14. Interrogatorio

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Sherlock concesse ai due qualche momento prima di richiamare John. Mentre aspettava, il suo sguardo vagò irrequieto per un po' attraverso la stanza, e poi si posò sull'uomo che aveva davanti.

-Cosa volete da me?- fece Gamel, sospettoso.

-Stiamo aiutando la polizia con un caso particolarmente curioso, sa?- fece tranquillo Holmes.

-Ah, sì?!-.

Lo sguardo di Gamel era più allarmato.

Holmes annuì, fissandolo negli occhi.

-John!-. Sherlock rimase con lo sguardo fisso su Gamel, inchiodandolo.

Johnentrò, nella stanza e si sedette accanto a Holmes, lontano da Gamel. Holmes sentì che era più rilassato, ma avvertiva che era comunque teso, pronto a scattare. Quella ragazza lo stava condizionando in un modo non indifferente. Sherlock scacciò quei pensieri inopportuni con la mano, decidendo che non era il momento giusto per affrontarli.

-Bene, signor Gamel, eccoci qui, senza ospiti dietro cui nascondersi... Cominciamo?- disse Sherlock con un sorriso indecifrabile.

L'uomo rimase immobile, si limitò a fargli un cenno.

-Cosa volete da me?- ripeté.

-Niente di che... Soltanto dove si trovava in determinati giorni e in determinati momenti... Tutto qui.-.

Sherlock aveva un'ombra di sorriso sulle labbra, mentre Johnsembrava non ascoltare.

-Sentite, ogni giorno ho ripetizioni fino alle otto di sera... Non avrei materialmente tempo di fare alcunché- disse semplicemente Gamel.

Sherlock non si fece intimidire.

-Controlleremo, ne è cosciente?- intervenne John, riscuotendosi dal proprio silenzio.

-Ovviamente- disse l'uomo, volgendo su Johnil proprio sguardo sospettoso. Rimasero a scrutarsi per un po'. Poi Sherlock si alzò, capendo che Johnnon avrebbe resistito altri cinque minuti senza aggredirlo.

-A presto, signor Gamel... Ci rivedremo-.

Una figlia inaspettataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora