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Helen stava tornando da scuola, come al solito immersa nei suoi pensieri.
Un fulmine illuminò la strada, e subito dopo un tuono fece tremare l'aria. Il cielo era grigio fumo e le nuvole spesse e plumbee coprivano il sole, avvolgendo la terra nelle tenebre. Erano solo le due del pomeriggio, ma sembrava sera. Helen aprì il portone di casa sua, pensando al giorno prima.
Finalmente era riuscita a liberare Julio dai suoi demoni, e allo stesso tempo Math aveva trovato la pace.
Se ne sentiva appagata, fare del bene era una delle cose che preferiva.
Quella mattina Julio l'aveva abbracciata, stringendola forte; era evidentemente più felice.
Chiuse il portone e con un gesto fluido si tolse le scarpe restando in calzini, gettò lo zaino da qualche parte e sciolse i capelli, che poi legò in uno chignon scombinato in cima alla testa.
Cucinò delle patatine fritte che riempì di ketchup e maionese, e si sistemò comodamente sul divano posando i piedi sul tavolino, esausta. La scuola la stava distruggendo: i professori stressavano continuamente con infinite verifiche di ogni tipo e compiti in classe; inoltre aveva una casa sulle spalle che non teneva ordinata, ma che almeno doveva provare a pulire. Sospirò, poi si trascinò in bagno, decisa di fare lo shampoo. Odiava ammetterlo, ma da quando Amanda le aveva detto quelle cose era leggermente ossessionata dai suoi capelli; così si mise sotto la doccia. Prima di aprire l'acqua guardò un attimo la vasca da bagno sporca e incrostata: non l'aveva usata nemmeno una volta da quando abitava lì; forse un bagno caldo le sarebbe servito a rilassarsi. Così pulì la vasca e poi la riempì d'acqua e bagnoschiuma, decisa di prendersi un po' di meritato riposo. Si immerse nell'acqua e nelle bolle, chiuse gli occhi. La sua mente cominciò a vagare, mentre i muscoli si rilassavano al calore dell'acqua; pensò al compito di italiana andato bene, alla nuova band che aveva scoperto, alla felpa che aveva comprato giorni prima, poi pensò a Emily e si appuntò mentalmente di chiederle come fosse morta, pensò a Julio, a Math, ed al bellissimo ragazzo incontrato alla stazione del bus...
Sta Zitta piccola merda...

Strinse gli occhi.

Mamma, ho fame....

No, non di nuovo.

Ti ammazzo qualche giorno!

Helen aprì gli occhi di scatto: era sfuggita per un pelo ad un attacco di panico. Ormai aveva imparato a riconoscerli: iniziavano tutti con dei ricordi della sua infanzia.
Fece un profondo respiro, calmadosi.
Ma prima di poter pensare qualsiasi altra cosa si accorse che l'acqua era rossa. Immediatamente uscì la mano dall'acqua, e la vide scorticata. La pelle sembrava essere stata strappata a mani nude, con ferocia; il sangue colava lento e caldo sui suoi avambracci e riusciva a vedere sul palmo della sua mano muscoli e quant'altro. Si alzò di scatto cercando di non guardare le sue gambe anch'esse sanguinanti e ferite ed uscì dalla vasca, scivolando e cadendo per terra. Si sollevò tremante, poggiandosi al lavandino, poi coprì il suo corpo nudo con una tovaglia ed andò in camera.
<< Sta calma sta calma sta calma>> ripetava ansimando << È solo un'allucinazione>> cercò di ricordare quello che le aveva detto Emily, e quindi di non far prendere il sopravvento al panico. Chiuse gli occhi e dopo un attimo di esitazione li riaprì; si avvicinò allo specchio esaminandosi: la sua pelle era sana e candida come al solito, senza tracce di sangue.
<< È tutto finito>> si disse, ed andò in bagno per scaricare l'acqua della vasca. Ma quello che trovò le fece venire il voltastomaco: le pareti erano interamente ricoperte di sangue, sia vivido e sia essiccato, e quelli che sembravano organi e materia cerebrale stavano spalmati sui muri e sul pavimento. Un pezzo di qualcosa che non sapeva cosa fosse se non qualcosa di disgustoso scivolò lungo il muro per poi cadere a terra con un secco "Splat" e lei si tenne allo stipite della porta per non cadere, ma questa si chiuse di scatto e lei crollò all'indietro, sbattendo la schiena. Restò rannicchiata al buio, seminuda e tremante, sconvolta. Il respiro affannato tremava, gli occhi erano spalancati, e si sollevò solo quando i capelli bagnati e appiccicati alla schiena cominciarono ad asciugarsi. Si sollevò leggermente, scrutando ciò che la circondava, ma tutto era tranquillo.
" Helen cara" si disse " stai facendo il loro gioco. Adesso ti alzi, apri la porta, e vedrai che sarà tutto normale."
Deglutí e si alzò in piedi, a fatica. Poggiò la mano sulla maniglia, preparandosi al peggio, e l'abbassò.
Il bagno era normalissimo, senza una sola goccia di sangue, l'acqua era limpida e schiumosa.
Senza pensarci troppo si vestì e se ne andò, lasciandosi i capelli mezzi asciutti e mezzi bagnati.
Cominciò a camminare a passi furiosi verso qualsiasi posto che fosse lontano da casa sua, e si ritrovò al parco. Prese un cappuccino in un bar dei dintorni e si sedette su una panchina, sola.
Era ancora sconvolta, stravolta, terrorizzata. Ancora le tremavano le gambe, e proprio mentre pensava che nulla avrebbe potuto migliorare quella giornata infernale vide lui.
Il ragazzo dai capelli neri, con indosso il suo giubbotto di pelle. Helen lo seguì insistentemente con lo sguardo che lui si sentì addosso, così si voltò a guardarla. La salutò con un cenno della mano, e lei ricambiò in fretta, arrossendo.
<<Chissà chi è questa ragazza>> si chiese lui, interessato.
Helen finì in fretta il cappuccino, e se ne andò, riluttante al pensiero di andare a casa.
" Che figura di merda ho fatto. L'ho fissato così tanto che lui se ne è accorto " accese la luce e davanti si trovò una bambina in camicia da notte.
<< Ciao, scusa il disturbo>> disse questa << Ma ho saputo che riesci a vedere i fantasmi. Potresti aiutarmi?>>

La ragazza di polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora