Tornò in classe. Come si aspettava non appena aprì la porta tutti la fissarono incuriositi, e vide le teste dei compagni seguire il suo passaggio sino al banco, dove si sedette desiderando di sparire.
<< Tutto bene?>> le chiese il ragazzo accanto a lei.
<< Si adesso si>> rispose.
<< Io sono Julio>> si presentò lui con un gran sorriso. Aveva i capelli bruni e ricciuti la carnagione leggermente scura e dei profondi occhi marroni simili a due pezzi di cioccolato fondente. << Piacere di conoscerti>> disse Helen, dopotutto era gentile quel ragazzo.
<< Cosa ti è successo?>> chiese lui ad un tratto, preoccupato << Se me lo vuoi dire>> aggiunse in fretta << non voglio essere invadente>>
<<Tranquillo, ogni tanto mi prendono degli attacchi di panico>>
<<Davvero?!>>
<< Tranquillo, non è nulla di che!>> esclamò serena Helen <<Mi passa dopo qualche minuto>>
<< Ma non avresti fatto meglio ad andare in compagnia?>> chiese delicatamente Julio.
<< No davvero, sono abituata a sbrigarmela da sola>> sorrise lei, candida.
La professoressa li richiamò al silenzio, ma si scambiarono qualche parola anche durante la lezione, perché lui era davvero simpatico.
Tutti tirarono un sospiro di sollievo quando la campanella annunciò l'inizio della ricreazione, e i ragazzi si riversarono nel corridoio riempiendo l'aria di un accesso chiacchiericcio.
<< Helen, mi accompagni a prendere qualcosa da mangiare?>> chiese Julio.
<< Certo>> e si incamminarono. Tra la folla Helen riuscì a vedere una chioma di capelli rossi sicuramente appartenente a Emily. La chiamò allegra, ma la ragazza rispose con un'espressione terrorizzata. Helen non capì <<Emily vieni!>>Le fece segno con la mano.
<< Con chi stai parlando?>> le chiese Julio masticando un boccone del panino.
<< Con una ragazza che ho conosciuto prima...>>rispose cercandola con lo sguardo, ma in quell'attimo di distrazione era scomparsa.
" Che strano" pensò. L'ora successiva era, per la gioia di tutti tranne quella di Helen, quella di educazione fisica, quindi lei e la sua classe si avviarono verso la palestra che stava nel cortile.
Con la scusa che le squadre erano ormai formate, per quel giorno Helen non avrebbe partecipato, e lei fu ben felice di gironzolare per il giardino in santa pace, ascoltando musica. Non era molto brava nelle attività fisiche, per qualsiasi sport o altri risultava goffa e impacciata, tant'è che inciampava sempre. Quindi per evitare brutte figure se ne stava sempre in disparte. Arrivò dietro la palestra e si sentì chiamare.
<< Helen>> era Emily.
<< Ehi che fine avevi fatto? Ti ho chiamato alla ricreazione..>>
<<Si scusa, vedi è difficile da spiegare..>>
<< Cosa>> Helen staccò la musica.
<< È meglio che non mi saluti davanti agli altri. Non è per te ma per me, se ti vedono a dialogare con me ti giudicheranno>>
<<Non m'importa>> l'interruppe Helen << Gli amici me li scelgo io, non gli altri>>
<<No ascolta, non è così semplice. Sul serio, davanti agli altri fai finta... Di non vedermi. È per il tuo bene, ok?>>
Helen aveva stretto le labbra in un linea dura << Okay.>> rispose secca << adesso vado. Devo andare a giocare la partita>>
<< Oh certo, bene allora a presto>>
<<Ciao.>> disse nervosa, troppo nervosa per riuscire a vedere la tristezza che aveva avvolto il viso di Emily.
" È per me... Si certo, come no" pensò sedendosi su un muretto, la musica a palla per cercare di non far prendere il sopravvento ai pensieri. " La verità è che non vuole stare con me. Mi sono illusa pensando di potermi fare degli amici, ma non è così. La verità è che non sono fatta per stare con gli altri. Il mio destino è quello di stare sola, è per questo che non ho avuto una madre, è per questo che alla Casa non ho mai avuto dei veri amici "
Gli occhi le si riempirono di lacrime. Nonostante avesse ormai accettato il suo triste passato, il vuoto che aveva dentro continuava ad essere tale, e nulla fino ad allora era riuscito a colmarlo. Quelli che sono i pilastri della vita le erano mancati, e lei era stata costretta a tenersi su da sola. Asciugò velocemente le lacrime che le stavano scivolando sul viso, riprendendosi dal suo attimo di sconforto. Bene, se doveva stare sola, lo avrebbe fatto. Era da una vita che conviveva con la profonda solitudine, in certi casi apprezzandola, e avrebbe continuato a farlo.
Una mano le si poggiò sulla spalla, era Julio <<Helen, è suonata la campanella andiamo>> disse.
Lei era così immersa nei suoi pensieri e presa dalla musica che non l'aveva sentita.
<<Si andiamo>> si alzò e si avviò insieme a Julio verso la classe, pronta per un'intensa ora di latino.
Il ragazzo la guardò con la coda dell'occhio e si accorse che da ogni suo gesto o movimento trapelava una profonda tristezza. Quella ragazza lo incuriosiva, avrebbe sicuramente cercato di conoscerla meglio.
<< Senti>> fece << Dovresti provare a stare meno da sola, che ne dici di uscire con me e il mio gruppo di amici?>>
Helen rimase disarmata: tutti i pensieri che aveva fatto prima sembravano diventare polvere dopo quello che le aveva detto Julio.
Però di affrontare una comitiva proprio non se la sentiva così disse << Grazie ma sono un po' impegnata..>> ma subito dopo se ne pentì " impegnata a fare cosa? Piangerti addosso?" la rimproverò la sua coscienza.
<< Vorrà dire che appena avrai del tempo libero uscirai con noi>> rispose lui allegro, ed Helen non poté far altro che sorridere.
<< Se vuoi possiamo scambiarci il numero di telefono, per organizzarci meglio>>
Helen non sapeva per cosa stupirsi prima: per il fatto che lui le avesse chiesto il numero di telefono o del fatto che fosse davvero intenzionato ad uscire con lei.
Helen uscì il telefono dalla tasca con ancora gli auricolari collegati. Aprì la rubrica e Julio si avvicinò al telefono vedendo qualcosa che lo lasciò basito.
<< Scusa>> disse << Ma tu non hai il numero dei tuoi amici?!>>
Helen sorrise << Io non ho amici>>
Julio rimase un attimo in silenzio poi disse << In questo caso bisogna rimediare>> le sfilò il telefono dalle mani e scrisse il suo numero.
<< Bene adesso ne hai uno>> esclamò allegro <<Chiamami quando hai bisogno>>Helen stava tornando a casa, con le cuffiette ( al solito) nelle orecchie; solo che la canzone era finita da qualche minuto ormai, e lei aveva dimenticato di far partire l'altra, impegnata com'era a fissare il numero di Julio. Dunque si era fatta un amico, forse. Aprì il portone ma prima di entrare un movimento catturò la sua attenzione: le era sembrato di vedere una ragazza affacciarsi dall'angolo della strada e poi sparire; e quella ragazza le era sembrata Emily.
" Si sta a vedere che Emily viene a casa tua senza sapere dove abiti. E poi dopo quello che ti ha detto oggi... Facendoti capire di non voler essere tua amica" si ammonì mentalmente.
Il dettaglio di averla vista scomparire lo accantonò subito. Per esperienza sapeva che quando vedeva quel genere di cose doveva fingere di non accorgersi di niente; questo era l'unico modo per non riprendere con le allucinazioni che la torturavano da bambina. Del resto quello che vedeva era frutto della sua testa no?
Ammettere di vedere determinate cose sarebbe stato come ammettere di essere pazza. E lei di certo non lo era.

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La ragazza di polvere
ParanormalHelen, sedici anni, un passato tormentato, ed un'inquietante potere che la porterà verso un tragico finale. tratto: Madame Smith la guardò perplessa > chiese. > Nessuno rispose.