32. Accademia

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-... E quindi qualsiasi cosa accada, mi raccomando, cerca e fai riferimento solo a me. Chiaro?-
Sherlock la guardò in silenzio.
-Chiaro?- ripeté.
Siria si riscosse.
-Come il sole- mentì, sfoderando un sorrisone: non aveva ascoltato Sherlock proprio per intero, e non aveva voglia di sentirlo parlare ancora.
-Poi ci parli tu con tuo padre se succede qulcosa- sbuffò Holmes.
Siria ridacchiò mentre il taxi si fermava: erano arrivati.

Li accolse il ragazzo che avevano già conosciuto, che mostrò loro l'Accademia, spiegando il loro ruolo all'interno della scuola.

-In pratica dobbiamo stare fermi- concluse pragmatico Sherlock.

L'artista, colto di sorpresa, balbettò qualcosa mentre Siria sorrideva, trattenendo una risata.

Dovevano cominciare: si sistemarono a richiesta dei maestri, per dare inizio ad una giornata di immobilità.

Dopo qualche ora, Siria si alzò e cercò di sciogliere tutti i muscoli: le sembrava di essere diventata un pezzo di marmo. Sbadigliò. Non avevano visto né sentito niente di interessante stando in mezzo agli scultori, quindi Sherlock volle fare un giro nei dintorni. Si defilarono, infilandosi in ogni porta che trovavano aperta.

Non trovarono nulla.

Un frustrato Sherlock e un'irrigidita Siria fecero ritorno a Baker Street ma l'accoglienza di John li risollevò: the caldo e biscotti.

Siria stritolò il padre in un abbraccio mentre Sherlock lanciò un lungo sguardo innamorato e grato al medico.

Appena prima di addormentarsi, Sherlock ricevette un messaggio.

Da: Mycroft
Domattina ore 8 sarò da te.
Fatti trovare.
-MH

Sempre affettuoso il fratellone.

Lanciò via il telefono e andò a stringersi tra le braccia del suo uomo.

Una figlia inaspettataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora