come amico. Non posso più starti accanto così»
«Perché? Perché vuoi andartene?»
«Non capisci? Non riesco a...» Araxe non riuscì a terminare la frase. Le labbra di Tmolus si appoggiarono sulle sue esattamente come nei suoi sogni più arditi ma, a differenza di quelli, non riuscì a ricambiare. Rimase pietrificato dallo stupore.
«Per me non lo sei mai stato. Solo un amico intendo. Mai. Nemmeno quando eravamo piccoli» Tmolus appoggiò la fronte a quella di Araxe.
«Ma allora...tutte quelle donne? E Asteria? E...»
«Era il modo più veloce per ottenere dei favori. Del cibo da condividere con te, le cure di cui necessitavi quando eri ferito, dei vestiti nuovi... l'ho fatto per donarti qualcosa»
«Non lo fare mai più. Non userai mai più il tuo fascino su di loro per ottenere favori» Araxe si allontanò di un passo incrociando le braccia.
Tmolus alzò gli occhi al cielo «Va bene. Va bene»
Eos ritornò sui suoi passi. Non aveva compreso nulla. Alla fine non era che una stupida ragazzina. Corse verso la sua camera e solo allora riuscì a dare sfogo alla tempesta che le infuriava in petto.
Un'altra persona, nascosta nell'ombra del corridoio aveva assistito alla dichiarazione dei due cavalieri.
«Ho finalmente compreso il piano di Asteria» Ermes si incamminò verso il suo studio.
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