17. Still not involved?

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Merda.

Un altro morto?!

Siria si ritrovò a provare sentimenti contrastanti: da una parte era triste, confusa, arrabbiata, perché nessuno poteva togliere la vita ad un'altra persona, senza diritto, ma da un'altra si sentiva incredibilmente... Quasi contenta.

Aveva la possibilità che il bastardo avesse commesso un errore, avesse lasciato un segno che permettesse loro di prenderlo. Era stupita di se stessa: essere... Contenta per un omicidio non era quello che pensava di provare.

Scosse la testa: quel viaggio in Inghilterra sarebbe dovuto essere diverso, secondo i suoi programmi.

Niente omicidi, detective, o polizia: al massimo qualche trauma psicologico, niente a che fare con inquietanti scritte con il sangue su pareti bianche.

Sospirò: ormai era lì, tanto valeva partecipare, pensò sorridendo.

Fece per provare ad alzarsi, verificando la propria stabilità: buona. Si compiacque di se stessa, cominciando a muovere qualche passo intorno al salone.

Decise di andare a farsi una doccia e poi, eventualmente, uscire con suo padre e Sherlock.

Si avvicinò al bagno, dopo aver preso il necessario dallo zaino.

Suonò il campanello, lacerandole l'apparente superficie di calma che aveva nella testa.

Imprecò: di nuovo mal di testa.

Apparve di nuovo Lestrade, che mentre saliva chiamò i due, aggiungendo che era necessario "portare la ragazzina".

Siria gli andò incontro, salutandolo e facendo cenno di entrare.

-Di solito non sono così cortesi, lo sai?- disse scherzoso il detective.

Siria sorrise.

-Posso immaginare- rispose.

-Qualcuno ha qualcosa in contrario con l'ospitalità offerta in questa casa?-. Sherlock apparve nella stanza, pronto per uscire.

Johnarrivò poco dopo.

I due si fermarono, notando che Lestrade stava guardando insistentemente Siria, ancora fasciata nel corto vestito della sera prima, scorrendo con lo sguardo lungo il corpo della ragazza.

Johnsi schiarì la voce, tentando di attirare l'attenzione di Lestrade.

Sherlock non usò né tatto né discrezione, come prevedibile.

-Lestrade, ha qualcosa da ridire su di lei?- fece provocatorio.

Siria, che non si era accorta di niente perché armeggiava con il cellulare, alzò la testa, confusa.

Lestrade si riscosse e, accorgendosi di essere osservato, tentò di giustificarsi balbettando:- Io... Non so se... Beh, quel... Vestito è... Insomma, adatto-.

Sherlock lo guardò impassibile.

-Se sopportano me, sopporteranno anche lei- disse, secco, chiudendo il discorso -forza, andiamo-.

Una volta arrivati sulla scena, Siria si concentrò sulle scritte, nonostante il mal di testa continuasse imperterrito a perforarle la testa ad ogni pensiero.

Richiamò l'l'attenzione di Lestrade.

-Le vittime sono due?- chiese.

Lestrade la guardò.

-Stai scherzando?-.

Siria rimase immobile.

-Risponda, per favore-.

Lestrade sospirò.

-Sì, sono due... Ancora l'hai dedotto dalle scritte?-

Siria annuì, facendo comparire un mezzo sorriso sulle labbra.

Passò un po' di tempo in cui rimasero in silenzio, contemplando le terzine di Paolo e Francesca, immortalati per l'eternità dal poeta fiorentino tra i lussuriosi.

-Erano amanti, vero, ispettore?-.

Lui rimase in silenzio per un po', poi decise che era giusto rivelarle tutto. Faceva parte dell'indagine anche lei, dopotutto.

-Sì. Sono morti mentre... Lo facevano. Il sangue è stato tolto loro mentre... Erano vivi-.

Siria sbiancò, deglutendo a vuoto.

-Erano peccatori, no?- sussurrò a voce bassissima, riprendendo le credenze di Dante.

La raggiunse Sherlock, che aveva ascoltato l'ultima parte della conversazione.

Quando fu dietro di lei, le appoggiò le mani sulle spalle, rimanendo in silenzio. Lei posò una mano sopra quella di Sherlock.

Lui si avvicinò di più, circondandole il collo con un braccio.

Lei si girò.

-Sherlock...?! Sei... Tu?-.

Lui si limitò ad alzare gli occhi al cielo, sospirando.

-Scusa, hai ragione, sono un'idiota- disse ridendo.

Lestrade assistette alla scena sempre più confuso. Stava succedendo davvero, non stava sognando: Sherlock Holmes stava... Abbracciando qualcuno. Qualcuno che non fosse Watson. E poi stava abbracciando una ragazzina che conosceva a malapena da una settimana.

Lestrade scosse la testa. Aveva rinunciato da tempo a capire come funzionava Sherlock.

-Siria, dovresti... Venire di là. C'è una... Cosa che devi vedere- fece Sherlock, mettendosi di fronte a lei.

Lei annuì, seguendolo mentre si dirigeva verso la camera da letto dove erano stati uccisi i due.

La porta era aperta.

Siria entrò, fissando i teli che coprivano i due cadaveri.

Aveva ragione, allora.

Cosa c'era che doveva vedere?

Alzò lo sguardo.

Sbiancò, cercano qualcosa a cui aggrapparsi.

Sul muro bianco, c'era una scritta.

Stavolta era in inglese: "Are you having fun, girl?".

Una figlia inaspettataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora