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Le gambe facevano male, le braccia fendevano l'aria fresca di quella sera, il cuore pompava più in fretta che poteva e la bocca si asciugava come una goccia d'acqua nel deserto. Nove fottutissimi minuti, dovevo salire su quell'autobus. Ad un tratto sentii una forte fitta al petto, poi buio. Quando riaprii gli occhi la mia guancia destra sembrava essersi fusa col marciapiede; ero svenuta ed ero caduta a terra come un sasso. <<Non può essere...>> cominciai a singhiozzare, era buio e di lì non passava quasi mai nessuno. Presi il cellulare: ore 21:37, quattro chiamate perse. Ero una ragazza morta. Mi alzai a fatica dal marciapiede e pensai a cosa potevo fare, avevo solo due scelte: tornare indietro da Lorenzo e restare con lui o tornare a casa e restarci chiusa per sempre. Ma Lorenzo mi avrebbe tenuta con se? O sarebbe stato troppo impegnato con il suo "lavoro"? Quale bugia mi avrebbe raccontato questa volta, per mandarmi via...?

Squillò il cellulare. E' Giulia. <<Pronto?>> la mia voce tremava paurosamente. <<Sele? Cos'hai?>> <<S....sono...mo...morta...>>crollai nel bel mezzo della sera; nel silenzio potevo sentire l'eco dei miei singhiozzi. <<Cosa!? Ma che dici?? Comunque volevo solo dirti che mi dispiace di averti detto quelle cose l'altro giorno a scuola... ma ora dimmi che cavolo hai combinato!>> <<Dopo tutto quel casino non potevo più uscire di casa; oggi ne ho avuto l'opportunità e me la sono bruciata, resterò chiusa tra quelle quattro mura per sempre!>> Gridai al telefono tra le lacrime. Dopo un breve attimo di silenzio Giulia riprese a parlare <<Stai li, ti vengo a prendere.>> E chiuse la chiamata. "Come fa a sapere dove sono se non gliel'ho detto?!" urlai nella mia mente. Mi stava prendendo in giro? Si stava in qualche modo vendicando del torto che le avevo fatto? Mi sedetti a terra con le gambe incrociate, e piansi...piansi tanto. Trascorsero solo dieci minuti circa e un auto apparve in fondo alla strada, veniva verso la mia direzione; Giulia e sua mamma erano venute a prendermi.

Giulia scese dalla macchina e mi abbracciò; e quando mi guardò in viso rimase sconvolta, senza parole. Cadendo e sbattendo forte sull'asfalto duro come la pietra, sulla mia guancia si era formato un grosso livido viola circondato da un alone rossastro. Le labbra di Giulia cominciarono a tremare e i suoi occhi si riempivano lentamente di lacrime. <<Cosa ti ha fatto quello stronzo?!>> Strillò. <<Stavo correndo per prendere l'autobus e sono caduta a terra...>> <<Dimmi la verità, Selene!>> Era questa la verità. <<Lorenzo...>> la mia espressione in volto si addolcì <<è....è stato.... bellissimo...>>dissi con un filo di voce; smisi di piangere all'istante, chiusi gli occhi e mi abbandonai tra le braccia della mia amica. Il ricordo delle ore precedenti mi cullò fino all'ospedale; la mamma di Giulia era molto preoccupata per le mie condizioni, e non aveva nessuna intenzione di rimandarmi a casa in quello stato. Solo nelle prime ore del mattino i medici ci lasciarono andare; non era nulla di grave: il mio corpo era stato sotto sforzo per troppo tempo e aveva ceduto. Giulia non si staccò un attimo da me, mi tenne compagnia fin dentro casa mia, fino alla mia stanza. Ero troppo stanca e stordita per pensare a cosa ne sarebbe stato di me.

Non solo non ero rientrata a casa all'orario prestabilito, ma vi ero tornata solo alle prime luci dell'alba e con grosso livido viola sulla guancia.

Tell me your secret tonight || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora