Svenimento causato da uno sbalzo di pressione, generato dall'uscita repentina dall'edificio freddo al caldo della strada. Johnsapeva che dietro ciò c'era altro: quella maledetta scena di omicidio, il salone insanguinato che per un po' avevano perseguitato anche lui. Era evidente che le avevano sconvolto il fisico oltre che l'anima e Johnnon si perdonava per questo. Si prese il viso tra le mani sospirando stancamente. Lui e Sherlock erano stati rispediti a casa dai medici, che avevano assicurato loro che avrebbero ricevuto una chiamata se ci fossero stati problemi con Siria. Ora erano in taxi, era notte e si stava facendo freddo, e i due tornarono a casa quasi rabbrividendo. Salirono nell'appartamento vuoto e trovarono sul tavolo la cena con un biglietto di Ms Hudson che augurava loro buonanotte e li informava che sarebbe uscita tutta la sera. Sorrisero leggendo il biglietto, ma nessuno dei due aveva fame. Johnsi sedette sul divano sospirando pesantemente e buttò indietro la testa, chiuse gli occhi e rimase immobile, lasciando che lo investisse la stanchezza e lo opprimesse. La lasciò andare e si sentì subito un po' meglio. Sherlock lo osservava silenzioso, preoccupato. Voleva parlargli, voleva che capisse che gli era vicino.
-John... Posso... Posso fare... Qualcosa per te?-
Il tono di Holmes era esitante, e Johnsospirò di nuovo, stringendo gli occhi e portandosi le mani sul viso.
-Lasciami perdere Sherlock.-
Johnsi alzò, scosse la testa e si avviò verso la camera da letto, sconfortato. Sherlock lo guardò, senza sapere cosa fare. Doveva fare qualcosa, se lo sentiva, ma non sapeva come, cosa, quando doveva farlo. Non sopportava vederlo in quelle condizioni, non poteva lasciargli passare la notte in quelle condizioni. Gli afferrò il polso. Lui si voltò. Si guardarono a lungo.
-John... Mi... Dispiace.-
-Sherlock, basta. Vado a dormire.-
-John, io...-
Watson di divincolò dalla stretta. Sherlock lo afferrò di nuovo.
-Aspetta, John. Devo parlarti.- Sherlock lo guardò intensamente. Johnsfuggì il suo sguardo. Sherlock riprese:- Quello che è successo in ospedale... Io... Non volevo. Insomma era un momento particolare, tu... Io... Insomma...-.
Johnlo guardò in modo strano, quasi sorpreso e Sherlock continuò:- Non ti preoccupare per me, tu continua come se niente fosse successo, tranquillamente.-.
Smise di parlare, la voce stava per rompersi, lasciò il polso di Johne a passi lunghi sì avviò verso la propria camera.
-Sherlock!- Johngli sì avvicinò e lo baciò intensamente, perché non conosceva un modo migliore per fargli capire quello che provava. Sherlock sorpreso ricambiò il baciò con una passione che egli stesso trovò sorprendente. Gli prese il viso tra le mani mentre cominciava a realizzare che davvero stava baciando Johne che non era un travestimento, erano loro, solo loro due, JohnWatson e Sherlock Holmes. E basta. Cominciò a baciarlo lungo il collo, Johngemette di piacere:- Oh, Sherlock... Oh...-.
Sherlock, spinto dai gemiti di John, continuò a baciarlo lungo il collo, spingendolo contro il muro. Ora era Johnche lo baciava lungo il collo e lui ansimava pesantemente. Si staccarono e ancora ansanti si guardarono e si sorrisero. Johnabbassò gli occhi e li rialzò: Sherlock era ancora lì, con lo sguardo acceso dall'eccitazione. Cominciarono a ridere e si abbracciarono, felici, adattandosi l'uno all'altro. Rimasero stretti l'uno contro l'altro a lungo e poi andarono a dormire, abbracciati. La stanchezza e le emozioni fortissime di quel giorno lì avevano sfiniti, ma riuscirono a riposare senza problemi.
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Una figlia inaspettata
FanfictionSherlock Holmes e John Watson, al ritorno da un viaggio di lavoro, trovano ad aspettarli una ragazzina: sorriso pronto, timida e cortese, un inglese un po' stentato e una voglia bruciante di conoscere il suo vero padre. Inizia così un caso intrigan...