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Helen era sconvolta, fece un passò avanti, titubante.
<< Mamma>> balbettó << Che ci fai qui?>>
La donna rispose con un sorriso malinconico. Helen si accorse di quanto fosse rimasta uguale: era proprio come nei suoi ricordi.
Era alta e snella, i capelli mori e mossi che arrivavano sotto le spalle e gli occhi azzurri, identici a quelli di Helen.
<< Dunque sei... Morta?>>
Maria annuì << Si, è successo dopo qualche mese dal mio arresto, è per questo che non ti ho mai cercata.. >>
All'improvviso tutti i ricordi repressi di quell'infanzia infelice le tornarono alla mente, allagandola, mandandola in confusione. Helen scosse la testa, sconvolta da quel turbinio di sentimenti: cosa avrebbe dovuto provare? Cosa avrebbe dovuto provare per la donna che le aveva rovinato l'infanzia e segnato profondamente la vita? Felicità? Tristezza, o forse rabbia?
Non lo sapeva.
La donna le si avvicinò << Oh Helen>> esclamò << Helen, figlia mia...>>
Sembrava sul punto di piangere, un'espressione di dolore era dipinta sul suo viso << Mi dispiace così tanto>> esplose, e sembrava voler abbracciare la figlia ma non trovava il coraggio, forse perché sapeva che probabilmente l'avrebbe respinta.
<< Io sono stata una pessima madre, una pessima persona. Avrei voluto amarti, farti sentire come la principessa che sei, ma non ne ero capace, non ci riuscivo; non riuscivo ad esternare i sentimenti che nascondevo dentro di me, quando ti dicevo quelle cose cattive non ero io a parlare, ma quella dannata droga. Ma non mi sono mai pentita di averti messo al mondo, tu sei il mio tesoro, ma allora ero troppo cieca per vedere.>>
Helen guardò fisso sua madre, che piangeva disperata, e allora anche i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Quelle parole, quelle parole erano le stesse che tanto aveva desiderato sentirsi dire, erano le parole che bramava da sempre per sentirsi completa, quelle erano le uniche e sole parole che avrebbero riempito il burrone che aveva nell'anima.
Sua madre l'aveva desiderata, sua madre le voleva bene, lei non era un frutto indesiderato, non era stata una condanna. E allora, in quel preciso momento, si sentì tratta in salvo dal mare oscuro in cui stava annegando.
Stava affondando nella solitudine, ed ecco che le appariva sua madre.
<< Mamma..!>> esclamò, con le lacrime che le rigavano le guancie, andò per abbracciarla ma si fermò.
Gli urli, le botte, i pianti, e quel dolore così vivo che ancora le stringeva il cuore, erano ricordi fin troppo vivi nella sua mente. No, non poteva perdonarla così facilmente.
Era pur sempre la donna che le aveva fatto male, fisicamente ma soprattutto mentalmente, lasciando i segni di quel tragico e oscuro passato sotto la pelle.
<< Io...>> cominciò Helen, cercando di tenere ferma la voce << non posso dimenticare quello che mi hai fatto passare. Ho sofferto tanto, troppo. Tu non sai quello che ho patito per riuscire a rialzarmi, quando sono stata abbandonata dal mondo, destinata a morire dentro, tu non sai nulla della vita che ho passato, o delle lacrime che ho sanguinato.>>
<< No Helen, io so com'è stata la tua vita fino ad adesso, e sei una ragazza forte Helen. Sono orgogliosa di te, sei una ragazza forte, caparbia, sensibile, e ti sei formata da sola, con le esperienze e senza l'aiuto di nessuno.>> avvicinò una mano al viso della figlia per asciugarle le lacrime ma la trapassò.
<< Vuoi dire..>> biascicò lei,con lo stomaco che le bruciava<< Vuoi dire che mi hai guardato tutto il tempo?>>
L'altra sorrise dolcemente << Sempre. Ti sono stata costantemente vicina, ti ho vista crescere; ma non mi sono mai manifestata per paura che tu mi odiassi.... E forse è così>>
Helen la interruppe scuotendo la testa, le labbra serrate per trattenere il pianto.
<< No, non ti odio>> disse << Non riesco ad odiarti, sei mia madre!>>
Il viso della donna si distese, come se qualcuno le avesse tolto un macigno dalle spalle.
<< Ne sono felice, davvero >>
E istintivamente si abbracciarono, ma Helen da quell'abbracciò non ricevé nessun calore, anche perché sua madre non era un fantasma corporeo.
Un dubbio sorse nella sua mente
<< Mamma, ma come sei morta?>> chiese. Voleva parlare con lei, voleva recuperare tutto il tempo perso.
<< Mi sono suicidata>>
<< Cosa?! Perché?>>
<< Vedi, io ero profondamente dipendente dalla droga, era qualcosa più forte di me, un istinto quasi animale che sovrastava ogni mio pensiero. Dopo qualche mese di astinenza ero ridotta malissimo, non mangiavo e non bevevo, non riuscivo a comunicare, o a formulare pensieri, così in un momento di follia l'ho fatta finita.>>
Helen annuì, grave. Doveva aver patito tanto.
" Sicuramente non quanto hai patito tu, che tra l'altro hai deciso di lottare anziché finire tutto con la morte !" gridò una vocina dentro di lei, ed Helen capì che aveva ragione.
Era vero, non l'odiava, ma non poteva di certo dimenticare tutto il suo passato così, da un momento all'altro.
<< E come mai sei diventata un fantasma anziché andare dall'altra parte?>>
La donna guardò verso il basso, passò una mano tra i capelli, poi sussurrò << Non posso>>
<< Sei legata a qualcosa del mondo degli umani?>>
L'altra annuì impercettibilmente.
<< A cosa? >>
Maria non rispose, e allora Helen capì
<< A me, non è vero?>> e il silenzio della madre confermò quello che aveva detto.
<< Ma tu non ti devi ritenere responsabile di nulla, eh>> si affrettò a dire.
<<Lo so>> rispose Helen, sciogliendo la fulgida capigliatura << Ma sarà triste per te restare qui>>
<<Un po' forse, ma poi ci si fa l'abitudine>>
" Non è vero" pensò Helen " Ne soffre, e anche parecchio, si vede chiaro come il sole"
<< Beh, è tardi, sarà meglio che vada, domani devi andare a scuola, o sbaglio?>> fece, con aria di rimprovero.
La ragazza sorrise <<No, non sbagli>>
<< Ecco, ci vediamo presto...>>
<< Aspetta mamma>> esclamò <<Dove vai?>>
La donna sorrise << In giro, ma tranquilla, io sono sempre qui>> disse indicando il petto di Helen <<Lo sono sempre stata. Chiamami quando hai bisogno >> e sparì nel nulla.
Helen si trascinò vicino al letto, e si sedette con gambe tremanti.
Aveva appena rivisto sua madre dopo più di dieci anni, ed era così diversa, così... Buona. Il suo sorriso dolce era stato estremamente rassicurante.
Si coricò e chiuse gli occhi, dopo pochi minuti cadde in un sonno agitato, ricco di ricordi amari, così dolorosi da farle scendere qualche lacrima anche durante il sonno.

La ragazza di polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora