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<<Selene, ti senti bene? E' successo qualcosa?>> Mi chiese Martina leggermente preoccupata. <Si sto bene, è tutto apposto>> risposi. <<Scusaci se ti abbiamo lasciata sola sulle scale, e che mentre prendevamo da bere ci siamo fermate a parlare con due ragazzi e non ci siamo rese conto di quanto tempo abbiamo perso!>> Mi disse Giulia. <<I ragazzi che erano insieme al "tipo strano" e a quell'altro?>> chiesi. <<Sii!>> mi rispose Giulia come se fosse felice di aver fatto quelle conoscenze. <<D'altronde noi siamo le ragazze più grandi qui dentro quindi sai, ci ha fatto piacere parlare con dei ragazzi grandi, e non con i soliti ragazzini della nostra età...sono troppo stupidi!>> Mi sussurrò Martina. <<Giulia, sai chi è quel tipo in jeans e maglietta che indossa solo la maschera, quello "strano"?>> chiesi. <<Non ne ho idea. Perché? Ti piace forse?>> mi rispose lei con un occhiatina maliziosa. <<Certo che no! Come fa a piacermi se neanche so chi è! e che....ecco...mentre ero sulle scale mi fissava...>>dissi timidamente. <<Uuhh forse gli piaci! Perché non vai a parlare con lui? Anzi no guarda, andiamo tutte e tre da loro quattro così facciamo tutti conoscenza che ne dite ragazze?>> Propose Giulia entusiasta. Io e Martina esitammo, ma il suo entusiasmo ci trascinò dai quattro ragazzi.

Ci ritrovammo tutti e sette insieme in un angolo della grande sala. Martina e Giulia stavano chiacchierando con i due ragazzi del bar più quello che era andato in pista a ballare. Io e il "tipo strano" ci ritrovammo un po' in disparte; lui cominciò di nuovo a fissarmi e nonostante io cercassi in tutti i modi di ignorarlo alla fine cedetti di nuovo e ricambiai lo sguardo. Diversamente da quanto pensassi, lui non si voltò come aveva fatto precedentemente e ci ritrovammo tutti e due a fissarci senza proferire una parola. I suoi occhi erano grandi e scuri, dolci ma allo stesso tempo furbi come se potessero sfidare il mondo intero senza timore e le labbra rosee gli incorniciavano un timido sorriso appena accennato. Mi sentivo come paralizzata, i suoi occhi grandi scavavano dentro me come se cercassero qualcosa; decisi che era arrivato il momento di rompere il silenzio. <<Come ti chiami?>><< Io sono....Mario, piacere>> disse esitando. <<Mario? Non ci credo!>> Dissi ridendo. <<Si Mario, come Super Mario!>> Sorrise timidamente. <<Oookei. Io sono...Germana>> dissi scherzando. <<No tu sei... Selene... vero?>> Disse abbassando lo sguardo quasi tentando di nascondersi. I miei occhi si spalancarono come due finestre al vento. Come poteva sapere il mio nome? <<Come fai a saperlo?>> chiesi leggermente sconvolta. <<Em... è un po' lungo da raccontante, ma le tue amiche l'hanno detto ai miei due amici che erano al bar e....bhè... ora lo so anche io>> disse con un grande sorriso. <<Io penso di conoscerti, non so...hai qualcosa di familiare...>> gli dissi ad un certo punto. <<Si me lo dicono in molti!>> rispose lui sarcastico. Non sapevo più come continuare quella conversazione.

La mezzanotte era passata. Erano precisamente le 00.30 e la sala era ormai quasi vuota. Mancava poco all'arrivo della mamma di Giulia, ci avrebbe preso e riaccompagnato nelle rispettive case. Giulia e Martina stavano ancora chiacchierando del più e del meno con i tre ragazzi, mentre io ero uscita in giardino. L'aria fredda era più pungente del solito e nonostante il cappottino che mi ero portata dietro sentivo terribilmente freddo. Del "tipo strano" o meglio Mario, come aveva detto di chiamarsi, non c'era più traccia. Ma, come al solito, mi sbagliavo. Mi sentii coprire le spalle con un giaccia pesante; guardai la mia spalla: la giaccia era nera di pelle foderata all'interno in modo da poter essere utilizzata in inverno; potevo sentire il profumo che emanava. Feci un respiro profondo lasciando che quel profumo mi arrivasse dritto ai polmoni riempiendoli. <<Va meglio?>> Una voce interruppe il mio respiro. Mi voltai completamente e indovinate chi mi aveva appena poggiato la sua giacca sulle spalle? Si proprio lui, Mario. <<Grazie, ma davvero, non ce n'era bisogno>> dissi voltandomi. Mario si sedette accanto a me dicendo <<veramente stavi tremando dal freddo, ce n'era bisogno eccome!>> <<Grazie...>> risposi. Lo sentivo vicino, fin troppo vicino...

Tell me your secret tonight || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora