12. Pranzo all'italiana

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Johne Siria uscirono nel caldo di Londra, affrettandosi verso un piccolo negozio di alimentari.

-Che cosa mangiate si solito?- chiese Siria curiosa.

-Niente di speciale, in gran parte quello che ci porta la signora Hudson- rispose vago John, mentre entravano nel negozio.

Si divisero per impiegare meno tempo e poco dopo si trovarono fuori, con i sacchetti in mano.

-Grazie per avermi dato la possibilità di cucinare...- disse Siria al padre, che si girò sorridendo.

-Dicono che gli Italiani siano i migliori in queste cose- replicò sorridendo John.

Siria rise e promise:- Farò del mio meglio!-.

Fecero un pezzo di strada in silenzio, con i sacchetti in mano. Johnlasciava vagare i pensieri, appesantiti dal caldo e dalla fame, mentre lo sguardo di Siria saettava da una cosa all'altra, come se cercasse qualcosa.

-Ehm... John?- fece lei esitante; lui si girò e la guardò interrogativo.

-Mi aspetteresti un attimo? Devo fare una cosa- disse lei mordicchiandosi il labbro inferiore.

Lui si fermò e lei posò i sacchetti, estraendo dalla borsa enorme una macchinetta fotografica. La accese sotto lo sguardo di Johne scattò un paio di foto. Il soggetto era costituito da una madre  che giocava amorevolmente con il figlioletto, ancora piccolo.

La ripose in fretta e riprese i sacchetti, sorridendo e ringraziando Johnper averla aspettata. Lui le sorrise pensieroso. Il gesto di scattare una foto gli aveva fatto nascere un pensiero: lui e Sherlock non avevano foto insieme, che non fossero quelle dei giornali. Johnrimase in silenzio fino a casa, preso dai propri foschi pensieri, dove Holmes lì attendeva senza senza essersi mosso dalla poltrona. Li accolse con un allegro "ho fame" e si alzò, pronto per mangiare uno dei soliti surgelati che Johnprendeva per quelle occasioni di emergenza.

-Oggi cucino io!- la voce allegra di Siria lo fece girare verso di lei.

-John! Cosa...?- Sherlock era allibito.

Siria intanto si era fiondata in cucina, aveva messo l'acqua a bollire e ignorava Sherlock e Johnche discutevano se fosse opportuno farla cucinare oppure poteva essere un tentativo di avvelenamento. Siria rise sentendo o vagamente intuendo le ipotesi strampalate che Sherlock stava tirando fuori. Cominciò a preparate il sugo di pomodoro, che in poco tempo era pronto. Dopo circa quindici minuti, in cui Johne Sherlock discutevano, servì il pranzo: un piatto di pasta enorme, tipico piatto italiano.

Sherlock, che stava morendo di fame, divorò tutto nel giro di pochissimo.

Siria lo guardò imperturbabile e gli chiese, quasi sfidandolo:- Ancora?-.

Lui la guardò, sorridendo.

Non voleva perdere.

-Magari, grazie- disse e il sorriso di Siria si allargò, mentre gli prendeva il piatto e lo riempiva di nuovo di pasta.

Johnguardò la scena in silenzio, mentre finiva la propria porzione.

Venti minuti dopo Sherlock girava per casa sofferente alla ricerca di un digestivo, imprecando contro più o meno tutto il mondo.

Siria e Johnridevano mentre il detective ingurgitava i digestivi, accompagnandoli con un bicchiere d'acqua.

Sherlock sì accasciò sulla poltrona, disperato.

-Cosa ci hai fatto mangiare?- chiese in preda al panico.

-Quello che mangio più o meno tutti i giorni- rispose ridendo la ragazza, che ormai aveva difficoltà a respirare.

Poco dopo Sherlock si addormentò.

Johnlo guardava incredulo dormire, e disse piano alla figlia:-Di solito non dorme mai in questo momento... Incredibile!-.

Siria rise a bassa voce.

Una figlia inaspettataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora