3. Deduzioni

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John e Siria tornarono a Baker Street mentre parlavano. Nonostante le difficoltà linguistiche si capivano perfettamente e si ritrovarono al 221b senza accorgersene.

-Eccoci- disse John sorridendole, -entriamo, Sherlock sarà in pensiero-. Lei lo guardò e annuì poco convinta. Temeva l'altro uomo, che John aveva chiamato Sherlock, aveva visto, quando John era svenuto, i suoi occhi pieni di rabbia, fiammeggianti e le sue parole non se ne andavano dalla sua mente, riecheggiando minacciose nella testa della ragazza. John la guardò, le sorrise dolcemente e le prese là mano, facendole fare un piccolo sobbalzo.

-Non ti preoccupare, Sherlock è una persona meravigliosa, può sembrare minaccioso, lo so, ma ci sono io qui con te- la rassicurò John.

Lei lo guardò e annuì lievemente: -Andiamo-, disse e fece un respiro profondo.

John attese che si fosse tranquillizzata un po' e poi entrò, armandosi di speranza. Sherlock era seduto sulla poltrona a occhi chiusi, con le mani davanti al viso, il respiro appena percettibile, e appena entrarono aprì gli occhi e fece un mezzo sorriso: -Siete tornati finalmente, vi aspettavo.-.

Siria lo guardò, sorrise tesa e gli porse la mano, prendendo l'iniziativa: -Sono Siria, felice di conoscerla-.

Holmes la scrutò, lievemente sorpreso da quell'iniziativa e si alzò, mentre il suo cervello aveva iniziato da parecchio a lavorare su di lei e le strinse la mano mentre diceva: -Siria... I tuoi occhi tradiscono la sicurezza che vorresti avere, hai chiaramente paura di me. Ti trovi a Londra da poco, hai pranzato con un tramezzino del caffè qui accanto... Tonno e maionese? Suoni la chitarra ma non ti eserciti così spesso, hai appena cambiato le ultime tre corde. Giochi a tennis, anche abbastanza frequentemente. Vivi in un paese di media altitudine, lontano dal mare e dalla montagna... Direi colline. Il tuo paese è molto piccolo, probabilmente un borgo agricolo... Non sto a chiedere se queste informazioni sono corrette, ovviamente lo sono, o non farei il mio lavoro. Sherlock Holmes, consulente detective, il piacere è tutto mio-.

Siria lo guardò con occhi ammirati, non riusciva a spiccicar parola in italiano, figurarsi in inglese. Cominciò a balbettare come un'idiota: -Lei... Lei... Ha ra-ragione... Wow! Fantastico! Come...?-.

Lui la guardò, e riprese a parlare, esibendo il suo sorriso trionfante:- La paura è banale, pupille dilatate... Scarsa permanenza a londra? Beh, il fatto che tu abbia 5 euro in tasca... Sarebbero diventati sterline nel giro di poco. Il tramezzino? Ti hanno tradito le briciole sulla maglietta. Come faccio a sapere che hai pranzato qui? Perché cercavi John e non potevi sapere né quando sarebbe tornato, né se fosse tornato, quindi dovevi tenere d'occhio l'appartamento. Quale posto migliore del caffè qui accanto? La chitarra mi è stata suggerita dalla unghie, lunghe quelle della destra e corte quelle della sinistra, lo scarso esercizio dai pochi calli sui polpastrelli...-.

Lei lo interruppe, piena di meraviglia e disse:- Basta, hai già dimostrato quanto basta... Come fai? Insegnami, per favore...-.

La ragazza aveva parlato come rapita da quanto aveva ascoltato e abbassò lo sguardo, timorosa di una reazione di Sherlock. Questo, nel frattempo, aveva spostato lo sguardo da Siria a John, inclinando la testa di lato e facendo un'espressione interrogativa. Watson rispose silenziosamente scuotendo lievemente la testa e guardandolo seriamente. Holmes sorrise, guardò la ragazza e, regalando a John un sorrisetto crudelmente soddisfatto, rispose alla ragazza, che ora lo scrutava timorosa e ansiosa:- Sei così determinata?-.

Lei, sorpresa, lo fissò e rispose:- Sì. Voglio imparare.-.

John, scosse la testa, incredulo, mentre Sherlock continuava:- Bene. Deduci John, vediamo cosa sai fare.-.

Lei fece oscillare lo sguardo tra Holmes e Watson, confusa. Le venne in soccorso John che disse:- Non devi farlo Siria, non ti preoccupare, non succede niente.-.

Lei però lo sentì a malapena, perché era concentrata su Holmes e sul suo sguardo, cercando di capire cosa avrebbe dovuto fare. Passarono un paio di secondi e la ragazza si girò verso John, pensando che non era quello il momento di tirarsi indietro e cominciò a concentrarsi. Cosa vedeva che non fosse così evidente?

-Ha... Dormito in condizioni pessime stanotte,- disse esitante -ha preso un caffè, ieri avete camminato a lungo e nel fango, quindi in un luogo molto umido e abbastanza lontano da qui, dato che ieri qui è stato solo nuvoloso, non ha piovuto... Poi... Non lo so, basta, non vado oltre.-.

Abbassò un attimo gli occhi e poi guardò Sherlock che le disse:- In confronto a tuo padre sei un genio, se consideriamo il periodo in cui ci siamo incontrati, però puoi fare molto meglio...-.

Ciò detto sfoderò uno dei suoi sorrisi disarmanti e riprese:- Ora parlaci di te. Sono molto curioso.-.

Siria avvampò, senza sapere cosa dire, e chiese:- Cosa vorreste sapere? Chiedete e io risponderò... Non so cosa dire altrimenti... -.

Holmes la fissò sorridendo come fosse un lupo che fissasse una preda, indeciso se sbranarla o lasciarla andare, perché in fondo, non ha poi così tanta fame.

-Vorrei ascoltare la storia della tua vita, Siria, senza che tu menta. Sai che so immediatamente quando una persona, una ragazzina, mi sta spudoratamente mentendo.-.

John intervenne, dopo che era rimasto in silenzio durante il dialogo tra Holmes e la figlia:- Sherlock, basta. Non è il caso, finiscila.-.

Holmes lo guardò, sì alzò di scatto lo trascinò nella stanza accanto, scusandosi con Siria e sussurrò a John:- Come puoi sapere che è tua figlia, John, come? Potrebbe essere chiunque, pensaci!-. Ora erano faccia a faccia, Sherlock per non farsi sentire sì era avvicinato a John, e ora i loro respiri sì mescolavano. Quello di Sherlock, rapido incontrava quello di John, più calmo, ma teso. Si guardarono negli occhi. Holmes lasciò la maglietta di John che aveva involontariamente afferrato e bisbigliò:- Devi riconoscere che ho ragione, però.-.

Si guardarono, si sciolse la tensione e John abbassò la testa, dicendo rassegnato:- Hai ragione Sherlock, scusami.-.

Holmes lo guardò e sorrise dolcemente, dicendogli:- Qualsiasi persona avrebbe perso il controllo John, ti serviva qualcuno che avesse un punto di vista esterno. Dai, torniamo da lei, ha già aspettato troppo.-.

Una figlia inaspettataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora