23. Scelte

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La mattina dopo, Sherlock si svegliò per primo. Rimase immobile nel letto, ad ascoltare il respiro regolare e profondo di John, disteso al suo fianco. Quella notte erano rimasti abbracciati a lungo, prima di prendere sonno.

Sherlock aveva aiutato Johna far scomparire i fantasmi del passato, che a volte lo attanagliavano durante il sonno, e a rassicurarlo che Siria non fosse più in pericolo. Una volta che Watson si era addormentato, Holmes aveva sorriso, gli si era accoccolato a fianco, e si era addormentato, ringraziando il caso, o chi per lui, per aver messo JohnWatson sulla sua strada.

Un mugolio strappò Sherlock dalle proprie riflessioni: Johnsi era svegliato. Sorrise, guardandolo lentamente uscire dal sonno profondo in cui era immerso poco prima.

-Buongiorno- gli sussurrò.

Johnsorrise, serrando gli occhi e cominciando a stirarsi.

Il sorriso di Sherlock si allargava ogni secondo che passava.

Lo guardava emergere lentamente dal sonno, pensando che in anni di convivenza non lo aveva mai osservato così da vicino mentre si svegliava.

-Ciao...- mugolò Watson, la voce ancora impastata dal sonno.

Sherlock non avrebbe mai pensato che i suoi muscoli facciali si potessero tendere a tal punto da formare un sorriso largo come quello che gli si era stampato in faccia. Johnlo guardò e rise piano.

-Cosa c'è?- fece incuriosito Holmes.

-C'è che hai il sorriso più bello e più largo d'Inghilterra- rispose ridendo Watson.

Sherlock avvampò. Nessuno gli aveva mai detto una cosa simile. Non sapendo cosa rispondere, premette le sue labbra contro quelle di John, che ricambiò il bacio.

-Dobbiamo alzarci, vero?- fece John.

-Non tassativamente... Possiamo stare qui tutto il giorno, se ti va- fece Sherlock sorridendo, come fosse un bambino che chiede alla mamma per Natale una bomba atomica.

-Sherlock-.

-Sì?!- fece innocente lui.

-E a Siria chi ci pensa?-.

-Mi pare abbastanza grande per potersi fare un the da sola-.

-Era ad un passo dalla morte ieri notte!-

-Ieri notte, appunto. Stamattina sono sicuro che non rischi niente- fece sorridendo.

Johnsi limitò a guardarlo con disappunto. Si alzò, sbadigliando.

-Abbiamo una casa e un'attività da mandare avanti, muoviti!-.

Sherlock rimase nel letto, avvolgendosi nel lenzuolo, ed evitando di rispondere. Johnrise alla sua reazione, mentre usciva dalla camera.

Siria si svegliò quando raggi di sole entrarono dalle fessure della serranda. Tutto era immerso nel silenzio. Le tornarono in mente brandelli di quello che era successo la notte prima. Rabbrividì, tentando di allontanare quelle immagini. Avrebbe imparato col tempo a conviverci. Sospirò. Doveva alzarsi, altrimenti sarebbe rimasta preda di quei pensieri per troppo. Si sollevò, mettendosi a sedere. Sbadigliò. Scese dal letto lentamente. Decise che avrebbe fatto per prima cosa una doccia: l'avrebbe aiutata a rilassarsi e ad affrontare il nuovo giorno.

Uscì dalla camera.

Sorpresa, incrociò Johnper il corridoio.

-Buongiorno...- mormorò lei a bassa voce, abbassando lo sguardo.

Aveva tanto da spiegargli, ma aveva paura. Che l'avrebbe odiata, che l'avrebbe mandata via dalla sua vita. Alzò lo sguardo, timorosa. Incrociò lo sguardo del padre.

-Scusa- le uscì dalle labbra.

Johncontinuava a fissarla immobile. Poi, come la prima volta, allungò la mano e la tese davanti a sé, davanti a Siria. Lei sapeva cosa significava quel gesto.

Scegliere.

Accettare o rinunciare.

Tornare alla sua vita e lasciare Londra e l'Inghilterra come un ricordo, o... O cosa? Oppure, essere sua figlia. Chiuse gli occhi, respirando a fondo. Non aveva bisogno di pensare. Aprì gli occhi, allungando la mano verso John. La prese delicatamente, e guardò Watson. Gli si fiondò tra le braccia.

-Mi dispiace, mi dispiace davvero... Mi dispiace tanto papà...- sussurrava lei.

Johnsi limitava a stringerla a sé. È così che si sentiva un padre? Così male e bene allo stesso tempo? Stava male al pensiero che qualcuno potesse farle male, e stava bene perché sentiva che tra loro c'era un legame speciale, forte, e indivisibile. Lei si sciolse dall'abbraccio, sorridendo. Indicò il bagno, arrossendo un po' mentre faceva un sorriso di scusa. Johnrise, lasciandola. Lei si infilò in bagno, regalandogli un altro sorriso.

Una figlia inaspettataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora