5. Omicidio letterario

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- Watson, mi serve sua figlia. Non la rispedisca a casa, mi serve qui e subito.-.

A queste parole tutti rimasero gelati: John si girò verso il poliziotto, esterrefatto, Siria, che si era accoccolata sul sedile, alzò la testa, con un'espressione interrogativa sul volto preoccupato, Sherlock si limitò a girare lo sguardo, con un'espressione corrucciata, che però nascondeva un alacre lavoro per capire a cosa le servisse una sedicenne italiana su una scena del crimine a Londra.

-Hai detto di essere italiana, no?- Lestrade si era rivolto a Siria, che rispose con un cenno d'assenso,- bene, vieni con me.-.

Siria, spaventata da quell'improvviso  cambio di programma si mosse cercando conforto in John e in Sherlock.

- Non lascerò che mia figlia veda una scena di omicidio, Lestrade. Non la porterai lì dentro.- disse John indicando i nastri di delimitazione della polizia, -non finché io sono qui.-. Lestrade lo guardò seriamente, poi chiamò un paio di agenti e disse loro:- Ragazzi, il dottor Watson ha finito qui. Portatelo a casa, alla ragazza ci penserà Holmes.-.

John lo guardò, poi guardò Sherlock, scuotendo la testa, incredulo:- Va bene Lestrade, ma io sarò con lei e la farò uscire non appena sarà troppo per lei.-.

Lestrade sorrise soddisfatto e fece cenno di seguirlo, avviandosi verso il palazzo dove era stato commesso l'omicidio, seguito da John, tesissimo, da Sherlock, che scrutava la ragazza, che era visibilmente pallida, ma che camminava senza esitazioni. Il poliziotto fece strada lungo una scala fino al secondo piano, dove si fermarono ed entrarono in un appartamento vuoto. Si addentrarono all'interno, in un silenzio tombale. Lestrade si inoltrò fino alla porta del salone dove si fermò e con un gesto, indicò agli altri di procedere. I nuovi arrivati entrarono insieme e si aprì uno scenario da incubo: il corpo steso a terra sul parquet, coperto da un telo, era in una pozza di sangue, che brillava a causa della luce che entrava dalla finestra. La cosa più insolita e inquietante erano però le pareti: completamente bianche, erano coperte di scritte fatte con il sangue, contenuto in una piccola ciotola di legno chiaro. Appena entrati, rimasero immobili, solo Siria fece un passo indietro e afferrò con una mano quella di John e con una quella di Sherlock. John si scosse, la attirò a sé e le rivolse il viso verso il proprio petto, mettendole le mani sulla testa, come a proteggerla da tutto quell'orrore. Sherlock, si voltò, uscì e prese Lestrade per il bavero, lo mise al muro e gli urlò contro:- Le sembra questo un luogo adatto da far vedere ad una ragazzina? Le sembra? Ci porterebbe sua figlia? Me lo dica, Lestrade, ce la porterebbe? Sì o no?-.

Il poliziotto scosse la testa appena e Holmes continuò in preda all'ira:- E allora per quale cazzo di motivo ha insistito tanto per portare Siria qui? Me lo spieghi, perché forse la mia mente così ristretta potrebbe essere ampliata dalle sue spiegazioni!-.

Le vena sul collo di Holmes si erano gonfiate, una goccia di sudore gli scendeva lungo la tempia, la mascella tesa, e la rabbia che lo pervadeva gli stava per far perdere il controllo, ma la voce calda e rassicurante di John lo fece calmare. Il suo amico infatti stava dicendo alla figlia, completamente raggomitolata tra le sue braccia:- Siria, tranquilla, non è niente, è tutto finito, ti porto via di qui ora, ce ne andiamo a casa...-.

Lei lo fece fermare quando, uscendo dal salone, si trovarono davanti a Lestrade. Siria sì staccò da John e guardò Lestrade, gli occhi lucidi che lo inchiodarono alla parete più di quanto aveva fatto Holmes, gli sì avvicinò e disse in italiano:- Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura, che la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura. Tant'è amata che poc'é più morte. Ma per trattar del ben ch'io vi trovai, dirò dell'altre cose ch'io v'ho scorto. Io non so ben ridir come v'intrai, tant'era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai.-.

La voce di Siria vibrava, oscura e profonda, e nonostante non comprendessero il significato tutti e tre rabbrividirono: il solo suono delle parole, dette quasi in un sussurro, ma perfettamente udibili, si insinuarono nei loro animi, facendo scendere il gelo dentro di loro, nonostante il caldo di quel giorno.

-Cosa...?- riuscì a dire Lestrade, a fior di labbra. Siria stava per andarsene, ma si bloccò, si girò e disse:- Non voleva sapere quello che c'è scritto sul muro?-.

Una figlia inaspettataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora