Helen trattenne il fiato << Ti hanno... Uccisa?>>
Emily passò una mano tra i capelli rossi << Si>> sussurrò << Ma non so né chi, né perché>>
Helen non rispose, ma osservò il profilo delicato dell'amica con lo sguardo perso nel vuoto.
<<Com'è successo?>> chiese Helen ad un tratto, dopo un lungo silenzio
<< È stato il quindici ottobre di due anni fa, quando io avevo da poco compiuto diciannove anni. Era pomeriggio ed io ero sola in una stazione, in attesa del mio treno. Indossavo degli anfibi in quel giorno piovoso, e correvo per raggiungere il mio treno. Non so di preciso come, ma sono finita sotto un treno. La gente pensò che fossi scivolata e tragicamente finita sulle rotaie, ma io..>> fece una pausa << Io ho sentito chiaramente qualcuno spingermi. Mi hanno spinta Helen, qualcuno mi ha uccisa>>
L'altra non ebbe il coraggio di dire nulla, e si immaginò Emily cadere sotto il treno che tranciava le sue povere carni. Le sorse un dubbio
<< Emily, ma perché né tu né Chester avete segni sul corpo, mentre ad esempio Math aveva un taglio alla gola pieno di sangue fresco che grondava, come se l'avesse fatto qualche minuto prima?>>
<< Beh, è difficile da spiegare. Dipende tutto da come ci si concepisce. Math appariva in quel modo perché lui voleva morire, mentre io o Chester no. E poi io non mi sono vista da morta, non so com'ero ridotta dopo>>
<< E allora Elizabeth?>>
<< Sicuramente si è vista prima di morire, magari mentre la trasportavano all'ospedale si sarà riflessa da qualche parte>>
<< Capisco...>>
Helen rifletté: questo voleva dire che l'amica non riusciva ad andare oltre perché non sapeva chi l'aveva spinta?
Decise di dar voce ai suoi pensieri.
<< Quindi sei incatenata al mondo dei vivi perché vuoi scoprire chi ti ha uccisa?>>
Emily si voltò a guardarla con gli occhi verdi animati da una luce rabbiosa << Esattamente. Devo scoprire chi mi ha tolto la vita in modo tanto brutale>>
<< Ma la polizia ha indagato?>>
<< No, sono tutti convinti che si sia trattato solo di un drammatico incidente>>
Helen annuì lentamente, questa volta sarebbe stato più complicato liberarla << Ti Aiuterò io Emily>>
<< Non c'è né bisogno, davvero>>
<< Ma è un'ingiustizia! Io so la verità, ed è giusto che la persona che ti ha spinto paghi per quello che ha fatto>>
Emily non contestò, non né ebbe il coraggio. Si limitò a fare un mezzo sorriso << Sei un'amica fantastica Helen>>
<< No tu lo sei, che sei disposta a passare qui tutta la notte>>
<< È normale, non posso permettere che ti succeda qualcosa>>
Helen strinse le ginocchia contro il petto.
<< Perché?>> chise più a se stessa che all'altra << Perché mi succedono queste cose?>>
<< Helen, è inutile farti domande che mai avranno risposta. È così e basta, loro non agiscono con un motivo, lo fanno solo perché sono malvagi>>
Helen sbuffò << Vorrei solo poter vivere tranquillamente. Finisce sempre male, almeno a me. Non ho avuto un passato felice, e se anche il presente non va bene non riesco a nutrire speranze per il futuro. Io...voglio solo vivere come una normale sedicenne. Sono felice di avere questa capacità, però... Anche nelle cose belle alla fine mi succedono cose brutte. E più passa il tempo più non ho le forze per reggerlo..>>
Allora Emily che l'aveva ascoltata in silenzio l'interruppe << No, non dire così>> esclamò << Tu sei forte Helen, sei la più forte e lo sarai sempre. Guardami>> aggiunse, ed Helen alzò lo sguardo triste. << Puoi farcela ok? Non sei sola, hai Julio ed hai me. Quando vedi delle cose che non vorresti vedere non guardare, va via. Va da Julio o chiama me, noi ti aiuteremo. Non soccombere alla paura>>
<< Ho paura di morire>> confessò lei d'un tratto. <<Ho paura di morire senza godere delle cose belle della vita. Ho paura di morire e ricordare solo le mie disgrazie>>
<< Non succederà Helen, non succederà perché non lo vuoi.>>
<< Non voglio polverizzarmi Emily, non voglio scomparire dalla memoria di tutti, non voglio scomparire come se non fossi mai esistita. Merito almeno di essere ricordata dopo quello che sto passando no?>>
Emily l'abbracciò << Certo che lo meriti Helen. Tu non diventerai polvere, perché tu vincerai contro chiunque ci sia dietro queste apparizioni, vincerai in nome della vita che vuoi vivere ok?>>
Helen sorrise << Okay>>
Stropicciò gli occhi, poi poggiò la testa sul cuscino sparpagliando i capelli castani << Si posso farcela..>> mormorò << Non soccomberò a loro, non soccomberó alla paura.>>
Poi lentamente chiuse gli occhi per sprofondare in un sonno profondo.Julio stava disteso a pancia in giù, a guardare il buio che aveva davanti agli occhi. Le coperte gli arrivavano al mento, lui teneva una mano sul petto, l'altra distesa lungo in corpo, la testa giaceva pensante sul cuscino, era mezzanotte passata, ma non riusciva a prendere sonno.
" Domani ti aspetta una giornata pesante " si ripeteva, ma io suoi occhi si rifiutavano di chiudersi. Succedeva così ogni volta che era nervoso o triste.
Tornato a casa non aveva rivolto parola ai suoi genitori, era andato direttamente nella sua stanza. Sapeva, però, che questi suo silenzi non sarebbero serviti a niente. I suoi genitori avevano ormai preso una decisione, poco importava che lui non fosse d'accordo. Già, a loro non importava nulla di Julio, non gli importava che questa scelta facesse stare male loro figlio, Julio lo sapeva fin troppo bene. Ma se almeno lo avessero avvisato subito delle loro intenzioni, lui avrebbe avuto il tempo di digerire la notizia, ma così su due piedi...
<< È per questo che lo devo dire al più presto ad Helen, così avrà modo di abituarsi all'idea >> pensò malinconico. Era quella la cosa che lo faceva stare peggio, dover lasciare Helen. Sapeva che senza di lui sarebbe rimasta sola, e lui non poteva permetterlo, non adesso che aveva cominciato a sorridere.
Si girò da un lato, triste. Era così dannatamente triste. Non aveva mai provato tanto dolore prima, ma lui amava Helen, l'amava tanto, troppo.
Quella ragazza l'aveva colpito sin dal primo momento in cui era entrata in classe. Così melanconica, così diversa.
Lei non era come le altre, lo aveva capito subito; Helen era come una fata a cui erano state spezzate le ali, ma che continuava a volare battito dopo doloroso battito.
Era come un'angelo sprofondato nell'inferno, e che dopo essere stato bruciato ritorna al paradiso a testa alta.
Era come una sirena a cui vengono strappate le corde vocali, ma che continua a cantare una dolce melodia.
Ecco cos'era.
L'avevo capito quando era entrata in classe, con gli occhi vividi ma pieni di sofferenza, con le labbra piegate in un sorriso triste, ma con tanta, tanta voglia di vivere.
Era speciale, era unica. Riusciva a portare sulle spalle il peso di un passato come il suo, senza chiedere aiuto a nessuno, ma anzi donandolo a chi ne avesse bisogno senza nulla in cambio.
Era proprio come quella foglia ( che ancora conservava) che gli aveva messo tra le mani quel pomeriggio, lo stesso pomeriggio in cui aveva capito di amarla: bella, fredda, e che cade. Ma lei non sarebbe finita a terra insieme a tutte le altre foglie, lei avrebbe continuato a volare cullata dal vento.
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La ragazza di polvere
ParanormalHelen, sedici anni, un passato tormentato, ed un'inquietante potere che la porterà verso un tragico finale. tratto: Madame Smith la guardò perplessa > chiese. > Nessuno rispose.