33. Giochiamo?

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Il trillo perforante del campanello svegliò Siria, immersa nel più profondo dei sonni. Cercò di fingere a se stessa di essere ancora nel mondo dei sogni, ma invano: quando sentì la voce di Mycroft Holmes che riempiva pacatamente il salotto di casa Holmes-Watson, si alzò dal letto con un sorriso sugli occhi assonnati.

-Ciao zio- mugolò andando a baciare la guancia del Governo Inglese sotto lo sguardo attonito di tutti, ricevendo un diplomatico saluto in risposta. Andò a procacciarsi la colazione appena dopo aver salutato anche Sherlock e John.

-Ho un incarico per te, fratellino...- esordì il maggiore degli Holmes.

-... Della massima importanza, richiede subito il tuo intervento- completò con espressione annoiata Sherlock.

John ridacchiò, e Sherlock si concesse un sorrisetto, per poi sostituirlo con un'espressione annoiata, che Mycroft conosceva fin troppo bene, e che col tempo aveva imparato a conoscere al meglio.

-Si tratta di traffico internazionale di droga-

Mycroft cercò di capire se avesse carpito la sua attenzione, e fece comparire un sorrisetto soddisfatto quando gli occhi di Sherlock si illuminarono di una scintilla.

John colse la stessa scintilla, e rabbrividì involontariamente: non voleva che Sherlock si avvicinasse minimamente a quelle sostanze.

-So di cosa si tratta- esordì Sherlock.

Mycroft nascose il proprio stupore.

-Non è possibile- sentenziò.

-Vogliamo giocare?- sorrise con gli occhi freddi di consapevolezza Sherlock.

Mycroft fece un cenno, che Sherlock sapeva essere un assenso. Ghignò.

-Comincia tu fratellone- disse Sherlock.

-Cocaina-

-Uh, la mia preferita-

-Allora?-

-Certo che è cocaina. In polvere, tra l'altro-

Mycroft rimase immobile.

-In un posto insolito- incalzò Mycroft, cercando di vincere.

-Chi si aspetterebbe che degli artisti effemminati possano spacciare?-

Mycroft digrignò i denti.

-Ma non sai dove, non puoi saperlo- mormorò tra i denti.

John si alzò per versarsi altro the.

-Certo che lo sa- sorrise divertito.

-Accademia delle Belle Arti gestita da Mr. Laurence Yers-

Ci mancò poco che Mycroft non gli ringhiasse addosso.

-Altro che già io non sappia?- rimarcò Sherlock.

-Perché sei stato assunto- ghignò Mycroft.

-Illuminami- sibilò quasi in un soffio di vittoria Sherlock, tendendo gli occhi di ghiaccio e puntandoli come un bisturi sul fratello imperscrutabile.

-Spacciano ad un sacco di figli e mogli del Parlamento, e non solo. Non va bene, va tolto di torno quel giro vizioso-.

Sherlock si alzò e lo salutò: -Avrai presto mie notizie, Mycroft-.

L'uomo uscì salutando con un cenno del capo i due.

Sherlock era già appollaiato sulla poltrona, con il ghigno della vittoria sulle labbra carnose e gli occhi accesi dall'eccitazione.

-Sembra davvero Natale...- mormorò a fil di labbra, con lo sguardo perso nel proprio palazzo mentale.

A John non venne negato un altro brivido: Sherlock sarebbe stato solo, senza protezione, esposto alla droga; la sua paura irrazionale (o forse no) che ricadesse nel tunnel era grande, ma doveva fidarsi. Doveva farlo.



Una figlia inaspettataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora