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Restammo entrambi in silenzio in quella fredda notte di febbraio. Gli ultimi partecipanti alla festa di carnevale stavano andando via, ma di Giulia, Martina e gli altri ragazzi non c'era traccia; così come non c'era nessuna traccia della mamma di Giulia che avrebbe dovuto venirci a prendere. Mario era tornano a fissarmi. Era tardi, ero stanca e un po' assonnata <<cosa c'è? Perché mi fissi in quel modo?>> Chiesi un po acida. <<...Niente...è che...mi piacciono i tuoi capelli...>> Sentivo che mentiva. <<Ah..>> Risposi annoiata. <<Selene, mi daresti il tuo numero? Mi...mi piacerebbe rivederti...>> Disse tentennando. Mi voltai e nonostante il buio e la maschera che gli ricopriva gran parte del volto vidi che arrossì terribilmente per ciò che aveva appena detto. <<Ti darò il mio numero solo se mi dici come ti chiami veramente. E non provare a mentire!>> Dissi in tono di sfida; sapevo che avrebbe continuato a dirmi di chiamarsi Mario. Mi guardò perplesso, infine sospirò socchiudendo gli occhi e disse <<Mi chiamo Lorenzo>>. Era terribilmente sincero. Avevo perso la sfida e ora mi toccava dagli il mio numero di cellulare. Ero restia a darglielo, ma qualcosa dentro me era felice di avere un contatto con lui, cosa che avrebbe permesso di sentirci anche dopo quella serata.<<Lorenzo, quanti anni hai?>> ruppi l'imbarazzante silenzio. <<19, ad Aprile 20. E tu?>> disse. <<Credevo fossi più piccolo....Bhè io ne ho 17, compiuti il mese scorso.>> risposi. <<Non sembri così piccola...forse sarà il vestito o i capelli ma non dimostri affatto 17 anni!>> Disse scherzando. Gli sorrisi.

Di colpo pensai che Lorenzo mi stava cominciando a piacere; un pensiero alquanto stupido visto che ci conoscevamo appena. <<Potresti toglierti la maschera? Vorrei vederti bene in viso>> dissi sfacciata, forse fin troppo. Lui si imbambolò, e cominciò a balbettare cose senza senso come se parlasse fra se e se. Alla fine disse soltanto <<Non posso, parlo seriamente. Non insistere per favore.>> Il suo tono era serio e non ammetteva insistenze. Forse aveva qualche strano segno o qualche cicatrice sul viso? Aveva qualcosa di così tanto orribile da nascondere dietro quella maschera? Quei dubbi non trovavano risposta, o almeno per il momento. <<Em, va bene. Vai a scuola? O lavori già?>> Non riuscivo a star zitta; sentivo profondamente di conoscerlo eppure qualcosa mi sfuggiva prima che riuscissi a capire chi era davvero. <<Diciamo che lavoro. Cioè non è un vero e proprio lavoro, è più un hobby...>> rispose. <<Uhm.>> Mormorai. <<Tu? scommetto che vai ancora a scuola>> disse. <<Si, sono al quarto anno.>> Gli risposi. Si avvicinò ancora di più a me, così vicino che io riuscivo quasi a percepire il calore della sua pelle. Mi spaventò. Con le mani, senza che mi rendessi conto di nulla, prese la mia maschera e la sollevò sulla testa scoprendomi la faccia. Mi voltai imbarazzata e mi scostai da lui; ma non c'era niente di male, anzi se io avessi mostrato la mia faccia stanca e assonata probabilmente anche lui si sarebbe tolto la maschera.

Adesso i suoi occhi sembravano pale meccaniche che svanano il terreno in profondità. Senza maschera mi sentivo terribilmente vulnerabile al suo sguardo. <<Sei molto carina...>> mi sussurrò; arrossii. I nostri sguardi non si staccarono più. Avrei voluto tanto che si togliesse quella dannata maschera ma non fu così. Qualcosa di caldo afferrò la mia mano dolcemente. Abbassai lo sguardo e vidi la sua mano sulla mia. Di colpo mi spinse verso di se e mi strinse violentemente. <<Dammi un bacio>> disse arrogante. Panico. Lorenzo: arrivava ad un festa di carnevale con jeans e maglietta e solo una maschera in volto, mi fissava insistentemente, mi mentiva dicendo di chiamarsi Mario e ora... tentava forse di violentarmi? <<Lasciami!>> gridai ferocemente, riuscendo a slegarmi da lui. Quell'urlo squarciò il silenzio della notte. Giulia, Martina e gli altri ragazzi uscirono di corsa dal locare e ci fissarono sconcertati. <<Andiamo a casa.>> Dissi a Giulia e Martina; loro si avvicinarono a me chiedendomi cosa fosse successo e perché avevo urlato in quel modo. <<Ni...niente...>>. In lontananza sentimmo un auto avvicinarsi al locale. Finalmente la mamma di Giulia era venuta a prenderci. Salimmo di corsa in auto senza salutare e partimmo. Durante il tragitto mi sentivo più sicura; ma un profumo familiare continuava a stuzzicare il mio naso.

 Scappando dal locale non mi ero resa conto che avevo ancora sulle spalle la giacca di Lorenzo.


Tell me your secret tonight || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora