||Esther||
Ormai le mie giornate sono diventate inutili. Non lavoro più al McDonald's della città, gli Iron Igles non esistono più, non ho più amici. Mi ritrovo ad uscire con Bobby Laurenz due volte alla settimana ed è abominevole. È così logorroico e non lo sopporto, vorrei spaccargli il muso... Jeremiah é tornato ma non per me.. Mi ha chiamato e mi ha chiesto di venire in edicola oggi. Risentire la sua voce é stato fantastico, era così roca e sensuale. Ho immaginato le sue labbra e il suo respiro sul mio corpo e cavolo è un sogno nel cassetto che so non si avvererà mai. Ho scoperto l'altro ieri che sono attratta da lui grazie ad Aj che non è contro a tutto ciò ma ho comunque paura. So che a Jeremiah non piaccio e ho paura di rimanerci male... Sicuramente mi ha chiesto di uscire perché gli faccio pena, ne sono più che sicura ma non mi interessa, andrò comunque da lui.
Infatti comincio a prepararmi dato che sono le tre del pomeriggio. Indosso una maglietta blu notte e un pantalone di jeans chiari, prendo il giubbotto di pelle nera che mi ha comprato Aj e mi trucco un po'.
Metto una bandana nera in testa e qualche collana al collo, sono pronta.
Corro in fermata e attendo l'autobus che dopo un'ora e venti minuti arriva.
Mi tremano le mani e sono ansiosissima, chissà cosa vuole dirmi.. Dopo mezz'ora scendo davanti al solito benzinaio e cammino fino all'edicola, fortunatamente è vuota così entro senza farmi vedere da nessuno. Quando si accorge di me mi sorride e cavolo potrei morire, ha un sorriso stupendo. «Osso come stai?» mi avvicino al bancone e levo la giacca «Non chiamarmi più Osso, è finita l'era..» dico amaramente «Cosa intendi?» aggrotta la fronte «Gli Iron Igles si sono sciolti. Ora sono Esther McGreen» dico con tono freddo «Okay.. Esther come stai?» mi chiede tranquillamente «Sono stata meglio» apro qualche rivista da bianco e arriccio il naso. «Ora dovresti fare la domanda a me» mi fa notare e io lo fisso di sottecchi senza dire niente. Mi deve far innervosire per forza. «J e r e m a j a h come stai?» gli chiedo scandendo il suo nome «Posso dire di esser stato meglio» mi sorride di nuovo e per poco non mi sciolgo... «Allora mi puoi dire perché mi hai chiamato?» basta scherzare e vedo che anche lui si fa serio. «Ehm.. Non c'è una sola ragione..» c'è qualcosa che non va... «Non ti seguo»
«Ehm.. Ne parliamo a cena. Mi sento male ok?» lo fulmino con lo sguardo e poi mi siedo silenziosamente. Giuro che lo odio quando fa così!***
«Dove stiamo andando?» gli chiedo per rompere quel silenzio assurdo in macchina «A Southfield» mi dice guardandomi «Mangiamo di nuovo in quel ristorante?» sinceramente non mi va «No. Mangiamo a casa» ma sta scherzando? «Ma hai detto che mi portavi fuori» gli ricordo.
«Infatti mangiamo a casa, fuori!» non so che altro dire, preferisco tacere. Dopo mezz'ora ci fermiamo davanti alla villa ed entriamo, accende le luci e mi fa accomodare sul divano sul quale stavamo per fare sesso. Sto cominciando ad odiare questo divano...
«Cinese o messicano?» mi chiede e io aggrotto la fronte «Preferisci cibo cinese o messicano?» «Cinese a vita» mi fa l'occhiolino e sparisce. Io mi guardo intorno e cavolo questa casa è bellissima, ci sono varie foto su un mobiletto. Riconosco subito Jeremiah, bellissimo con occhi color mare e i capelli color sabbia.. Il bambino accanto deduco sia il fratello, con gli stessi occhi ma con i capelli scuri. Ha il suo stesso sorriso.
«Ho ordinato. Tra un quarto d'ora saranno qui» annuisco e lo guardo negli occhi «Ora mi spieghi perché hai voluto vedermi?» si rabbuia e fissa il vuoto, i suoi occhi sono color mare in tempesta e fanno paura. Inghiottisco rumorosamente e faccio qualche passo indietro «Mettiamoci seduti fuori» mi prende la mano e subito sento una scossa. La sua mano -a differenza della mia- è così morbida... Usciamo in giardino e «Wow» è l'unica cosa che posso dire, ha un giardino bellissimo a qui non avevo fatto caso la volta prima.
Mi fa accomodare ad un tavolo ben apparecchiato per due. Apre una bottiglia di champagne e me lo versa nel bicchiere. Si siede davanti a me e mi fissa attentamente negli occhi «Ora mi vuoi parlare?» non gli stacco gli occhi di dosso, non ci riesco!
«Si... Ehm.. Sai che sono dovuto partire per il New Jersey e.. Non ti ho lasciato nel migliore dei modi.. E-e mi sentivo.. In c-colpa..» ma certo! Lo sapevo, gli faccio pena. Mi alzo dal tavolo e mi avvicino a lui «Non ho bisogno della tua pietà. Non c'era bisogno di invitarmi a cena per carità. Non me ne faccio niente della tua cena di merda. Sapevo che ti facevo pena, l'avevo immagginato. Ma sappi che non ho bisogno di nessuno, nemmeno di te. Buone cose» faccio per andarmene ma mi afferra da un polso «Esther ti prego aspetta! Non hai capito» ecco le giustificazioni «No Jeremiah! Sei tu che non hai capito! Non ti voglio più vedere! Ogni volta che cerco di dimenticarti torni e mi fa male. Sparisci per sempre, non ti v-» non mi fa finire che mi ritrovo le sue labbra sulle mie, cerco di respingerlo inizialmente ma senza buoni risultati perché mi tiene la testa con le mani. Alla fine mi arrendo perché questo bacio l'ho sognato tutte le notti. Senza accorgermene mi ritrovo con le lacrime agli occhi come sempre. «Esther.. Ti prego..» mi soffia sulle labbra e mi sento su un altro pianeta «Non capisco più niente» mi bacia nuovamente e poi si stacca. Mi prende la mano e mi conduce fino ad una panchina, sono così confusa, quel bacio è stato...
«Esther.. Io-io..» cosa vuole dirmi? Ti prego! «Tu cosa?» gli chiedo un po' nervosa «Io..
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Above Boundaries (Oltre i Confini)
RomantizmIn una Detroit arretrata, in una società divisa e in due popolazioni completamente diverse, Esther: ventitreenne afroamericano, cresciuta in una famiglia difficile, senza un padre e con una madre alcolista troverà l'amore in Jeremiah, un trentenne b...