Johnsi svegliò nel letto di Sherlock, la luce mattutina che entrava dalla finestra lasciata aperta gli aveva fatto aprire gli occhi. Impiegò qualche secondo a realizzare perché si trovasse lì e perché non riusciva a far sparire dalla faccia quel sorriso ebete che gli si era stampato in viso fin dal primo momento del suo risveglio: Sherlock. Non riusciva a crederci. Semplicemente era incredibile che avesse potuto finalmente svelare a Sherlock quello che provava dopo così tanto tempo. Era rimasto di sasso quando Sherlock la sera prima gli aveva detto di continuare a vivere senza tener conto di quello che era successo. Come avrebbe potuto? Il sorriso ebete sulle sue labbra si allargò e Johnimmerse il viso nel cuscino di Holmes, lasciando che il suo profumo lo invadesse e lo lasciasse senza fiato, come altre volte era successo. Si alzò, anche perché il brontolio del suo stomaco fece prepotentemente irruzione e gli fece ricordare che aveva saltato la cena della sera prima. E poi voleva anche sapere che fine avesse fatto Sherlock, dato che come al solito si era alzato prima di lui e non lo aveva svegliato, muovendosi silenziosamente per non disturbarlo. E poi... Siria! Sì rese brutalmente conto che sua figlia era ancora in ospedale. Quella consapevolezza era stata come un colpo allo stomaco, gli aveva tolto il respiro.
-Sherlock! Dove sei?- Johnlo chiamò, aveva bisogno di lui. Voleva andare con lui in ospedale, da solo non avrebbe potuto reggere lo sguardo di Siria.
-Buongiorno John. Eccomi, sono qui.-
Sherlock sbucò dalla cucina ancora avvolto nel solito lenzuolo bianco, che una volta si era portato dietro anche a Bukingham Palace. Johngli andò incontro, fece per abbracciarlo, ma Holmes lo fermò.
-Guarda chi c'è in cucina e poi parliamone- disse facendogli l'occhiolino e fecondo un gesto plateale invitandolo ad entrare in cucina.
Johnlo guardò interrogativo e Sherlock piegò la testa con un sorriso in direzione della cucina, senza dire niente. Johnentrò ed ebbe un tuffo al cuore: Siria era lì, seduta, mentre borbottava che odiava la lingua inglese, con i capelli sparati in mille direzioni, il viso pallido e l'espressione corrucciata. Appena entrato John, Siria alzò lo sguardo, lo vide e rimase a bocca aperta. Gli corse incontro e si abbracciarono in silenzio a lungo.
-Ma... Come sei arrivata qui?- chiese John, ancora incredulo. Siria gli indicò con un gesto Holmes.
-Mi ha fatto una sorpresa stamattina in ospedale e mi ha portato qui, mentre aspettava che ti svegliassi-
Siria era in piedi e sorrideva, mentre sì scambiava uno sguardo complice con Sherlock.
-Cosa state tramando? Forza, ditemelo!-
Johnaveva colto il loro sguardo e insistette, mentre loro negavano e ridendo gli assicuravano che loro non erano complici e che non stavano assolutamente tramando niente alle sue spalle. Siria, ripresasi dalle risate, chiese di andare in bagno, e Johnglielo mostrò, tornando poi in cucina. Lì, lui e Sherlock si fissarono un po' sorridendo e Watson dopo poco gli si avvicinò accoccolandosi tra le sue braccia, mentre cercava dolcemente le sue labbra. Sherlock chinò la testa, cercando a sua volta quelle dell'altro. Quando si trovarono Johnrimase ancora senza fiato: era tutto vero. Sherlock gli prese il viso tra le mani infuocando il bacio di una passione che trovava nuova, bruciante e meravigliosa. Johnfece salire le mani fino alle spalle di Holmes, nude, dato che usava il solito lenzuolo.
-Se disturbo passo dopo, basta che me lo diciate.-
Johne Sherlock si staccarono ansimando. Siria era lì appoggiata allo stipite della porta, che li fissava con un sorrisetto furbo e gli occhi accesi da un divertimento che sembrava non avere fine.
-Siria... Io, noi... Non... Non è come sembra.-
Johnla guardò preoccupato.
-E com'è allora?- replicò lei trattenendo una risata.
-Noi... Io, cioè lui... Stavamo...- Siria lo interruppe sorridendo tranquillamente dicendo: -Non mi dovete alcuna spiegazione. Significa che avrò tre padri invece di due. Che c'è di meglio? Insomma, tre invece di uno! Wow!-.
Johnla guardò incredulo mentre Sherlock che era arrossito la guardava riconoscente. Sarebbe stato un disastro se lei avesse avuto qualche problema con l'idea di lui e Johncome coppia. Per Johnsembrava molto importante l'opinione della figlia e Sherlock stava male al solo pensiero di dover lasciar perdere Johnsolo perché la figlia non era d'accordo. Quella ragazza stava cominciando a conquistarsi un posto nella cerchia di Holmes, che la guardava con un misto di diffidenza, preoccupazione e affetto spontaneo per quella creatura che sembrava così indifesa. Sherlock si riscosse dalle sue riflessioni: stava suonando il telefono.
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Una figlia inaspettata
أدب الهواةSherlock Holmes e John Watson, al ritorno da un viaggio di lavoro, trovano ad aspettarli una ragazzina: sorriso pronto, timida e cortese, un inglese un po' stentato e una voglia bruciante di conoscere il suo vero padre. Inizia così un caso intrigan...